La potenza pasquale dell’amore | Custodia Terrae Sanctae

La potenza pasquale dell’amore

Ad Coenaculum

Es 12, 1-14; Sal 115; 1 Cor 11, 23-26; Gv 13,1-15

  1. Carissimi fratelli e sorelle, il Signore vi dia pace!

Ringraziamo il Signore perché godiamo di un privilegio unico, quello di poter celebrare il memoriale della Pasqua in questa ampia sala in cui fu istituito.

In questa celebrazione Gesù ci insegna che l’amore è capace di annullare tutte le distanze: di tempo e di spazio, di ricchezza e povertà, di sapienza e di semplicità; perfino la distanza tra la vita e la morte.

Il memoriale della Pasqua, che noi celebriamo, non è una commemorazione, come ad esempio gli 800 anni del Natale di Greccio. Il memoriale che noi celebriamo ci rende realmente presenti alla Pasqua di nostro Signore Gesù Cristo, a quella celebrata qui quasi 2000 anni fa, a quella che l’Agnello immolato e risorto celebra eternamente nella Gerusalemme del Cielo, ma anche alla celebrazione della Pasqua che oggi fanno milioni di nostri fratelli che vivono a migliaia di chilometri di distanza tra noi e in contesti così diversi dal nostro.

Come ci ricorda san Francesco in una delle sue lettere proprio parlando della celebrazione eucaristica: “il Signore Gesù Cristo riempie presenti ed assenti che sono degni di lui. Egli, infatti, sebbene sembri essere in più luoghi, tuttavia rimane indivisibile e non conosce detrimento di sorta, ma uno ovunque, come a lui piace, opera insieme con il Signore Iddio Padre e con lo Spirito Santo Paraclito nei secoli dei secoli. Amen” (LOrd 32-33: FF 223).

  1. Nel celebrare la Cena del Signore noi veniamo misteriosamente ma realmente trasformati da ciò che Gesù ha compiuto qui il Giovedì Santo donandosi nell’Eucaristia, istituendo il sacerdozio, lavando i piedi ai discepoli e insegnando il precetto dell’amore.

Diventiamo misteriosamente presenti al Cristo che muore sulla croce versando fino all’ultima goccia del suo sangue per riconciliare l’umanità e far nascere un’umanità nuova.

Diventiamo partecipi della risurrezione del Signore, di quella trasformazione personale che con la nostra povera e limitata intelligenza non riusciamo nemmeno a immaginare.

Nella celebrazione della Cena del Signore è presente tutto il mistero pasquale, tutto il mistero pasquale ci raggiunge e ci trasforma; e ci proietta già verso la Gerusalemme del Cielo. Come preghiamo in quella bellissima preghiera composta da san Tommaso d’Acquino “Nel sacro convito in cui riceviamo Cristo, facciamo memoria della sua Pasqua, l’anima è ricolmata di grazia e ci è donato il pegno della gloria futura”. Nell’Eucaristia già partecipiamo al mondo nuovo che Gesù ha inaugurato con la sua risurrezione, con la sua vittoria sul male e sulla morte.

  1. Certo, sperimentiamo quotidianamente che il mondo in cui viviamo sembra ancora segnato dalla presenza e dalla potenza del male, della violenza, dell’odio e della morte. Lo vediamo nelle guerre e nelle ingiustizie, nelle diseguaglianze economiche e nel cinismo dell’indifferenza di fronte ai disastri naturali, in tutto ciò che continua a causare morte e disperazione. Lo vediamo nelle ideologie che giustificano le discriminazioni, l’uso brutale della violenza, la cancellazione della dignità della persona umana, lo sterminio di interi popoli. Lo vediamo nell’odio che continua a essere seminato a piene mani dentro i solchi della storia e della nostra umanità, anche qui in Terra Santa.

Eppure, sappiamo che nel mistero della Pasqua e nell’Eucaristia, che nel mistero pasquale ci immerge, tutto questo è già vinto. È attraverso questa esperienza che ci viene donata la speranza, una speranza più forte di ogni opposta evidenza.

  1. Nel celebrare la Cena del Signore lasciamoci anche noi toccare il cuore, come san Francesco, dall’amore di Dio manifestato nel suo Figlio Gesù, che si umilia per noi e si dona a noi: “O ammirabile altezza e stupenda degnazione! O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell'universo, Dio e Figlio di Dio, si umili a tal punto da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane! Guardate, fratelli, l'umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché tutti e per intero vi accolga colui che tutto a voi si offre” (LOrd 27-29: FF 221).

Carissimi fratelli e sorelle, se vogliamo ricevere con frutto il dono che il Signore ci fa in questa celebrazione, rendiamoci disponibili a corrispondere anche noi al suo infinito amore con il nostro piccolo e fragile amore, purché sia tutto.