Os 11,1-4.8-9; Sal 79; Mt 10,7-15
1. Carissimi fratelli, carissimo p. Mario,
il Signore vi dia Pace!
In questa giornata deve risuonare soprattutto una parola: grazie!
Grazie a Dio, anzitutto, che ti ha chiamato a seguire le orme del suo Figlio Gesù e ti ha unto con l’unzione dello Spirito Santo per portarti a condividere la vita e la missione del suo Figlio Gesù, come presbitero, come sacerdote della nuova ed eterna alleanza qui in Terra Santa.
Abbiamo sentito nel vangelo Gesù che inviava gli apostoli in missione, affidando loro il compito di annunciare il Regno di Dio, di curare i malati, di portare la pace. È il mandato che anche a te, p. Mario, il Signore ha conferito il giorno della tua ordinazione presbiterale, 70 anni fa.
2. Ora noi oggi vogliamo ringraziare Dio perché ti ha fatto questo dono, un dono che ti ha trasformato profondamente per fare in modo che per mezzo tuo sia lo stesso Gesù a rendersi presente ed agire. E questo è profondamente vero, e le persone che hanno il cuore puro e semplice lo capiscono. Mi ha colpito qualche tempo fa la testimonianza di una mamma, che raccontava che mentre stava guardando la televisione con la sua famiglia hanno mandato in onda un servizio sul Papa e il bambino più piccolo, di 5 anni, ha cominciato a dire: “Guarda mamma, c’è Gesù alla televisione” e la mamma subito lo ha corretto: “Non è Gesù, è il Papa”. E il bambino imperterrito ha replicato: “No, mamma, è Gesù”. Quello che il bambino diceva del Papa, vale in realtà per ogni sacerdote, ce lo ricordava san Francesco otto secoli fa: “In essi non vedo altro se non il Figlio di Dio e il suo santissimo corpo e sangue, che essi ricevono e che essi amministrano ai propri fratelli”.
3. Diciamo grazie a Dio perché nel corso di questi anni ti ha custodito e accompagnato, dandoti il dono della perseveranza e – per usare l’espressione di un Salmo – “rinnovando come aquila la tua giovinezza”, portandoti a vivere tutte le dimensioni del ministero al quale sei stato chiamato.
Per fare questo occorre veramente tener presente quel che ci suggerivano le letture che abbiamo ascoltato. È stato il Signore a insegnarti a camminare e a sostenerti fin da bambino, perché tu potessi assecondare la vocazione alla quale Egli ti chiamava. È stato Lui a far risplendere su di te il Suo volto, come ci suggeriva il Salmo, in modo tale che il tuo volto potesse in realtà rispecchiare il suo davanti alle persone che facevano ricorso al tuo ministero. Ed è stato ancora Lui a darti la forza di lasciare il tuo paese, la tua famiglia, i tuoi affetti fin dalla più tenera fanciullezza, per prepararti alla vita francescana, al sacerdozio e alla missione.
4. La tua, la nostra vocazione è al servizio della vocazione dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, che hanno bisogno di avere davanti agli occhi testimoni credibili del fatto che Dio è l’unico nostro bene, il sommo bene, tutto il bene, ogni nostra ricchezza a sufficienza, come amava dire san Francesco e come ci testimoniano oggi i martiri Nicola, Willaldo e compagni.
Nel dire grazie a Dio, carissimo p. Mario, noi vogliamo dire grazie anche a te, perché nel corso di questi 70 anni di sacerdozio sei stato strumento docile nelle Sue mani ed hai permesso a Lui di agire e di portare salvezza e consolazione per mezzo tuo.
5. Durante l’omelia ai sacerdoti il Giovedì Santo 2013 papa Francesco, ha ricordato a noi sacerdoti che dobbiamo avere l’odore delle pecore e lasciarci rubare l’unzione con la quale Dio ci ha consacrati per il servizio della Chiesa e per il bene dei nostri fratelli.
Penso che in questi 70 anni l’odore delle pecore abbia avuto il tempo di impregnare tutta la tua persona e penso anche che tante persone abbiano potuto “rubarti l’unzione” cioè attingere attraverso la tua persona i doni di Dio.
6. I latini dicevano che quando diciamo grazie a qualcuno è un modo per chiedere qualche nuovo dono. Ed è una cosa bella anche questa. Chiediamo, con la semplicità dei figli, un nuovo dono a Dio, gli chiediamo che continui a chiamare alla vita consacrata, al sacerdozio e alla missione, perché la messe continua ad essere molta e gli operai continuano ad essere pochi.
Gli chiediamo che metta nel cuore delle famiglie la capacità di accompagnare i propri figli anche alla scoperta della vocazione alla vita consacrata, al sacerdozio e alla missione.
Gli chiediamo che metta nel cuore dei ragazzi e dei giovani il coraggio di fidarsi e di dire sì, come hanno fatto la Madonna, san Giuseppe, gli apostoli, e i tanti chiamati che hanno corrisposto.
7. Chiediamo al Signore qualcosa anche per te: che continui a darti la capacità di vivere la tua vita come una offerta sacerdotale in unione all’offerta dell’unico Sommo Sacerdote che è Gesù.
Che la Madonna continui ad accompagnarti con cura e premura materna come ha fatto fino ad ora e che Gesù Cristo continui ad essere per te tutto il bene, ogni bene, il solo bene, che continui a benedirti e custodirti, che continui a mostrarti il suo volto e avere misericordia di te, che continui a rivolgere su di te il suo sguardo e a donarti la pace. Amen.