Am 2,6-10.13-16; Sal 49 (50); Mt 8,18-22
- Carissima e Molto Reverenda Madre Bernardina, Superiora generale dell’Istituto delle Suore Missionarie dell’Evangelizzazione, carissime Sorelle dell’Istituto, carissimi fratelli e sorelle,
il Signore vi dia pace!
Il vangelo previsto per la liturgia odierna è la versione di Matteo dello stesso vangelo che abbiamo ascoltato ieri, anziché tre detti ne contiene solo due, ma è comunque un’occasione ottima per riflettere insieme sulla nostra vocazione e missione.
Per comprendere il significato delle parole di Gesù e il significato complessivo del brano evangelico propostoci occorre anzitutto fare attenzione alla sua collocazione dentro il vangelo di Matteo. Il brano si trova dopo il “discorso della montagna”, nel quale Gesù ha proposto la novità e la radicalità del Vangelo rispetto alla tradizione precedente. Gesù sta ancora formando la comunità dei suoi discepoli, non ha ancora stabilito i dodici e, potremmo dire, è ancora nella fase in cui sta chiamando alcuni a seguirlo più da vicino.
- Tutte le proposte e le chiamate che Gesù fa sono però inviti a seguirlo in modo radicale. Dopo questi due detti, i discepoli (che non sono ancora i Dodici) lo seguono sulla barca, verso la riva Giordana del Lago. Al rientro ci sarà il ritorno a Cafarnao e la chiamata di Matteo Levi che, per seguire Gesù, lascerà subito, non solo il lavoro, ma anche un modo di vivere sbagliato.
Se vogliamo entrare in relazione con Gesù siamo perciò invitati anche noi a seguirlo condividendo il suo cammino particolare e particolarmente esigente. Questo valeva duemila anni fa, vale oggi e continuerà a essere valido fino alla fine dei tempi.
- Il cardinal Martini, in un corso di esercizi per giovani in discernimento vocazionale, aiutava a vedere nelle richieste radicali di Gesù un cammino di liberazione e di maturazione nella fede (cfr. CARLO MARIA MARTINI, Rischiare e giocarsi: verso scelte definitive, Centro Ambrosiano, MI, 2012). È un cammino di libertà che possiamo fare solo se interiormente abitati e animati dallo Spirito Santo.
- Se ci mettiamo in cammino con Gesù ci vien chiesto anzitutto di lasciare indietro l’idea che seguire il Signore significhi avere una vita tranquilla: «Tana e nido diventano il voler restare nel seno materno e in tutto ciò che esso rappresenta, quindi l’esser coccolati, l’essere al riparo, nel guscio della propria sensibilità, nel caldo degli affetti, al sicuro dalle aggressività». Chi vuole una vita tranquilla è meglio che cerchi altrove.
In secondo luogo, Gesù ci chiede di lasciare indietro anche ciò che il simbolo paterno rappresenta cioè «tutta la tradizione ancestrale: le abitudini di famiglia, il costume... se ti leghi alle tradizioni familiari davanti alla radicalità della fede, vai verso la morte, resti schiavo, fai seccare le radici della pianta della sequela». Quante volte i legami familiari diventano impedimento per vivere in obbedienza, povertà e castità o per accettare un trasferimento in spirito autenticamente missionario. E quante volte le nostre abitudini familiari diventano anche un impedimento a costruire una comunità religiosa di fratelli (e/o sorelle) capaci di superare l’attaccamento alle proprie abitudini culturali per accogliersi reciprocamente e formare una nuova famiglia in Cristo.
- La radicalità della fede, necessaria per seguire Gesù, forse spaventa, ma non dimentichiamoci che è la sorgente della vera e autentica libertà cristiana, che non è solo libertà “da” ma è libertà “per” e libertà “con”. Siamo chiamati a seguire Gesù e a condividere la sua missione. se seguiamo Gesù diventeremo liberi assieme Lui, liberi per donare interamente la nostra vita e la nostra persona; liberi nel manifestare che ci fidiamo fino in fondo dell’unico vero Padre, il Padre “che è nei cieli”, liberi di vivere con Cristo, per Cristo e in Cristo da figli di Dio, nella Chiesa assieme a un’umanità nuova in cui possiamo accogliere ogni persona e ogni creatura come un fratello o una sorella.
- Se seguiamo Gesù in modo radicale, con una fede autentica, allora si realizza quello che Lei stessa, Madre Bernardina, ha auspicato in occasione degli 80 anni di fondazione del vostro Istituto. Mi permetto di citarla: “Io penso che la fede può dare tanto. Può dare tanto alla società di oggi, specialmente ai nostri giovani, che apparentemente non vogliono sapere niente della fede ma nascondono, in realtà, un desiderio e una sete di Dio. Un desiderio e una sete non di parole, ma di vicinanza e testimonianza. Specialmente noi religiosi abbiamo una responsabilità grande di essere vicini agli altri e di mostrare l’amore di Dio non soltanto ai nostri ragazzi ma anche alle tante famiglie, che attraversano disagi, che silenziosamente soffrono e hanno bisogno del nostro aiuto, non tanto materiale ma di quello spirituale. Anche un semplice sorriso dà un aiuto a tante persone. Io penso che queste famiglie in difficoltà cercano questo da noi, come religiosi e come consacrati. Non si aspettano prediche, che qualche volta appesantiscono l’animo delle persone, ma cercano compagni di viaggio, amici. Hanno bisogno di sentirsi importanti” (https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2019-08/suore-missionarie-del-catechismo-il-nunzio-apostolico-celebra-o.html).
Concludo ringraziandovi, a nome della Custodia di Terra Santa e dei suoi frati, perché in questi anni le nostre realtà hanno saputo camminare insieme nella fede e nella sequela del Signore Gesù. Sentiamo di condividere con voi la vocazione e la missione di essere a servizio dei Luoghi Santi, dei pellegrini che li visitano, della Chiesa locale e universale. E insieme a voi anche noi sentiamo di essere chiamati a seguire Gesù in modo radicale, per poter continuare ad essere dentro questa nostra storia testimoni del fatto che il Signore – come abbiamo pregato nel Salmo responsoriale – ci chiama a offrire il sacrificio della lode attraverso il dono della nostra vita e a camminare nella sua via, per poter vedere la Sua salvezza e poterla indicare oggi anche ai nostri fratelli e sorelle. Così sia.