Ministro vuol dire servitore

Ministro vuol dire servitore

Conferimento dei Ministeri

Dt 5,12-15; Sal 80 (81); 2 Cor 4,6-11; Mc 2,23 – 3,6

Carissime sorelle, carissimi fratelli, carissimi giovani che state per ricevere il ministero di lettore e di accolito,

il Signore vi dia pace!

Permettetemi di fare due considerazioni generali, a partire dalle letture che abbiamo appena ascoltato e poi due considerazioni specifiche legate ai ministeri di Lettore e di Accolito.

La prima considerazione generale riguarda ciò che sta a monte e anche a valle di questi ministeri. Sono legati a un cammino vocazionale (quello che state facendo come frati minori) e a una chiamata al servizio dentro la Chiesa. Parliamo infatti di ministeri, cioè di servizi che hanno a che fare con il farsi piccoli, per mettersi al servizio dei propri fratelli e sorelle.

San Paolo ai Filippesi descrive il mistero stesso dell’incarnazione e della redenzione dicendo che Cristo si è “spogliato del suo essere come Dio e ha assunto la condizione di servo, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (cfr Fil 2,7).

La vocazione alla quale siamo chiamati (e il servizio che essa comporta) è un dono, anzi, per dirla con san Paolo ai Corinzi è un tesoro. Però è “un tesoro in vasi creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi” (2 Cor 6,7). Ciò che ricevete oggi non fa parte di una carriera che vi porterà in alto, ma è piuttosto un dono che viene da Dio e vi metterà tante volte a diretto confronto con la vostra fragilità personale. Tutti noi siamo vasi di creta e chi presume prima o poi farà l’amare esperienza del vaso che va in frantumi. La grazia di Dio sta all’origine della nostra chiamata e la grazia di Dio è necessaria perché riusciamo a vivere questa chiamata perseverando in essa fino alla fine.

Se oggi ricevete il ministero di lettore o di accolito, ricordate anzitutto che quello che ricevete è l’onore di seguire Gesù nella via del servizio “portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo” (2 Cor 4,10).

La seconda considerazione generale riguarda il fatto che il servizio che ci è affidato è per la liberazione e la salvezza delle persone, per il loro bene. Il brano del Deuteronomio ci ricorda che gli stessi comandamenti, compreso quello del riposo sabbatico, ci sono dati perché viviamo una libertà piena e autentica, che ci permetta di aderire al Signore. La polemica contenuta nel vangelo che abbiamo letto mostra come al tempo di Gesù ci fossero gruppi e correnti che non avevano capito questo principio fondamentale: che Dio aveva donato al suo popolo i comandamenti per farne un popolo di uomini liberi in vista di una relazione d’amore, non degli schiavi di un’osservanza letterale e fondamentalista della sua Parola. Nelle mani degli scribi e dei farisei, così come degli erodiani, cioè nelle mani di coloro che della Legge facevano un’interpretazione fondamentalista sul piano religioso e ideologica sul piano politico la parola di Dio era diventata uno strumento di potere sugli altri, non un servizio al bene della persona per un’autentica relazione di amore con il Signore.

Facciamo attenzione fratelli, ricevere dei ministeri (oggi lettorato e accolitato, domani diaconato e sacerdozio) non vuol dire ricevere il potere di sovraccaricare di impegni e di precetti la vita dei propri fratelli, ma essere chiamati a offrire ai propri fratelli la Parola di Dio, che ci fa liberi, che ci nutre di speranza in tempi difficili, che ci consola quando attraversiamo il deserto della sofferenza e la valle del pianto. Significa ancora essere chiamati a portare ai propri fratelli e sorelle quel nutrimento che li sostiene in questa vita ed è il pegno della gloria futura, cioè Gesù Eucaristia, che ci introduce nella comunione con la Santissima Trinità, cioè nella vita stessa di Dio.

Venendo alle riflessioni più specifiche su lettorato e accolitato permettetemi di dirvi che nei ministeri esiste sempre una dimensione profonda, per così dire vocazionale e mistica e una dimensione più pratica, ma non per questo banale o da ignorare.

