II serata - La predica ai pesci: la Parola

II serata - La predica ai pesci: la Parola

Essendo una volta Antonio a Rimini, dove c’era grande moltitudine d’eretici, volendoli ridurre al lume della vera fede e alla via della verità, per molti giorni predicò loro e disputò della fede di Cristo e della santa Scrittura; ma loro non acconsentirono al suo parlare. Allora santo Antonio, un giorno, per divina ispirazione se ne andò alla riva del fiume vicino al mare e cominciò a dire ai pesci: «Udite la parola di Dio voi, pesci del mare e del fiume, poiché gli eretici la schìfano». E come ebbe detto così, subito venne a riva tanta moltitudine di pesci grandi, piccoli e mezzàni, che mai fu vista in quel mare nè in quel fiume; e tutti avevano il capo fuori dall'acqua, e stavano attenti verso santo Antonio, che cominciò a predicare solennemente e dice così: «Fratelli miei pesci, molto siete tenuti di ringraziare il Creatore che vi ha dato così nobile elemento per vostra abitazione. Dio vostro creatore cortese e benigno, quando vi creò, vi diede il comandamento di crescere e di moltiplicare, e vi diede la sua benedizione. Poi quando vi fu il diluvio, tutti quanti gli altri animali morirono, voi soli riservò Dio senza danno. A voi fu concesso, per comandamento di Dio, di serbare Giona profeta e dopo il terzo giorno gettarlo a terra sano e salvo. Voi offriste la moneta al nostro Signore Gesù Cristo, il quale egli come poverello non aveva di che pagare. Voi foste cibo dello eterno re Gesù Cristo prima e dopo la resurrezione. Per tutte queste cose siete tenuti a lodare e benedire Dio, che vi ha dato tanti e tali benefici più che alle altre creature». A queste parole, i pesci cominciarono ad aprire la bocca e inchinarono il capo, e con questi e altri segnali di riverenza, secondo i modi a loro possibili, lodarono Dio. Allora santo Antonio vedendo tanta riverenza, rallegrandosi nello spirito, ad alta voce disse: «Benedetto sia Dio eterno, anche se lo onorano più i pesci acquatici che gli uomini, e meglio ascoltano la sua parola». E quanto più predicava, tanto più cresceva la moltitudine dei pesci. A questo miracolo cominciò a correre il popolo della città; gli eretici sopraddetti, vedendo il miracolo così meraviglioso, compunti nei loro cuori, si gettavano ai piedi di santo Antonio per udire la sua predica. E allora santo Antonio cominciò a predicare la fede cattolica, e così nobilmente predicò, tanto che convertì tutti quegli eretici, i quali tornarono alla vera fede di Cristo, e tutti i fedeli ne rimasero confortati e fortificati nella fede. E fatto questo, santo Antonio licenziò li pesci con la benedizione di Dio, e tutti partirono con meravigliosi atti d'allegria, e similmente il popolo.

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

mentre continuiamo il nostro triduo dedicato a Sant’Antonio, riflettiamo sul suo ruolo come taumaturgo e predicatore. Ieri abbiamo discusso l’importanza del miracolo nel cammino di fede di ogni cristiano, non come un mero capovolgimento dell’ordinario, ma come una finestra aperta sulla realtà. Come Sant’Antonio ci insegna, i miracoli ci aiutano a scrutare con maggiore profondità il mistero della vita, custodita dal Padre delle misericordie.

Spesso, nella sua missione terrena, Gesù si astiene dal compiere prodigi tra coloro che possiedono cuori induriti e incapaci di fede (cf. Mc 6,5). Non usa i miracoli come strumenti per forzare la fede, bensì opera meraviglie laddove esiste già una predisposizione a credere. I miracoli devono essere interpretati con un cuore di fede che ne colga il vero significato: la presenza amorevole e salvifica di Dio in mezzo a noi.

Rivolgiamo ora lo sguardo alla figura di Sant’Antonio. Dopo aver abbracciato la vita dei Frati Minori, visse per un periodo nel silenzio e nel nascondimento di un convento presso Forlì, nel nord Italia. In quel ritiro, il Signore lo preparava per una nuova missione. Un giorno, per una serie di circostanze apparentemente casuali, Antonio fu chiamato a predicare durante un’ordinazione sacerdotale. La sua eloquenza e la sua profondità teologica impressionarono così tanto i Superiori, che lo destinarono a una vita di predicazione.

La sua attività apostolica si sviluppò intensamente in Italia e in Francia, dove la sua parola attirò numerosi cuori distanti, riportandoli al seno della Chiesa. Antonio fu uno dei primi insegnanti di teologia dei Frati Minori, ricevendo persino la benedizione di San Francesco, che gli scrisse: “Mi piace che insegni teologia ai frati” (FF 252). Così, Antonio gettò le fondamenta della teologia francescana, sviluppata ulteriormente da figure eminenti come San Bonaventura e il beato Duns Scoto.

