Fede, libertà e comunione alla scuola di san Pietro | Custodia Terrae Sanctae

Fede, libertà e comunione alla scuola di san Pietro

Solennità di San Pietro

At 12,1-11; Sal 33; 2Tm 4,6-8.17-18 (1Pt 5,1-4; Mt 16,13-19

1. Carissime sorelle, carissimi fratelli,
il Signore vi dia pace!
Celebrare assieme la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, qui a Giaffa ha un sapore tutto particolare. Proprio perché questa città è segnata dalla memoria dell’Apostolo Pietro, dalla memoria di ciò che l’Apostolo Pietro ha sperimentato, detto e fatto in questa città.
Alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato e alla luce di quello che anche altri brani ci raccontano a proposito dell’Apostolo, vogliamo fermarci a riflettere su tre parole che ci aiutano a conoscere meglio san Pietro e ci aiutano a confrontarci con lui per comprendere meglio il valore della nostra chiamata ad essere cristiani. Queste tre parole sono: fede, libertà e comunione. 

2. Anzitutto fede. La fede di Pietro – e anche la nostra fede – è prima di tutto un dono ricevuto dall’alto, un dono che il Padre ci fa. L’abbiamo sentito nel racconto evangelico. Dopo che Pietro ha riconosciuto che Gesù è “il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, è lo sesso Gesù a dirgli: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli” (Mt 16,17). Che vuol dire proprio questo: “Caro Pietro, a capire chi sono non ci sei arrivato con la tua umana intelligenza, ma è stato per un dono gratuito del Padre”. 
Questo dono personale che è la fede non è però qualcosa che resta racchiuso dentro l’intimità del cuore e della coscienza ma è qualcosa che Pietro professa pubblicamente davanti agli altri undici apostoli, è qualcosa che Pietro professerà pubblicamente dopo la Pentecoste sulla piazza di Gerusalemme, è qualcosa che annuncerà e condividerà fino a Roma, superando le barriere culturali, etniche e religiose del suo mondo di provenienza e del suo tempo, come abbiamo potuto ascoltare nel racconto degli Atti degli Apostoli.
Mi pare che questo primo aspetto sia molto importante anche per noi: la fede è un dono gratuito del Padre anche per ognuno di noi! Se riconosciamo chi è Gesù di Nazareth e lo professiamo come il Messia, come il Figlio del Dio vivente e il nostro Salvatore, non è perché siamo più intelligenti o preparati di chi non lo riconosce o non lo accoglie, ma è perché il Padre ci ha aperto il cuore ad accogliere questa rivelazione, ad accogliere questa verità, mediante il dono dello Spirito. E siamo pieni di gioia per aver ricevuto questo dono, e proprio perché è per noi un dono tanto grande lo professiamo pubblicamente e desideriamo annunciarlo per poterlo condividere con gente di ogni lingua, di ogni cultura, di ogni nazione e di ogni provenienza religiosa.

3. La seconda parola che mi interessa sottolineare è la parola libertà. Qui a Giaffa Pietro ha fatto una grande esperienza di libertà, come abbiamo ascoltato nel racconto degli Atti degli Apostoli. Un’esperienza di libertà molto simile a quella fatta da Paolo in altra occasione ad Antiochia di Siria, in Galazia e in Grecia. La fede in Gesù diventa immediatamente un’esperienza di libertà interiore ed esteriore. La fede in Gesù diventa esperienza di libertà di fronte a tutte le prescrizioni rituali e legali e di fronte a tutti i tabù igienici e culturali. C’è una sola Legge alla quale la fede in Gesù ci vincola in modo indissolubile, ed è la Legge della carità, dell’agàpe, dell’amare fino a dare la vita. La fede in Gesù diventa anche esperienza di libertà di fronte alle paure che ci portiamo dentro, di fronte alle restrizioni, alle discriminazioni e alle persecuzioni che possiamo subire. È esperienza di libertà di fronte agli idoli culturali del nostro tempo, di fronte alle mode e di fronte a ogni tipo di attaccamento e di possesso. La fede in Gesù diventa esperienza di libertà di fronte alla nostra stessa vita e alla nostra morte. La fede in Gesù ci porta a comprendere che non possiamo mai togliere la vita a qualcuno, ma che invece siamo chiamati ogni giorno a donare la nostra vita per amore, per superare tutti quei vincoli, quelle restrizioni, quelle barriere che ci separano gli uni dagli altri e da Dio. È un dono di libertà straordinario, meraviglioso, che agli occhi di chi non ne ha fatto esperienza risulta assurdo e insensato. Ma per noi che ne abbiamo fatto esperienza questo dono è talmente prezioso che siamo disposti a dare la vita per difenderlo e per testimoniarlo.

4. Infine la terza parola è comunione. La vicenda dell’Apostolo Pietro ci ricorda che il dono della fede in Gesù e il dono della libertà che ne deriva è per la comunione, è cioè per unirci a Gesù e attraverso di Lui e attraverso l’azione misteriosa dello Spirito Santo, unirci al Padre e unirci tra di noi. È bellissima questa comunione alla quale siamo chiamati in Gesù Cristo: lo accogliamo come Figlio del Padre e immediatamente facciamo esperienza che anche noi siamo figli dello stesso Padre e fratelli tra di noi, al di là di ogni barriera etnica, linguistica, culturale. Accogliamo Gesù come la Verità incarnata ed Egli ci fa liberi da tutti i condizionamenti interiori ed esteriori che ci accompagnano e da tutte le paure interne ed esterne che ci imprigionano. Accogliamo Gesù come Salvatore di tutta l’umanità e ci scopriamo parte di una famiglia che ha i confini del mondo intero.

