La testimonianza dello Spirito

La testimonianza dello Spirito

Messa di Pentecoste

At 2,1-11; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27; 16,12-15

 

Carissimi fratelli e sorelle,

il Signore vi dia Pace!

 

1. Siamo nel Santo Cenacolo: già la sera di Pasqua, quando Gesù aveva salutato gli Apostoli donando loro la pace, aveva alitato su di loro il dono dello Spirito e donato il potere di riconciliare le persone attraverso il perdono dei peccati.

2. La festa di Pentecoste non è un’invenzione cristiana, ma risale alle istituzioni cultuali antiche del popolo d’Israele. Si era evoluta e trasformata, già nell’Antico Testamento da festa contadina della mietitura a festa che fa memoria di un fatto storico decisivo per il popolo d’Israele: l’Alleanza tra il Signore Dio e il popolo che si era scelto e che aveva liberato dalla schiavitù e ora diventava il “suo” popolo. 

Al tempo di Gesù questa festa era diventata ormai la festa nella quale si celebrava il dono della Legge sul monte Sinai. Infatti, Il brano degli “Atti degli Apostoli” richiama questo contesto celebrativo. I segni della Pentecoste (vento, tuono, fuoco) rimandano alla manifestazione di Dio sul monte Sinai, al momento del dono della Legge e della stipulazione dell’Alleanza. 

3. C’è però anche un segno nuovo, quello del dono delle lingue, che sta ad indicare l’apertura universale della Nuova Alleanza e il capovolgimento di ciò che era successo a Babele: dalla confusione delle lingue si passa alla loro comprensione. 

Con la Pentecoste viene inaugurato il tempo dello Spirito, che è anche il tempo della Chiesa, che si manifesta – ci suggerisce il Concilio Vaticano II – come “il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen Gentium, 1).

4. Il vangelo di Giovanni, che ci riporta qui nel Cenacolo, durante l’ultima Cena, e riprende i discorsi di Gesù, ci fa scoprire che la conseguenza di questo dono è la capacità di testimoniare chi è Gesù e il suo significato per noi. Durante l’ultima cena, infatti, nei discorsi di addio rivolti ai discepoli, Gesù aveva preannunziato e promesso il dono dello Spirito. Lo Spirito e i discepoli avrebbero reso testimonianza a Gesù: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio» (Gv 15,26.27.). 

5. È quindi proprio lo Spirito a introdurci nella pienezza della verità, a guidarci cioè alla piena comprensione di chi è Gesù: della sua persona, del suo messaggio, della sua opera e del significato che hanno per noi. Pertanto, la testimonianza dello Spirito e quella della Chiesa attraverso i discepoli, (noi compresi), risultano strettamente congiunte. Anzi è proprio lo Spirito a rendere possibile la testimonianza della Chiesa e la nostra personale testimonianza nel corso della storia e a rendere questa testimonianza comprensibile, significativa e inculturata nelle varie epoche e nei vari ambienti. È lo Spirito a fare in modo che la testimonianza su Gesù passi anche attraverso di noi suoi discepoli, che siamo così pieni di limiti e così spesso incoerenti. 

6. Un ultimo approfondimento, in chiave ancor più personale, lo possiamo ricavare dal brano della lettera ai Galati ed è un approfondimento particolarmente significativo in quest’anno in cui celebriamo l’ottavo centenario dell’impressione delle Stimmate nel corpo del Serafico Padre san Francesco: «Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito» (Gal 5,24-25). 

Come discepoli abbiamo ricevuto il dono dello Spirito che ci ha conformati al Cristo crocifisso e risorto, dobbiamo perciò impegnarci ad assecondare l’azione dello Spirito. 

San Bonaventura sintetizza l’evento della conformazione di Francesco al Cristo crocifisso in poche parole: “il verace amore di Cristo aveva trasformato l’amante nell’immagine stessa dell’amato” (S. BONAVENTURA, Leggenda Maggiore, XIII,5: FF 1228).

Questa conformazione a Cristo è particolarmente importante ai fini della testimonianza che siamo chiamati a portare nel mondo. Infatti, se parliamo di Cristo ma non viviamo come Lui ci ha insegnato, anziché testimoniare a suo favore diamo scandalo e la nostra testimonianza è vuota, anzi diventa una contro-testimonianza.

7. San Paolo ci aiuta a verificare se ci siamo lasciati plasmare dallo Spirito di Cristo: basta che verifichiamo quali frutti, cioè quali atteggiamenti, abbiamo maturato nel corso della nostra vita. Se il frutto/atteggiamento maturato è “amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,18-22) allora ci siamo lasciati plasmare dallo Spirito e conformare a Cristo Gesù.

Se invece ciò che emerge nella nostra vita è: “fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere” (cfr. Gal 5,19-21), allora siamo ancora prigionieri del nostro egoismo e delle sue manifestazioni.

Chiediamo perciò il dono dello Spirito Santo per riuscire a dare testimonianza a Cristo con tutta la nostra persona e con tutta la nostra vita: “Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli, trasforma tutta la nostra persona e disegna nella nostra umanità l’immagine viva del Cristo, perché la testimonianza della vita possa confermare sempre l’annuncio della parola”. Amen.