Ricevendo il ministero di lettori voi siete chiamati a servire i vostri fratelli offrendo la Parola di Dio, che è una parola sempre viva ed efficace. San Francesco parla di “amministrare a tutti le profumate parole del Signore nostro Gesù Cristo e le parole dello Spirito Santo, che sono Spirito e Vita” (2 LFed 2: FF 180), cioè di offrire a tutti la Parola di Dio come si offre un nutrimento che trasmette la vita stessa di Dio e rende bella e profumata la vita.

Sant’Antonio nei suoi “Sermoni” ci dice qualcosa che riguarda i predicatori, ma che ben si applica anche a chi è chiamato semplicemente a proclamare la Parola di Dio: “i predicatori della parola di Dio, con la parola e con l’esempio, devono essere il sole per coloro ai quali predicano. «Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,14), è detto nel vangelo. Il sole è la fonte del calore e della luce; il calore e la luce sono la vita e la dottrina, le quali, a guisa di fiumi sgorgano, come da fonte, da coloro che predicano, per arrivare a quelli che ascoltano. La vita deve essere fervida, la dottrina luminosa” (Sermoni, Annunciazione II, 7).

Da un punto di vista pratico, se la Parola di Dio è così importante, voi siete chiamati a esercitarvi anche perché la vostra proclamazione sia fatta bene, in modo dignitoso. Questo vuol dire che dovete certamente abituarvi a studiare e meditare la Parola di Dio, ma dovete anche imparare a leggere bene. Non è corretto improvvisare una lettura all’ultimo momento. Quando leggete dovete imparare a usare la voce e il microfono e fare in modo che vi possano sentire dal primo all’ultimo banco. Se avete una voce debole occorre rinforzarla e il modo migliore per rinforzarla è esercitarsi nel canto. Se oggi ricevete il ministero di lettore poi esercitatelo con dignità e proprietà.

San Francesco, nell’Ammonizione I, ci suggerisce come guardare all’Eucarestia nella quale Gesù si rende presente e si manifesta: per riconoscerlo non basta vederlo, ma occorre vederlo con fede. Eppure, quel poco pane è veramente il corpo di Cristo, ed è veramente il nutrimento che ci trasforma perché mette in noi la vita stessa di Dio. Coloro tra di voi che riceveranno il ministero di accoliti, saranno chiamati a servire in modo umile, questo mistero grande che è la presenza del Figlio di Dio in poco pane e in poco vino. Quel poco pane e quel poco vino, ce lo dice la fede che professiamo, è Gesù stesso nell’atto di donarsi al Padre per noi e di donarsi a noi per introdurci nella vita del Padre.

Mentre fate il vostro servizio non potete permettervi il lusso di essere distratti o preoccupati da cose secondarie, ma occorre rimanere sempre concentrati nel servizio che siete chiamati a svolgere. Vale anche per voi quello che san Francesco dice ai sacerdoti, quando ricorda loro che nella celebrazione della Messa non devono farsi distrarre da niente e non devono preoccuparsi di cose banali come il voler piacere agli uomini: “Ma ogni volontà, per quanto l’aiuta la grazia divina, si diriga a Dio, desiderando di piacere soltanto allo stesso sommo Signore, perché nella Messa egli solo opera come a lui piace” (LOrd 15: FF 218). Abituatevi a servire all’altare facendo attenzione al mistero che servite e non preoccupatevi di riuscire bene nelle foto o di farvi notare.

Come lettori diventate servitori della Parola di Dio e come accoliti diventate servitori del suo Corpo Eucaristico. Non sono cose da poco.

Nel rito che compiremo tra poco, consegnando il vangelo a quelli di voi che riceveranno il ministero di lettore verrà detto: “Ricevi il libro delle sante Scritture e trasmetti fedelmente la Parola di Dio, perché germogli e fruttifichi nel cuore degli uomini”.

E consegnando la patena agli accoliti il mandato sarà: “Ricevi il vassoio con il pane per la celebrazione dell’Eucaristia, e la tua vita sia degna del servizio alla mensa del Signore e della Chiesa”.

L’augurio che vi faccio è che queste parole non rimangano una formula vuota ma diventino realtà viva nel vostro servizio attuale e un passo in avanti verso un servizio sempre più pieno, fino al dono completo della vostra vita. Così sia.