A 100 anni dalla fondazione. Lo Studium Biblicum Franciscanum

A 100 anni dalla fondazione: lo Studium Biblicum Franciscanum

Discorso tenuto nell'Aula Magna della Pontificia Università Antonianum di Roma da Claudio Bottini OFM, Docente e decano emerito dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme in occasione del Centenario della Fondazione, celebrato in seno alla Festa dell'Università e del Gran Cancelliere il 16 gennaio 2024.

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Mi associo anzitutto al saluto e al ringraziamento di chi mi ha preceduto per sua Eminenza il card. José Tolentino de Mendoça, gli eccellentissimi vescovi, il Ministro Generale e Gran Cancelliere dell’Antonianum, il Rettore Magnifico, i professori e gli studenti, le amiche e gli amici che ci onorano della loro presenza.

Premessa. Sarebbe bello se al mio posto stamattina ci fosse padre Stanislao Loffreda: è lui infatti il membro più anziano, il «decano», dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme. Archeologo di fama internazionale, ha legato il suo nome agli scavi nelle fortezze erodiane di Herodion e Macheronte, nei Luoghi Santi come Cana di Galilea (Kefer Kanna), Tabgha e Cafarnao sul Lago di Gennèsaret, e ha pubblicato studi fondamentali sulla ceramica e sulle lucerne palestinesi con iscrizioni in greco. Egli è stato anche Direttore e Pro-decano dello Studium dal 1978 al 1990.

I 92 anni, compiuti proprio ieri, hanno scoraggiato padre Stanislao dal mettersi in viaggio dalla casa di riposo dei Frati Minori delle Marche nei pressi di Ascoli Piceno dove risiede da qualche anno. Gli auguriamo ancora sereni anni di vita ringraziandolo per tutto quanto ha operato a Gerusalemme.

Come è suggerito nel programma di questo atto accademico, sono qui per una testimonianza, perché appartengo ai docenti anziani emeriti della Facoltà; qui ne sono presenti altri due, i confratelli Giovanni Bissoli e Alfio Marcello Buscemi. Hanno voluto questo intervento il decano, Fra Rosario Pierri e i colleghi docenti giovani che ringrazio per l’onore e la gioia che mi hanno riservato. Essi sanno infatti che, cinquanta anni fa, mentre ero studente di secondo anno al Pontificio Istituto Biblico, ebbi la sorte di essere presente qui all’Antonianum al solenne atto accademico che si tenne il 27 settembre 1973 per commemorare il 50 di fondazione dello Studium Biblicum Franciscanum.

Ricordo che intervennero e presero la parola varie personalità ecclesiastiche, tra le quali Mons. Joseph Schröffer, Segretario della Congregazione per l’educazione cattolica, in rappresentanza del Prefetto cardinale Gabriel-Marie Garrone, padre Roberto Zavalloni, Rettore Magnifico dell’Antonianum e padre Carlo Maria Martini, Rettore del Pontificio Istituto Biblico, oltre a un pubblico numeroso. [L’evento ebbe una vasta risonanza e l’indomani L’Osservatore Romano pubblicò sulla prima pagina la lettera di «vivo compiacimento» inviata a nome di Paolo VI dal Cardinale Segretario di Stato, Giovanni Villot, per il 50° di fondazione. Inoltre, al suo interno, il giornale vaticano riservò tutta la pagina 5 ad articoli e servizi sullo SBF (Cronache dell’evento si trovano in: Pontificium Athenaeum Antonianum 1972-1974, Roma 1970, 322-332 e LA 23 [1973]) … e LA 24 [1974] 381-384)].

Meno di due anni dopo – il 25 febbraio 1975 – ero a Gerusalemme nella sede dello SBF presso il convento della Flagellazione sulla Via Dolorosa, dove ancora risiedo. Questi riferimenti personali – dei quali chiedo venia – valgono a dire che sostanzialmente degli ultimi cinquant’anni di vita della nostra istituzione mi ritrovo testimone oculare! Alla luce di questa non breve esperienza mi avventuro a dire qualcosa – quasi una riflessione personale a voce alta – che riguarda anche i primi cinquant’anni dello Studium che ho conosciuto per così dire «de auditu» o per averli appresi per tradizione di famiglia o dai libri.

Non ho conosciuto ovviamente di persona nessuno dei pionieri dello Studium Biblicum, ma ho avuto la fortuna di arrivare a Gerusalemme quando erano ancora vivi due membri della prima stagione padre Sylvester J. Saller (1895-1976) e padre Bellarmino Bagatti (1905-1990) che hanno avuto un ruolo determinante nella vita e nello sviluppo dell’istituzione come archeologi, docenti e autori di pubblicazioni. Il primo, Saller, vi era arrivato come studente nel 1930 e il secondo, Bagatti vi giunse nel 1935, già laureato in archeologia. Ambedue vi restarono fino alla morte.

