Alleanza, sacrificio e memoria_ messa per l'Italia

Alleanza, sacrificio e memoria

Messa per l’Italia

Es 24,3-8; Eb 9,11-15; Mc 14,12-16.22-26

Eccellenze, carissime sorelle, carissimi fratelli,

il Signore vi dia pace!

Nel celebrare oggi l’Eucaristia per l’Italia ci dobbiamo chiedere che senso ha la presente celebrazione religiosa nel contesto di un evento civile. Fin dal tempo della Chiesa apostolica, san Paolo raccomanda a tutti i cristiani: “prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio” (1 Tm 2,1-2).

Nell’enciclica “Fratelli tutti” papa Francesco ci ha ricordato: “«La carità sociale ci fa amare il bene comune e fa cercare effettivamente il bene di tutte le persone, considerate non solo individualmente, ma anche nella dimensione sociale che le unisce».[CDSCh 207] Ognuno è pienamente persona quando appartiene a un popolo, e al tempo stesso non c’è vero popolo senza rispetto per il volto di ogni persona. Popolo e persona sono termini correlativi” (FT 182).

La preghiera per il bene del proprio Paese, come per i governanti e per quelli che stanno al potere è sempre una preghiera in vista del bene comune e della pace, per poter vivere tutti con dignità e poter esprimere la propria libertà di coscienza attraverso il libero esercizio della propria fede.

Per evidenziare quanto questo sia importante, la nuova edizione del messale italiano riporta una preghiera speciale per la patria e la comunità civile, nella quale chiediamo a Dio qualcosa di essenziale: “O Dio, che disponi ogni cosa con sapienza, accogli nella tua bontà le preghiere che ti rivolgiamo per la nostra patria, perché con la saggezza dei governanti e l’onestà dei cittadini si consolidino la concordia e la giustizia, e si affermi, nella pace, una prosperità duratura” (MR3, p. 886).

Perché si realizzi il bene comune non basta ovviamente la saggezza dei governanti ma ci vuole anche l’onestà dei cittadini e viceversa. Questo vale per la nostra patria, l’Italia. Questo vale per ogni patria, anche per quelle che in questo momento soffrono a causa della guerra, anche per le patrie alle quali non è concesso di esistere come tali, nonostante le legittime aspirazioni dei popoli che vi si identificano.

Cosa ci suggerisce la Parola di Dio in questo contesto? Le letture che abbiamo ascoltato sono in realtà quelle della solennità del Corpus Domini, ma vorrei farne una lettura per così dire laica e civile. Dalle letture che abbiamo ascoltato desumo tre atteggiamenti fondamentali che non hanno solo una valenza religiosa ma anche civile e che possiamo riassumere con tre parole: alleanza, sacrificio e memoria.

Alleanza è una parola fondamentale nella bibbia, sia nell’Antico sia nel Nuovo Testamento. Se abbiamo fatto attenzione al brano tratto dal libro dell’Esodo l’alleanza ha più dimensioni: è un’alleanza tra Dio e il popolo cioè tra un’entità superiore e un gruppo di persone; è un’alleanza che ha una dimensione di impegno collettivo condiviso («Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!»); è un’alleanza che ha un punto di riferimento oggettivo in una norma alla quale tutto il popolo e ciascuno dei suoi membri farà riferimento (il Decalogo, che corrisponde alla legge costitutiva fondamentale); è un’alleanza che ha bisogno di segni e di riti per alimentare la memoria e l’identità delle generazioni che si susseguiranno.

Queste dimensioni fondamentali dell’Alleanza, che caratterizzano il popolo d’Israele prima e la Chiesa poi, caratterizzano anche l’esperienza civile del nostro Paese. L’alleanza che ha unito gli italiani dopo la Seconda Guerra Mondiale è quella che aveva permesso a chi si opponeva alla dittatura e al fascismo di riconoscersi in un nucleo di valori fondamentali che sono stati espressi dalla Costituzione repubblicana e dalle sue istituzioni e che si alimentano anche di una serie di segni e di riti che ci permettono di riconoscerci come italiani e di trasmettere questa identità alle nuove generazioni e ai nuovi italiani.

Anche sacrificio è una parola molto importante. In ambito cristiano noi riconosciamo il valore unico e insostituibile del sacrificio di Cristo, che è ciò di cui ci parlava la seconda lettura. Nella prima lettura i sacrifici erano offerte animali per creare comunione tra le persone e con Dio. Nel vangelo al sacrificio corrisponde il dono di sé che Gesù fa: «Prendete, questo è il mio corpo», «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti».

Ma anche da un punto di vista civile il sacrificio inteso come dono di sé è qualcosa di essenziale. Senza il sacrificio di coloro che hanno lottato e sono morti per sconfiggere il nazifascismo noi non avremmo una patria, nella quale sentirci liberi e nella quale poterci esprimere, ma un regime che è l’estensione politica della prigionia.

E di sacrifici ne ha fatti molti la generazione dei nostri genitori per garantire a noi ciò di cui disponiamo al presente in termini di diritti e di possibilità. Al tempo stesso sappiamo che la nostra patria rimarrà un luogo di libertà, di crescita e di realizzazione per le persone solo se anche la nostra generazione saprà fare il proprio sacrificio, cioè pagare il prezzo dell’impegno per il bene comune. La nostra patria rimarrà un luogo di libertà, di crescita e di realizzazione per le persone solo se sapremo educare al sacrificio anche la generazione che sta nascendo e crescendo ora.

La terza parola è memoria. Il racconto dell’alleanza, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, così come quello dell’istituzione dell’Eucarestia, vengono fissati e tramandati per poter fare memoria; e attraverso il fare memoria questi fatti continuano a sostenere l’identità di un popolo e delle singole persone; e attraverso il fare memoria le esperienze fondative di una comunità si attualizzano nel presente e si proiettano nel futuro.

Anche per le istituzioni civili e non solo per quelle religiose la dimensione del fare memoria è fondamentale. Non si tratta della ripetizione meccanica o folcloristica di atti, formule e tradizioni ma si tratta di attualizzare il senso di ciò che sta alla base della nostra identità. Un popolo senza memoria è destinato a scomparire. Le istituzioni senza memoria sono destinate a fallire. Le persone senza memoria non hanno futuro.

Concludo con una preghiera che è un augurio: che il Signore continui a benedire l’Italia e gli italiani, anche quelli che, come noi, si trovano sparsi in giro per il mondo.

Che il Signore benedica anche i “nuovi italiani”, quelli che cercano nel nostro paese una patria o perché hanno perso la loro o perché essendo nati e cresciuti in Italia si sentono personalmente e profondamente italiani e non solo quando gioca la Nazionale.

Che attraverso le istituzioni del nostro Paese, e anche attraverso ciascuno di noi, il Signore continui a seminare nel mondo intero quella cultura del dialogo, della pace e della convivenza ma anche della bellezza, dell’arte e della creatività tipiche del nostro paese. Sono caratteristiche che hanno brillato in modo sommo nel nostro Santo Patrono Francesco d’Assisi - “il più santo degli italiani e il più italiano dei santi” - e vorremmo che brillassero anche in ciascuno di noi.

Buona festa dell’Italia.