Discorso del Custode di Terra Santa per i 100 anni dello Studium Biblicum Franciscanum | Custodia Terrae Sanctae

Discorso del Custode di Terra Santa per i 100 anni dello Studium Biblicum Franciscanum

Gerusalemme 13 maggio 2024

Beatitudine Eminentissima,

Eccellenze, autorità accademiche,

Professori, Studenti, religiosi e religiose e sacerdoti e amici,

il Signore vi dia pace.

Anzitutto felicitazioni allo Studium Biblicum per i suoi 100 anni, perché 100 anni sono un bel traguardo:  il Salmo 89 ci dice che la nostra vita è di settant'anni, ottanta per i più robusti ... le istituzioni dovrebbero durare un po' di più e superare la vita delle singole persone. E l'augurio è che lo Studium Biblicum, al giro di boa di 100 anni, possa avere davanti ancora non solo molti anni, ma molti secoli di vita e di servizio.

Vorrei ricordare semplicemente che lo Studium Biblicum è nato in tempi difficili. In questo anno celebriamo oltre che il centenario dello SBF, anche il centenario della Basilica del Getsemani e della Basilica della Trasfigurazione sul Monte Tabor e della chiesa e del convento di Gerico. Ma dobbiamo ricordare che in quel momento uscivamo da un periodo terribile, molto peggiore di questo in cui ci troviamo adesso. Uscivamo da una pandemia che aveva causato come minimo 20 milioni di morti (qualcuno stima addirittura 50) - la famosa spagnola - ed uscivamo da una guerra che pure aveva causato, a seconda delle stime, 20 milioni di morti tra i militari e altrettanti tra i civili.

E allora dopo un periodo così difficile la Custodia ebbe il coraggio di avviare sia queste opere legate ai santuari, sia questa opera legata allo studio della Parola di Dio e alla ricerca: sicuramente Ferdinando Diotallevi era un uomo coraggioso, molto coraggioso, molto più coraggioso del sottoscritto.

Lo Studium Biblicum nasce in seno alla Custodia, e oserei dire nasce come sviluppo della Custodia.

Vorrei ricordare semplicemente due documenti fondamentali e fondativi per noi: il capitolo XVI° della Regola Non Bollata dove Francesco insegna i cosiddetti due modi con cui frati possono andare in missione. Il primo modo è quello della testimonianza, e il secondo modo “quando i frati vedranno che piacerà il Signore” è quello dell'annunciare il Vangelo. Lo studio della Parola - come ci ha ricordato il Papa - è strettamente collegato poi alla dimensione dell'annuncio.

Non studiamo per noi stessi. Ma studiamo perché quella parola è Parola - per usare le parole di San Francesco (che a sua volta cita Giovanni), che contiene lo Spirito e la Vita. E queste parole sono necessarie per noi per dare un senso alla nostra vita, per dare un senso anche a un’umanità che si trova spesso a brancolare nel buio e per vivere nella luce della speranza anche i momenti difficili della vita e della storia.

Ed è sviluppo anche di un altro documento fondativo per noi: il mandato pontificio della bolla “Gratiam agimus” del 1342 di Clemente VI, dove il papa nell'affidarci la Custodia dei luoghi santi ci chiede tre cose: dimorare nei luoghi Santi, di celebrare “messe cantate e divini uffici” nei luoghi Santi (cioè pregare nei luoghi Santi) e di essere una comunità internazionale.

Non è un caso che l'SBF sia in un Santuario -  il santuario della Flagellazione - e non si trova in un luogo per così dire “esterno” e asettico, esclusivamente dedicato alla ricerca. Ma si trova in un luogo santo: è un dimorare in un luogo santo che caratterizza la comunità dei docenti e degli studenti.

È un luogo dove si prega: “celebrate anche voi messe cantate e divini uffici” – cioè, lì non siete semplicemente professori. Ma siete frati minori che vivono poi il proprio servizio, il proprio lavoro, secondo l’indicazione della Regola, senza estinguere lo spirito di orazione e devozione.

E siete una comunità internazionale: anche questo per me è qualcosa di molto molto importante. Ce l'aveva ricordato già il Cardinal Sandri nel 2017 in occasione degli 800 anni dell'arrivo dei primi frati in Terrasanta, quando aveva evidenziato l'internazionalità della Custodia come un valore aggiunto, che doveva ricordare continuamente la dimensione pentecostale della chiesa, di una chiesa dove molte lingue e molte culture convergono nell'unità.

Ecco: anche l'SBF deve essere sempre di più una fraternità di composizione internazionale e di frati (e non solo) che ricercano si impegnano e approfondiscono sia il senso della Parola di Dio, sia il contesto in cui la parola di Dio si è formata - l'archeologia la geografia le culture orientali e tutto il resto.

Oggi c'è bisogno ancora di coraggio, per investire soprattutto nelle persone perché sono le persone che fanno le istituzioni e non viceversa. E c'è bisogno di coraggio per investire in ciò che permette di essere al passo con i tempi e anche, direi, di guardare al futuro.

Oggi ancora c'è bisogno di coniugare lo studio con l'evangelizzazione, con la vita da frati minori.

E per concludere vorrei ricordare chi ha fatto parte dello Studium Biblicum e non ha più bisogno di “ricercare” perché può godere del contemplare. Sul filmato della visita del Papa c'era Giovanni Bissoli – la sua ultima apparizione pubblica. Penso che adesso padre Giovanni non abbia più bisogno di studiare - lui che era un lettore appassionato e meticoloso di volumi ponderosi, ma possa finalmente godere della beatitudine della visione. E così come tutti gli altri, padre Manns e come tutti quelli che già ci hanno lasciato.

Grazie a tutti coloro che portano avanti lo Studium Biblicum – tutto il corpo docente, Fra Rosario Pierri, Fra Matteo Munari e tutti gli altri - e un ringraziamento all'Antonianum che continua a sostenere questa sua facoltà, con l'augurio di proseguire nel solco tracciato - ma senza paura di aprirsi al nuovo.

Fra Francesco Patton ofm

Custode di Terra Santa