Non intendo però parlare qui delle persone, ma dell’istituzione e di alcune caratteristiche che, secondo me, le hanno permesso di arrivare al traguardo di cento anni dalla fondazione.

  1. Concretezza e realismo. Padre Agostino Gemelli (1878-1959), insigne francescano e fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, nella sua visione del francescanesimo sosteneva che la peculiarità del pensiero e dell’azione di San Francesco e dei suoi figli è la concretezza (Il Francescanesimo, Milano 1932, 13-14 e 446).

Mi sento di poter dire che questa filosofia della concretezza ha contraddistinto la nascita e la storia della scuola biblica francescana. Essa nacque per rispondere a una concreta necessità avvertita «sul campo» dai Frati della Custodia di Terra Santa. Il Custode Frediano Giannini che nel 1901 aveva scritto al Ministro Generale Aloysius Lauer: «io non finirei più se volessi enumerare tutti i vantaggi… Tanto è elementare e ovvia l’utilità anzi la necessità dell’impresa, che salta agli occhi anche delle persone estranee all’Ordine e alla Custodia» (Cronaca SBF, I, …). Nello stesso anno dopo breve tempo scriveva a padre David Fleming, Vicario generale dell’Ordine, oltre che insigne biblista nel suo tempo, succeduto al Ministro Generale improvvisamente venuto meno: «Mi permetto di raccomandare… il progetto di erigere qui nella S. Custodia uno studio biblico… Ci è necessario più del pane che si mangia» (Cronaca SBF, I, 18).

Non meno concreta e realistica era la visione del Custode padre Ferdinando Diotallevi che passò ai fatti, anche se ahimè un ventennio dopo e con scarso coinvolgimento del governo dell’Ordine. Manca il tempo per rileggere il discorso che il Custode Diotallevi tenne nel pomeriggio del 7 gennaio di cento anni fa inaugurando lo Studium nel convento della Flagellazione. Ne riporto solo qualche espressione a riprova di quel realismo concreto cui accennavo: «L’idea che i Francescani dovessero avere in Gerusalemme una scuola biblica, quantunque modesta, non è di ieri… Coloro stessi che da un lato trovarono difficoltà per aprire lo studio, dall’altra sospingevano per inaugurarlo, e Voi sapete come non vi sia cosa più difficile al mondo che trovarsi in mezzo a volontà tentennanti». E terminando constatava: «Ecco qui gl’insegnanti, ecco i discepoli che attendono fra giorni altri colleghi e compagni… non molti però, perché la forza non sta nel numero, sì bene nella volontà di fare, e questa non manca ai precettori ed agli studenti».

Concretezza e realismo hanno permesso allo Studium Biblicum di non «sognare ad occhi aperti» o farsi facili illusioni, ma affrontare e superare difficoltà interne ed esterne, come la scarsezza di personale e le ripetute turbolenze e guerre che non finiscono di affliggere la Terra Santa.

  1. Gerusalemme e Roma. Il binomio concretezza e realismo ne ha, per così dire, generato un altro che chiamerei Gerusalemme e Roma. I Custodi di Terra Santa fin dall’inizio furono ben consapevoli che da sola la Fraternità custodiale, pur numerosa e composita, a causa delle molteplici attività religiose, pastorali, educative e assistenziali, non avrebbe potuto farcela da sola a gestire un istituto accademico di ricerca e di insegnamento, anche se dal 1864 aveva il suo Studio Teologico e Seminario per i propri candidati ai ministeri ordinati.

Da qui l’insistente richiesta e alla fine un accordo più o meno esplicito tra la Curia Generale dell’Ordine e la Custodia di Terra Santa. Questa avrebbe assicurato, oltre alla sede nel convento della Flagellazione, le risorse per sostenere le persone, la biblioteca, gli scavi archeologici, le pubblicazioni, il museo e accogliere a condizioni di favore gli studenti provenienti dalle varie Province francescane. Il governo dell’Ordine si impegnava a mettere a disposizione i docenti ottenendoli dalle Province sparse nel mondo.

La storia dello Studium Biblicum ha dimostrato che questa formula – collaborazione tra Gerusalemme e Roma, – sia pure con gli alti e bassi dovuti alle circostanze e alle persone, – ha funzionato e ha garantito all’istituto di raggiungere i cento anni di vita. Il coinvolgimento delle Province è stato ed è indispensabile e resta vitale anche per il presente e il futuro – è bene ribadirlo qui dinanzi a vari Ministri Provinciali.

