Il dono della Sapienza | Custodia Terrae Sanctae

Il dono della Sapienza

Primi Vespri di S. Antonio

Carissimi fratelli, carissime sorelle,

il Signore vi dia pace!


1. Abbiamo appena ascoltato due versetti tratti dalla Lettera di san Giacomo apostolo che vengono applicati al Dottore della Chiesa Antonio e contengono una parola chiave per interpretare la vita del nostro Patrono e il riconoscimento che la Chiesa gli ha conferito. La parola è “Sapienza”. Giacomo parla della Sapienza che viene dall’alto, con le sue qualità, i suoi effetti e i suoi frutti.

 

2. Il tema della Sapienza è molto frequente nei Sermoni di sant’Antonio. Per Lui è chiaro che questa Sapienza è personale ed è lo stesso Verbo eterno del Padre. Nella domenica di Settuagesima (n. 4), commentando il racconto della creazione, sant’Antonio afferma: “Il primo giorno Dio disse: «Sia fatta la luce». Questa luce è la Sapienza di Dio Padre, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (cf. Gv 1,9), e che abita una luce inaccessibile (cf. 1Tm 6,16). Di questa luce l'Apostolo nella lettera agli Ebrei dice: «Egli è lo splendore e la figura della sua sostanza» (Eb 1,3); e il Profeta: «E nella tua luce vedremo la luce» (Sal 35,10); e nel libro della Sapienza: «È lo splendore della luce eterna» (Sap 7,26)”.

3. Quando parliamo di Sapienza, sembra suggerirci sant’Antonio, è bene che ricordiamo che stiamo parlando del Cristo, è bene che ricordiamo che questa Sapienza, che è Gesù Cristo, illumina ogni uomo e ci guida a intuire il senso profondo della nostra vita e della storia, è la luce che ci introduce nella luce inaccessibile, cioè nella vita stessa di Dio e nella comunione con Lui. 
Ed è bene che ricordiamo che questa Sapienza opera in molti modi: attraverso l’intelligenza che Dio ci ha dato, attraverso la Parola di Dio che ci è stata rivelata, e in modo definitivo e personale in e attraverso Gesù Cristo.

4. Nello stesso Sermone di Settuagesima sant’Antonio ce lo dice esplicitamente unendo la creazione della luce al mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio da Maria: “Di questa illuminazione trovi in Giovanni che Gesù «sputò in terra e fece del fango e ne spalmò gli occhi del cieco nato» (Gv 9,6). La saliva, che scende dal capo del Padre, simboleggia la sapienza. «Il capo di Cristo è Dio» (1Cor 11,3), dice l'Apostolo. La saliva viene unita alla polvere, cioè la divinità è unita all'umanità, affinché vengano illuminati gli occhi del cieco nato, cioè del genere umano, accecato nei progenitori. È chiaro dunque che nel giorno in cui Dio disse «Sia fatta la luce», in quello stesso giorno, cioè la domenica, la Sapienza di Dio Padre, nata dalla Vergine Maria, scacciò le tenebre che «erano sopra la faccia dell'abisso» (Gn 1,2), vale a dire nel cuore dell'uomo. Perciò in quello stesso giorno, nella Messa della Luce (Messa dell'Aurora, nel giorno di Natale), si canta: «Oggi splenderà su di noi la luce...», e nel vangelo: «Una luce dal cielo avvolse i pastori...» (Lc 2,9)”.

5. Siamo in una casa di formazione e in questa casa si insegna e si studia la teologia, che nel nostro Ordine fu introdotta e insegnata per la prima volta proprio da sant’Antonio, con il permesso scritto di san Francesco. È bene che ricordiamo sempre qual è il fine profondo del nostro studio e del nostro insegnamento: è quello di poter conoscere Gesù Cristo, è quello di trovare in Lui il senso della nostra vita, ed è quello di poterlo testimoniare ed annunciare a chi ancora non lo conosce; perché ognuno di noi ha bisogno di luce per non inciampare nel cammino della vita, e ognuno di noi ha nel cuore il desiderio di poter vedere la Luce, di poter partecipare cioè alla vita stessa di Dio, e ritrovare in Lui il senso e il valore di tutto ciò che in Lui esiste. Così sia.

 

Fr. Francesco Patton, ofm
Custode di Terra Santa