Letture: Es 34,4-6.8-9; 2Cor 13,11-13; Gv 3,16-18
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito». Gv 3,16
Carissimi fratelli, carissime sorelle,
il Signore vi dia pace!
- La solennità della Santissima Trinità causa ogni anno un grande tormento a chi deve predicare: com’è possibile parlare in modo semplice del mistero cristiano per eccellenza? Era il pensiero che tormentava lo stesso s. Agostino quando stava componendo il “De Trinitate”. Una leggenda medievale narra infatti che Agostino sta passeggiando lungo la riva del mare e vede un bambino che con una conchiglia sta cercando di versare acqua del mare in una buca. Il Santo gli chiede cosa stia facendo e il bambino replica che voleva travasare il mare nella buca. Agostino a sua volta chiede al bambino: “Come puoi pensare di racchiudere il mare, che è così grande, in una buca che è così piccola?”. È allora che il bambino, a sorpresa, risponde: “E tu come puoi pensare di comprendere il Dio infinito con la tua intelligenza limitata?”. Per non farci correre il rischio sterile di voler versare il mare in una buca, le letture di questa domenica ci invitano a partire da ciò che la Trinità ha operato ed opera nella storia, da ciò che la Trinità ha operato e opera nella nostra vita, per aprire a noi uno spiraglio di intuizione su ciò che la Trinità è nell’eternità, senza pretendere di voler comprendere o spiegare tutto il mistero di Dio.
- Nel brano tratto dal Vangelo secondo Giovanni Gesù insegna a Nicodemo che il discepolo viene inserito in una vita nuova ed eterna. Gesù parla già della sua Pasqua, della sua passione, morte e risurrezione. Ne parla aiutandoci a comprendere che non si tratta di un tragico evento. Si tratta invece di un dono d’amore nel quale è coinvolta tutta la Trinità: è il Padre a donare il suo Figlio Unigenito perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna; è il Figlio a donare se stesso perché il mondo si salvi. Sarà poi il Figlio, sulla croce e nel giorno di Pasqua a donare lo Spirito ai suoi discepoli perché questo incontro tra Dio e l’umanità si realizzi. La Pasqua di Gesù rivela perciò che la Trinità è in se stessa amore e rivela l’amore della Trinità per noi, un amore che ci vuole coinvolgere, che è più forte della morte e perciò diventa per noi dono di vita eterna.
- Sulla stessa linea si muove anche l’apostolo Paolo nella seconda lettera ai Corinzi, dove viene utilizzata una formula di saluto che noi ben conosciamo perché con essa abbiamo iniziato anche oggi la celebrazione Eucaristica: “La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi”. Dio è grazia, amore e comunione. L’amore con cui il Figlio ama è amore gratuito, l’amore con cui il Padre ama è amore fontale che mai cessa di sgorgare, l’amore con cui ama lo Spirito Santo è amore che suscita relazione, unione, comunione. In se stesso e nel suo agire trinitario verso ciascuno di noi Dio è sempre grazia, amore e comunione, per questo accogliendolo in noi sperimentiamo la grazia della salvezza, il dono della capacità di amare e il coinvolgimento in una relazione che diventa comunione. In Gesù ci viene rivelata l’iniziativa gratuita di Dio Padre: quella di amarci indipendentemente dalla nostra situazione e dai nostri meriti; con il dono dello Spirito Santo ci viene data la possibilità reale di entrare in questa relazione di amore esistente da sempre tra il Padre, il Figlio e lo Spirito, e questa relazione rende possibile anche la comunione fraterna tra di noi.
- Tutta la vita cristiana altro non è che un progressivo inserimento in questa relazione d’amore. [Siamo battezzati, cioè immersi in modo trasformante e definitivo, nella relazione che unisce il Padre e il Figlio e lo Spirito santo. La liturgia che celebriamo è un anticipo, un segno e un pegno del nostro inserimento in questa relazione di amore ed è la mensa alla quale attingiamo il nutrimento per vivere questa relazione e dalla quale riceviamo benedizione, cioè uno speciale accompagnamento che Dio ci offre perché possiamo vivere secondo ciò che questa relazione comporta. Il nostro impegno morale è, per grazia di Dio, un rendere presente nella storia, nelle situazioni e negli atti concreti questo amore nel quale siamo inseriti. Il Paradiso è l’ingresso definitivo in questa relazione d’amore, così come l’Inferno altro non è che la nostra volontaria autoesclusione da questa relazione d’amore.]
- La nostra stessa vita di frati minori, carissimi fratelli che stamattina rinnovate i vostri voti e carissimi confratelli tutti, è un itinerario, un cammino, di progressivo inserimento nella vita della Trinità, quanto di più bello e appagante possa esistere. Come ha scritto Fr. Carlo Paolazzi ofm nel suo breve ma intenso “In cammino trinitario, con san Francesco d’Assisi”: «Leggendo gli scritti di Francesco, ad ogni pagina ci imbattiamo nell'onnipresenza di Dio... Dio è la realtà centrale, da cui tutto trae origine e verso cui tutto si orienta. Non si tratta però di una divinità astratta o indifferenziata: Dio è sempre colto e proclamato in una prospettiva trinitaria».
Al termine della “Lettera a tutto l’Ordine” la nostra vocazione di frati minori viene riassunta in una bellissima preghiera che ne sintetizza gli elementi essenziali. È l’azione dello Spirito Santo a rendere possibile a ciascuno di noi e alla nostra fraternità il seguire le orme del Figlio amato e giungere al Padre per vivere nella comunione della Trinità.
Vi invito ad abbracciare con consapevolezza questo itinerario e a rinnovare ogni giorno l’adesione a questo cammino di grazia. Vi invito a imparare a memoria questa preghiera e a tenerla come sintesi di un cammino vocazionale il cui protagonista è proprio la Santissima Trinità e che sarà compiuto quando anche noi varcheremo la soglia che separa il tempo dall’eternità:
“Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi miseri di fare, per te stesso, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e, per tua sola grazia, giungere a te, o Altissimo, che in Trinità perfetta e Unità semplice vivi e regni e sei glorificato, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen.” (FF 233).