  1. Antonianum e Studium Biblicum. Roma evoca un altro binomio: il rapporto tra il Collegium S. Antonii Patavini in Urbe e lo Studium Biblicum a Gerusalemme. Si deve al Ministro generale padre Bonaventura Marrani (1927-1933) se nel 1927 lo Studium fu «annesso» al Collegio S. Antonio come sezione biblica. Per alcuni questa data dovrebbe essere considerata quella della fondazione dello Studium e così si legge a volte in alcune pubblicazioni. Padre Bagatti e il Rettore Magnifico del tempo, padre Roberto Zavalloni celebrando il cinquantenario di fondazione qui e a Gerusalemme nel settembre 1973, eliminarono ogni incertezza!

Anche con l’elevazione del Collegium a Pontificio Ateneo Antonianum nel 1933 il Biblicum Franciscanum di Gerusalemme restò sezione biblica della Facoltà romana di teologia con reciproco vantaggio, al punto che nel 1960 la Congregazione per l’Educazione Cattolica diede facoltà allo Studium Biblicum di conferire il titolo di laurea in teologia con specializzazione biblica e concesse che esso fosse aperto anche a studenti non francescani. Contemporaneamente il direttore della scuola assunse anche ufficio e nome di Pro-decano. La medesima Congregazione pontificia nel 1982 promosse lo Studium «Sezione parallela» della Facoltà Teologica dell’Antonianum, dandole così ulteriore autonomia accademica e organizzativa e con l’anno accademico 2001-2002 lo costituì «Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia». Ciò contribuì a che l’Ateneo pontificio diventasse Università con le sue quattro Facoltà.

La collaborazione accademica tra Roma e Gerusalemme si è espressa in tante forme a iniziare dall’invio sistematico di studenti che seguivano all’Antonianum i primi due anni di studio e poi per un triennio successivo si trasferivano a Gerusalemme dove continuavano fino alla laurea. Altra forma di cooperazione è stata lo scambio di docenti e naturalmente i contatti istituzionali con il Rettore Magnifico e il Senato Accademico dell’Antonianum.

  1. Insegnamento e ricerca. Una terza caratteristica che ha contrassegnato storia e vita dello Studium Biblicum mi pare di vederla nel binomio insegnamento e ricerca. Questo duplice compito era già presente nell’intuizione dei fondatori e non è mai scomparso dall’orizzonte dello Studium. Ripercorrendo però i suoi cento anni di vita si vede come queste due dimensioni, la docenza e la ricerca, in genere hanno proceduto insieme parallelamente, ma si incontrano chiaramente periodi nei quali non è stato così.

Cito, al riguardo, un esempio: sappiamo tutti che l’arco di tempo dal 1941 al 1949 in Terra Santa fu segnato dalle conseguenze della seconda guerra mondiale (1939-1945) e dal primo conflitto arabo israeliano (1948-1949). Furono anni difficili e a volte drammatici anche per la Custodia di Terra Santa e per lo Studium Biblicum. Le autorità inglesi, responsabili dell’amministrazione e del governo della Palestina, per tre anni posero in regime di «internamento» non pochi frati a motivo della nazionalità, tra questi vi fu pure padre Bagatti; il convento della Flagellazione, sede dello Studium, fu requisito anche per questo scopo; nessuno studente rimase a Gerusalemme. Il 10 ottobre 1945 nel libro di Cronaca padre Bagatti annotava che due erano i «superstiti dello Studio Biblico», padre Saller e lui. Tutto ciò portò all’interruzione di ogni attività didattica. Eppure nel pieno di questa disastrosa situazione Saller e Bagatti iniziarono la serie SBF Collectio maior e pubblicarono ben otto volumi nello stesso arco di tempo 1941-1949, e che avevano per oggetto le relazioni finali di scavi archeologici e l’edizione di antichi itinerari di Terra Santa.

Per ricomporre il corpo docente e avere i primi studenti bisognò attendere il 1950. Ciò fu opera soprattutto di padre Donato Baldi coadiuvato dai due «superstiti» e appoggiato dai Custodi di Terra Santa del tempo: Alberto Gori e Giacinto Faccio. Padre Baldi durante il periodo bellico era rientrato in Italia come cappellano militare, finendo anche prigioniero, ma aveva conservato il titolo di direttore dello Studium. Tornato liberò, restò tra Firenze e Roma adoperandosi in tutti i modi per ottenere dai Superiori maggiori l’appoggio per la ripresa completa dello Studium Biblicum. Così nell’anno accademico 1950-1951 vi fu la prima classe regolare di studenti e lo Studium iniziò la pubblicazione della rivista annuale Liber Annuus che ora è al suo 73° volume.

Una replica di questa situazione critica, ma in misura e con conseguenze minori, si ebbe in occasione della cosiddetta «Guerra dei Sei giorni» (5-10 1967), ancora un conflitto arabo-israeliano che mutò radicalmente la situazione di Gerusalemme e di tutto il Medio Oriente, e che causò in breve tempo la dispersione di buona parte dei docenti e allontanò gli studenti.

