- Carissime sorelle, carissimi fratelli,
il Signore vi dia pace!
In questi primi vespri della solennità di san Giuseppe vogliamo riflettere brevemente sulla sua figura, lasciandoci aiutare da un suo grande devoto, il patrono della Custodia, sant’Antonio di Padova.
In molti dei suoi sermoni, soprattutto quelli del tempo di Natale, Antonio si ferma a riflettere sulla figura di san Giuseppe e ce lo propone come modello di vita cristiana e di crescita nella vita cristiana.
- Nel Sermone per la festa dei Santi Innocenti, riflettendo sul sogno di Giuseppe, ci dice: “Giuseppe, che s'interpreta «crescente» (cf. Gn 49,22), raffigura il cristiano che, inserito nella Chiesa per la fede in Cristo, deve crescere di bene in meglio e portare frutti di vita eterna. Il suo sonno è la pace della mente o anche la dolcezza della contemplazione” (n. 2).
Quindi Giuseppe è per noi un modello di vita cristiana nella sua capacità di crescere e maturare nel bene, di crescere e maturare nel portare frutti di bene, perché costantemente aperto all’ispirazione divina che è simboleggiata nel sonno e nel sogno.
- In un altro Sermone, Antonio approfondisce e spiega ancora più diffusamente cosa significa crescere di bene in meglio come cristiani e lo fa ancora una volta riflettendo sul significato del nome Giuseppe: “Giuseppe, che s'interpreta «crescita», è l'amore di Dio: quanto più amerai Dio, tanto maggiore crescita ne avrai da lui e in lui. Dice infatti il salmo: «L'uomo si avvicinerà ad un cuore sublime e Dio sarà esaltato» (Sal 63,7-8). Il cuore sublime è il cuore di chi ama, di chi aspira a Dio, di chi lo contempla, di chi disprezza le cose inferiori. Tu arrivi a un tale cuore se cammini con i passi della devozione. Dio viene esaltato non in sé, ma in te. La sua esaltazione dipende dall'intensità del tuo amore, dalla elevazione della tua mente” (Serm. SS. Apostoli Pietro e Giacomo, n. 11).
- Giuseppe è perciò un modello autentico di vita cristiana perché è un modello autentico di crescita nella capacità di amare Dio, dalla quale poi dipende tutto il resto. Se noi riflettiamo sulla figura di Giuseppe vediamo che realmente, nell’accogliere il Figlio di Dio come figlio proprio, nel prendersi cura di lui fin dal concepimento, poi nel momento della nascita e durante la sua fanciullezza, fino a quando scompare dai racconti evangelici, Giuseppe amando Gesù ama contemporaneamente Dio e l’uomo, ama Dio nell’uomo Gesù e si mette totalmente al suo servizio e a servizio della sua missione di Salvatore dell’umanità.
- Chiediamo la grazia di essere anche noi come Giuseppe capaci di crescere nella nostra vita cristiana e nella nostra vita consacrata, di bene in meglio. Che il Signore Gesù ci doni la grazia di crescere nella capacità di amarlo nel suo essere veramente Dio, ma anche nel suo essere veramente uomo. Solo così, un giorno, potrà dire anche a noi le parole che ha detto a Giuseppe nell’ora della sua morte: “Vieni servo fedele e saggio, entra nella gioia del tuo Signore Gesù, che hai amato con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze”.