Con Gesù, come Gesù | Custodia Terrae Sanctae

Con Gesù, come Gesù

Omelia prima professione

Sir 2,1-11; Sal 23; 1Ts 4,9-11; Mt 25,14-30

1. Carissimi giovani che oggi per la prima volta professate di vivere secondo la forma del santo Vangelo, sull’esempio di Francesco d’Assisi, carissimi familiari, carissime sorelle e fratelli,

il Signore vi dia pace.

La Parola di Dio che abbiamo appena ascoltato, la liturgia della prima professione e il luogo in cui ci troviamo ci offrono spunti di riflessione che illuminano quello che stiamo vivendo ora e ancor di più illuminano il cammino che sta davanti a ciascuno di voi, carissimi giovani, ma anche la vita di ciascuno di noi.
Cosa ci dicono le letture che abbiamo appena ascoltato?

2. Ci dicono anzitutto che la nostra vita è dono e responsabilità. La parabola dei talenti parla proprio dei doni, dei compiti e delle responsabilità che il Signore affida a ciascuno di noi, secondo le capacità di ognuno. E parla al tempo stesso di come noi rispondiamo a questi doni, a queste responsabilità. 
Possiamo rispondere mettendoci in gioco con tutta la nostra persona, oppure possiamo avvolgere il dono di Dio in un sudario e seppellirlo. Io mi auguro e vi auguro, carissimi giovani, che avendo accolto il dono del Signore con gioia siate capaci di mettervi in gioco con tutto quello che siete.
3. Avete ricevuto il talento, il dono della chiamata a vivere secondo la forma del santo Vangelo. Avete ricevuto la chiamata a vivere la stessa forma di vita che ha vissuto il Signore Gesù Cristo, che ha vissuto nella più grande libertà perché è stato totalmente obbediente alla volontà del Padre; è Lui stesso che ci dice: “Mio cibo quotidiano è fare la volontà del Padre” (cfr. Gv 4,34). Avete ricevuto la chiamata a vivere senza nulla di proprio, come Gesù, che ha spogliato se stesso per arricchire noi mediante la sua povertà, come ci ricorda san Paolo in un passo che san Francesco ha inglobato nella nostra Regola (2Cor 8,9 in Rb VI,3: FF 90). Avete ricevuto la chiamata a vivere celibi e casti, come Gesù, che in questo modo ci ha mostrato una capacità di amare nuova, che manifesta che quando il nostro cuore, la nostra mente, il nostro corpo e tutto il nostro essere è unificato dall’amore per il Padre, allora diventiamo capaci di amare anche i nostri fratelli mettendoci al loro servizio e arrivando perfino a dare la vita per loro.
Questo è il dono, il talento che avete ricevuto: non spaventatevi per la grandezza di questo dono e non sotterratelo mai per paura, ma accoglietelo con gioia, con riconoscenza, con senso di responsabilità e con impegno.

4. Il messaggio che ci viene dal luogo in cui ci troviamo è proprio questo. Qui il Signore ha impresso nel suo servo Francesco la propria immagine, e lo ha reso un “alter Christus”. Qui il Signore sta cominciando a plasmare anche la vostra persona e la vostra vita, carissimi giovani, perché possiate mostrare nel vostro volto, nel vostro corpo, nelle vostre scelte e nella vostra vita quanto è bello seguire le orme di Gesù obbediente al Padre, povero per condividere e casto per manifestare l’amore più grande.
Mettetevi in gioco con fiducia e con gioia. Quello che Dio vi offre e vi promette è infinitamente più grande di quello che vi domanda. Dopo che avrete pronunciato la formula di professione vi verrà detto: “E io, da parte di Dio, se osserverai queste cose, ti prometto la vita eterna”. 
Se vivrete con responsabilità e impegno il dono della vostra vocazione, riceverete da Dio il dono di entrare nella sua stessa vita, nella profondità del suo amore, nella pienezza della sua gioia. Cosa possiamo desiderare di più?

5. La Parola di Dio che abbiamo ascoltato sottolinea anche un altro aspetto della nostra vocazione, ed è l’aspetto della vita fraterna. San Paolo ci ha esortati a coltivare l’amore fraterno. Voi oggi venite accolti dalla nostra fraternità e dentro questa fraternità siete chiamati a camminare sulle orme di Gesù. 
La nostra vocazione francescana, lo abbiamo ricordato poco fa, è la chiamata a vivere il Vangelo di Gesù in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità, ma è anche la chiamata a vivere tutto questo in fraternità. 
Il nostro non è un cammino di solitari, ma di fratelli. Insieme siamo chiamati a vivere il Vangelo, insieme siamo chiamati a seguire le orme di Gesù, insieme siamo chiamati a cercare il regno di Dio e la sua giustizia. 
E quando viviamo intensamente la dimensione dell’amore fraterno allora impariamo ad aiutarci reciprocamente anche nel cercare di obbedire alla volontà del Padre, nel non appropriarci di niente, nel vivere la castità dell’amore.

6. Un ultimo pensiero. San Francesco è arrivato qui sul monte della Verna al termine di un lungo cammino sulle orme di Gesù. È arrivato qui 18 anni dopo aver ascoltato l’invito del Crocifisso di san Damiano a riparare la sua casa. Voi, carissimi giovani, siete arrivati qui praticamente all’inizio del vostro cammino sulle orme di Gesù. 
Tenete bene a mente che Francesco, per arrivare qui e diventare qui una immagine viva del Cristo è passato attraverso prove, crisi e tentazioni che lo hanno fatto maturare. La stessa prima lettura ci ricordava che la prova, la tentazione, fa parte del cammino del chiamato. 
Quando vi troverete a sperimentare momenti di crisi, di difficoltà, di prova, di tentazione – e vi posso assicurare che certamente arriveranno – non spaventatevi, non abbiate paura. Fanno parte anch’essi del cammino attraverso il quale seguiamo le orme di Gesù, maturiamo e veniamo conformati alla sua immagine.

7. Quando arriveranno i momenti di crisi e di prova, ricordate sempre il dono che avete ricevuto qui e ricordate sempre quale sarà la meta, il punto di arrivo del vostro cammino.
Il dono è quello di essere chiamati a seguire Gesù, diventando come Lui. E la meta è quella di entrare, insieme a Gesù, plasmati dal dito dello Spirito Santo, nella vita stessa di Dio, che – ce lo ricorda san Francesco in una sua preghiera – “in Trinità perfetta e Unità semplice vive e regna ed è glorificato nei secoli dei secoli. Amen” (LOrd 52: FF 233).

 

Fr. Francesco Patton OFM
Custode di Terra Santa