Padre Bagatti si ritrovò direttore nel 1970 e con grande pazienza verso le persone e fiducia nella Provvidenza affrontò la situazione e riuscì a tenere in vita le due dimensioni di centro di insegnamento e di ricerca. Ottenne che fosse introdotto il ciclo di Licenza (a. a. 1970-1971) e giunse a vedere l’alba di una bella ripresa dello Studium a partire dalla metà degli anni Settanta. Segno e prova di quella pazienza e fiducia risulta proprio il fatto già ricordato che egli, d’intesa con il Custode di Terra Santa del tempo (padre Erminio Roncari 1925-1980) e il Rettore Magnifico dell’Antonianum (padre Roberto Zavalloni 1920-2008), volle e promosse nell’anno accademico 1973-1974 la celebrazione del cinquantenario della fondazione dello Studium.

Dunque ancora un binomio – insegnamento e ricerca – Una serie di binomi che, insieme a quelli menzionati, hanno fatto, per così dire, la fortuna dello Studium Biblicum Franciscanum, ne hanno caratterizzato, pur con alterne vicende, la vita e gli hanno permesso di percorrere un secolo.

  1. Collaborazione con altre istituzioni e persone. Concludendo accenno soltanto che negli ultimi decenni lo Studium Biblicum di Gerusalemme è avviato e cammina su un altro binario, quello della intensa collaborazione con altre istituzioni e il coinvolgimento di docenti invitati.

Tra le istituzioni ricordo anzitutto l’Ecole Biblique et Archéologique Française. Con questa lo Studium Biblicum ha condiviso da sempre il celebre principio praticato e insegnato dal venerato padre Joseph-Marie Lagrange, fondatore dell’Ecole, secondo il quale nello studio delle Scritture «il più fecondo dei metodi è l’unione di documento e monumento» (P. Benoit, Souvenirs personnels. Le Père Lagrange au service del la Bible, Paris 1967 36) La collaborazione con i fratelli e colleghi domenicani è ormai costante a livello di docenti condivisi e degli studenti che possono frequentare i corsi delle due istituzioni.

Consolidata è l’intesa con l’Israel Antiquities Authority che autorizza gli scavi archeologici e lo stesso va detto dell’accoglienza di opere e articoli di studiosi israeliani nelle collane e nella rivista dello Studium.

Fino a un recente passato vi è stata una feconda collaborazione con il Pontificio Istituto Biblico di Roma per l’insegnamento del corso di archeologia e geografia, interrotta per l’improvvisa scomparsa del docente, e per il corso di greco biblico, una cooperazione che potrà essere ripresa e magari estesa.

Una menzione speciale merita la collaborazione con i confratelli Cappuccini presenti a Gerusalemme: due di loro (Y. Demirci e P. Messina) insegnano in forma stabile corsi fondamentali allo Studium. Determinante infine negli ultimi anni è stato l’apporto dei professori invitati, provenienti da istituzioni universitarie di varie parti del mondo, soprattutto per la diversificazione dei corsi.

Conclusione. Cento anni di cammino, dunque, segnati dal vincolo vitale e indissolubile con la Custodia di Terra Santa, dalla collaborazione con il governo dell’Ordine e con l’Antonianum, dalla felice intesa con altre istituzioni di ricerca, arricchiti dall’apporto di numerosi ricercatori e docenti di Sacra Scrittura e di archeologia; cento anni di continuità, sia pure con alterne stagioni, alla vocazione e missione di istituto di insegnamento e di ricerca vissute nella concretezza e con semplicità francescana di mente, di cuore e di opere.

In Gerusalemme e in Terra Santa a noi cristiani e cattolici – in percentuale ……– non si addice nessuna forma di trionfalismo. La Chiesa di Gerusalemme è ancora un piccolo seme del Regno e lo Studium Biblicum Franciscanum si sente partecipe di questa misteriosa realtà. Ma con umile consapevolezza confidiamo di poter continuare a rendere un servizio utile alla dimensione locale e universale in questa Chiesa, Madre di tutte le Chiese, mediante la ricerca, l’insegnamento, l’accoglienza e la formazione di studenti provenienti da ogni parte del mondo.

Compiere cento anni per una persona è un evento; raggiungere il primo centenario per un’istituzione è forse un tempo non eccessivamente lungo, ma merita di essere ricordato. Noi desideriamo fare memoria con riconoscenza del nostro centenario. È stato detto infatti che nessuna istituzione o comunità può vivere senza memoria, perché non avere memoria significherebbe vivere senza identità e senza orientamento per il presente e il futuro.

Grazie.

Claudio Bottini OFM

Docente e decano emerito della Facoltà