5. Fede, libertà e comunione. Che per intercessione dell’Apostolo Pietro possiamo anche noi ricevere ed approfondire e condividere sempre più il dono della fede in Gesù, il Cristo, il Figlio del Dio vivente e nostro Salvatore; che questa esperienza di fede diventi sempre più esperienza della libertà che Dio ci ha dato nel Suo Figlio perché possiamo vivere nella carità e nella comunione con Lui e tra noi; e che questa esperienza di comunione si allarghi e si diffonda sempre più, fino a fare di questa terra e dell’intera umanità una sola famiglia, un sola fraternità, riconciliata e in pace!
Così sia.

 

Fr. Francesco Patton, ofm
Custode di Terra Santa

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At the School of St. Peter to learn Faith, Freedom and Communion

Readings: Acts 12,1-11; Ps 33; 2Tim 4,6-8.17-18 (1Pt 5,1-4); Mt 16,13-19

 

1. Dear sisters, dear brothers,
the Lord give you peace!
Our celebration together here in Jaffa on the solemnity of the holy Apostle Peter, has a particular flavour. In fact, this town is precisely marked by the memory of the Apostle Peter, by the memory of the events that the Apostle Peter experienced, said and accomplished in this city.
In the light of the Word of God that we have heard and in the light of what other texts tell us regarding the Apostle, we would like to stop and reflect on three words that will help us to come to know better Saint Peter and that will also help us to confront ourselves with him in order to better understand the value of our calling as Christians. These three words are: faith, freedom and communion.

2. First of all faith. The faith of Peter – and also our own faith – is first and foremost a gift which we have received from above, a gift which the Father gives us. We have heard this in the Gospel account. After Peter had recognised Jesus as “the Christ, the Son of the living God,” it was Jesus himself who told him: “Blessed are you, Simon, son of Jonah, for this was not revealed to you by flesh and blood, but by my Father in heaven” (Mt 16:17). This expression means: “Dear Peter, it is not with your human intelligence that you have arrived at understanding who I am, but it has been given to you as a free gift from the Father.”
This personal gift which is faith, however, is not something which remains closed within the intimacy of the heart and of the conscience, but is something that Peter professes publicly in front of the other eleven apostles, it is something that Peter will profess publicly after Pentecost in the public open spaces of Jerusalem, it is something that he will announce and share in all places until he arrives in Rome, going beyond the cultural, ethnic and religious barriers of the world from which he came, as we have heard in the account of the Acts of the Apostles.
It seems to me that this first aspect is very important also for us: faith is a free gift of the Father also for each and every one of us! If we recognise who Jesus of Nazareth is and we profess him as our Messiah, as the Son of the living God and as our Saviour, is not because we are more intelligent or prepared than those who do not recognise him or do not welcome him, but because the Father has opened our hearts to welcome this revelation, to welcome this truth, through the gift of the Holy Spirit. We are full of joy after having received this gift. Precisely because for us it is such a great gift we profess it publicly and would like to proclaim it in order to share it with people of all tongues, of all cultures, of all nations and of each religious provenance.

3. The second word that I would like to underline is the word freedom. Here in Jaffa Peter made a great experience of freedom, as we also heard in the account of the Acts of the Apostles. It was an experience of freedom which was very similar to the one that Paul had in another occasion. Faith in Jesus immediately becomes an experience of interior and exterior freedom. Faith in Jesus becomes an experience of freedom in the face of the fears we carry inside us, in front of restrictions, of discriminations and persecutions that we can suffer. It is an experience of freedom in front of the cultural idols of our time, in front of popular customs, and in front of all kinds of attachment and possession. Faith in Jesus becomes an experience of freedom in front of our own life and our own death. Faith in Jesus leads us to comprehend that we can never take away the life of anybody, but that instead we are called every day to offer our life for love, to go beyond all those bonds, all those restrictions, all those barriers that separate us one from another and from God. It is a gift of extraordinary and marvellous freedom, which in the eyes of those who did not experience it, results in being absurd and senseless. For us, however, if we have made an experience of it, this gift is so precious that we are ready to offer our life in order to defend it and give witness to it.

4. Lastly, the third word is communion. The story of the Apostle Peter reminds us that the gift of faith in Jesus and the gift of freedom which derives from it has the aim of leading to communion, that is, to unite us to Jesus and through Him and through the mysterious action of the Holy Spirit, to unite us to the Father and between ourselves. This communion is very beautiful, since we are called to it in Jesus Christ: we welcome him as Son of the Father and we immediately experience that we also are children of the same Father and brothers and sisters among ourselves, going beyond all ethnic, linguistic or cultural barriers. Let us welcome Jesus as the incarnate Truth and He will make us free from all interior and external conditionings which accompany us and from all internal and external fears which imprison us. Let us welcome Jesus as Saviour of all humanity and let us discover ourselves as part of the family which has the same wideness of the entire world.

5. Faith, freedom and communion. May we, through the intercession of the Apostle Peter, receive and deepen and share ever more the gift of faith in Jesus, the Christ, the Son of the living God and our Saviour. May this experience of faith become ever more an experience of freedom that God gives us in His Son, so that we may live in charity and in communion with Him and among ourselves. May this experience of communion widen and spread out ever more, until it can make of this earth and of the entire humanity one united family, one fraternity, reconciled and in peace!
Amen.

 

Fr. Francesco Patton, ofm
Custos of the Holy Land