Questa sera ricordiamo l’episodio della predicazione di Antonio ai pesci, avvenuta a Rimini. In quella città dominata dagli eretici, la popolazione fu istruita a ignorarlo, e le chiese rimasero vuote. Non trovando nessuno disposto ad ascoltare, Antonio, in preghiera, si recò al mare e iniziò a dire fra sé: "Voi vi dimostrate indegni della parola di Dio, ora mi rivolgo ai pesci, per svergognare la vostra incredulità". Miracolosamente, i pesci emergono in gran numero, si dispongono ordinatamente e si muovono,  pronti ad accogliere il suo messaggio di esortazione e lode. Ecco che i pesci affiorarono in gran numero, ascoltando la parola di esortazione e di lode del Santo. Questo evento ci insegna che il vero ascolto e la comprensione della parola di Dio non si trovano solo nelle grandi assemblee, ma soprattutto nei cuori aperti e semplici, simili ai pesci che affiorarono per ascoltare Antonio. Ciò dimostra come l’amore di Dio e la Sua Parola possano raggiungere ogni creatura, anche quando il mondo sembra sordo e indifferente.

Uno dei segreti del successo di Antonio come predicatore fu il suo stile di vita. Nella enciclica Evangelii Nuntiandi, Paolo VI sottolinea: “L'uomo contemporaneo ascolta con maggiore interesse quelli che danno testimonianza piuttosto che coloro che insegnano, o se ascolta coloro che insegnano è perché danno testimonianza” (EN 41). È la nostra vita, non solo le nostre parole, a testimoniare la verità della fede. Gesù convertì Matteo con una parola e Pietro con un semplice sguardo. Mangiare con peccatori, parlare con Samaritani, pubblicani e prostitute, sfidando pregiudizi e convenzioni sociali: tutto ciò dimostra che l’amore di Dio non conosce barriere. La nostra parola diventa vuota senza una vita che testimoni l'amore di Dio in azione. La nostra predicazione deve essere radicata nella Parola di Dio, ma deve anche rispondere ai bisogni reali delle persone. Dobbiamo ascoltare non solo con le orecchie, ma con il cuore, per cogliere le gioie, le speranze, le tristezze e le angustie del nostro tempo. Solo allora la nostra parola sarà una vera parola di speranza, capace di rispondere alle domande profonde della vita.

Per riscoprire la più autentica tradizione del nostro Ordine, dobbiamo comprendere che la nostra predicazione deve essere intrinsecamente profetica. Una predicazione che si limita a teorie astratte non cattura né lo spirito di Sant’Antonio né il cuore dei fedeli. La predicazione profetica non è semplicemente la trasmissione di conoscenza; è la gioiosa proclamazione della Parola di Dio, che è viva e vivificante, accompagnata dall’annuncio completo e necessario del messaggio evangelico.

Essere predicatori, come lo era Antonio, implica essere anche studiosi. Abbandonare la lettura e la riflessione significa cessare di essere predicatori efficaci. La nostra capacità di predicare dipende dalla nostra continua dedizione allo studio. Un ascolto profondo delle gioie, dei dolori, delle speranze e delle angosce della famiglia umana richiede un impegno serio nello studio e nell’analisi sociale. Inoltre, è necessario apprendere nuove lingue e rispettare con sensibilità le diverse culture, affinché il Vangelo possa realmente incarnarsi in queste nuove realtà culturali.

Prima di tutto, ciò richiede che dedichiamo tempo e presenza tra coloro a cui siamo chiamati a predicare. Soltanto partendo dalle loro esperienze possiamo ascoltare il Vangelo in forme nuove e dinamiche. Siamo chiamati a ricevere e abbracciare la Parola di Dio ovunque essa si manifesti. La predicazione profetica richiede dunque che siamo profondamente radicati nello studio e nell’ascolto delle realtà umane e culturali attorno a noi. Solo così possiamo rispondere con autenticità e incisività alla chiamata di proclamare la Parola di Dio in un mondo che ha sete di verità e speranza.

Come Antonio predicava ai pesci e convertiva gli eretici, anche noi siamo chiamati a vivere una vita di testimonianza che parla agli uomini e alle donne del nostro tempo. Che la sua vita ci ispiri a essere testimoni autentici dell’amore di Dio, capaci di portare il Vangelo con parole e azioni che risuonano nel cuore di chi ci ascolta.

Concludiamo chiedendo a Sant’Antonio di intercedere per noi affinché possiamo vivere e annunciare la Parola con la stessa fede e fervore che lui dimostrò, trasformando ogni momento in un’occasione per avvicinare il Regno di Dio.

Amen.