Sof 3, 14-18; Is 12, 2-3.4bcd. 5-6; Rm 12, 9-16; Lc 1, 39-56
Carissime sorelle, carissimi fratelli, carissimi giovani che state per ricevere il ministero di lettore e di accolito,
il Signore vi dia pace!
1. Mi sembra bello e significativo poter conferire i ministeri, cioè i servizi, di lettore e di accolito durante la festa della visita di Maria Santissima a Santa Elisabetta, qui ad Ain Karem.
Nel vangelo che abbiamo ascoltato, quando Maria incontra la cugina Elisabetta riceve il suo saluto pieno di meraviglia, gioia e fede: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Subito dopo è Maria a gioire, esultare e cantare: «L’anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore, perché ha guardato la piccolezza della sua serva».
Maria definisce se stessa “serva del Signore”. La parola greca utilizzata è la stessa che in forma verbale, Gesù applica a se stesso quando dice di essere venuto per servire e non per essere servito ed è la stessa parola con cui san Paolo ai Filippesi descrive il mistero dell’incarnazione e della redenzione dicendo che Cristo si è “spogliato del suo essere come Dio e ha assunto la condizione di servo, obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (cfr Fil 2,7).
2. Se oggi ricevete il ministero di lettore o di accolito, ricordate anzitutto che quello che ricevete è l’onore di seguire Gesù e Maria nella via del servizio.
Non sono i passi progressivi di quello che gli antichi chiamavano il cursus honorum e che oggi si chiama far carriera. O meglio possono anche essere i passi progressivi di un cursus honorum, ma solo se ricordiamo che la carriera di Gesù trova il suo culmine sulla croce e che Maria lo segue fino a lì. E quando lo segue sotto la croce scopre di avere un servizio che abbraccia l’umanità intera, quello di essere la Madre della Chiesa.
Ricordiamo che al servizio del Cristo, in Filippesi 2, corrisponde lo svuotamento di sé, e al servizio di Maria corrisponde la sua umiltà e piccolezza. Mentre i superbi, quelli che si montano la testa e confidano nella propria forza, nella propria ricchezza o nel proprio potere si troveranno ad essere rovesciati, capovolti.
3. Guardando al vangelo che abbiamo appena letto scopriamo due aspetti del servizio di Maria, che possono aiutare anche voi giovani candidati al lettorato e all’accolitato. Per dirla con san Francesco, Maria porta in sé il Verbo eterno del Padre che nel suo grembo si è fatto carne (Cfr. Amm I e 2Lfed).
Il Cristo che Maria porta in sé è Parola di Dio ed è al tempo stesso carne, cioè umanità concreta in cui Dio abita in modo pieno. Ricevendo il ministero di lettori voi siete chiamati a servire i vostri fratelli offrendo la Parola di Dio, che è una parola sempre viva ed efficace. San Francesco parla di “amministrare a tutti le profumate parole del Signore nostro Gesù Cristo e le parole dello Spirito Santo, che sono Spirito e Vita” (2 LFed 2: FF 180), cioè di offrire a tutti la Parola di Dio come si offre un nutrimento che trasmette la vita stessa di Dio e sostiene nel cammino della vita.
4. Il Cristo che Maria porta in sé è anche presenza viva di Dio in poca carne umana. Ancora una volta san Francesco, nell’Ammonizione I, ci suggerisce un parallelo con la presenza eucaristica di Gesù: per riconoscerlo non basta vederlo, ma occorre vederlo con fede. Eppure quel poco pane è veramente il corpo di Cristo, ed è veramente il nutrimento che ci trasforma perché mette in noi la vita stessa di Dio. Coloro tra di voi che riceveranno il ministero di accoliti, saranno chiamati a servire in modo umile, questo mistero grande che è la presenza del Figlio di Dio in poco pane e in poco vino, che sono Lui stesso nell’atto di donarsi.
Come lettori diventate servitori della Parola di Dio e come accoliti diventate servitori del suo Corpo Eucaristico. Non sono cose da poco.
5. Concludo con un pensiero che dovrebbe valere per tutti noi. Quando Maria giunse qui in visita alla cugina Elisabetta, nessuno sapeva che lei stava aspettando un bambino, anzi che stava portando nel suo grembo il Figlio stesso di Dio. Elisabetta è incinta di sei mesi, e il piccolo Giovanni Battista che lei porta in grembo è il primo a percepire la presenza invisibile di Gesù in Maria e si mette a scalciare nel grembo di Elisabetta. Ed Elisabetta in quell’istante fa l’esperienza carismatica di essere riempita dall’azione dello Spirito Santo, che le fa comprendere a sua volta che Maria è la Madre del Signore.
Noi viviamo in contesti in cui siamo pochi, eppure il Cristo è realmente presente e vivo dentro di noi, in modo invisibile, come lo era nel grembo di Maria. Ricordiamo che, se il Cristo è realmente vivo in noi, in ogni ambiente dove arriviamo, con noi arriva anche Lui. Non è una metafora è una realtà.
Possa lo Spirito del Signore rendere anche ognuno di noi, piccoli e umili servitori e portatori della gioia che porta la presenza – anche invisibile – di Gesù. Amen.