III serata - Il pane dei poveri: la preghiera e l’elemosina

III serata - Il pane dei poveri: la preghiera e l’elemosina

Un bimbo di venti mesi, di nome Tommasino, i cui genitori avevano l’abitazione vicino alla chiesa del beato Antonio, in Padova, fu lasciato incautamente da sua madre accanto ad un recipiente pieno d’acqua. Si mise a fare nell’acqua giochi infantili e forse, vedendoci riflessa la sua immagine e volendo inseguirla, precipitò nel recipiente testa all’ingiù e piedi in alto. Siccome era piccino e non poteva sbrogliarsi, ben presto vi rimase affogato.

Trascorso breve tempo, la madre ebbe sbrigate le sue faccende, e vedendo la lontano i piedi del bimbo emergere da quel recipiente, si precipitò urlando forte con voce di pianto e trasse fuori il piccino. Lo trovò tutto rigido e freddo, perché era morto annegato. A tale spettacolo gemendo di angoscia, mise sottosopra tutto il vicinato con i suoi lamenti ad alta voce.

Molte persone accorsero sul posto, e tra queste alcuni frati minori insieme con operai, che a quel tempo lavoravano a certe riparazioni nella chiesa del beato Antonio. Quando ebbero veduto che il bambino era sicuramente morto, partecipando alla sofferenza e alle lacrime della madre, essi si ritirarono come feriti dalla spada del dispiacere. La madre tuttavia sebbene l’angoscia le straziasse il cuore, prese a riflettere sugli stupendi miracoli del beato Antonio, e ne invocò l’aiuto onde facesse rivivere il figlio morto. Aggiunse anche un voto: che darebbe ai poveri la quantità di grano corrispondente al peso del bimbo, se il beato Antonio lo avesse risuscitato. Dal tramonto fino alla mezzanotte il piccolo giacque morto, la madre continuando senza sosta ad invocare il soccorso del beato Antonio e replicando assiduamente il voto, allorché, - cosa mirabile a dirsi! – il bimbo morto riebbe vita e piena salute.

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

oggi vogliamo riflettere su una storia di fede, amore e misericordia che ci insegna tanto sulla potenza della preghiera e sull'importanza della carità. Parliamo del piccolo Tommasino, un bimbo di soli 20 mesi, la cui vita e la cui morte hanno dato origine a una devozione che ancora oggi ci tocca profondamente. La madre di Tommasino, in un momento di distrazione, lasciò il suo piccolo a giocare da solo. Poco dopo, lo ritrovò senza vita, affogato in un mastello d’acqua. In preda alla disperazione, invocò l’aiuto di Sant’Antonio con una preghiera fervente, facendo un voto: se avesse ottenuto la grazia, avrebbe donato ai poveri tanto frumento quanto fosse il peso del suo bambino. E il miracolo avvenne. Tommasino tornò miracolosamente in vita, e così nacque la tradizione del «pondus pueri»: una preghiera in cui i genitori, in cambio della protezione per i propri figli, promettevano a Sant’Antonio tanto frumento quanto fosse il loro peso.

Questo miracolo non solo ridiede la vita a Tommasino, ma accese la fiamma della devozione conosciuta come il Pane dei Poveri o Pane di Sant’Antonio. In passato, donare il pane ai bisognosi era un gesto di enorme significato, dato che il pane rappresentava l'alimento principale per la sopravvivenza. Oggi, benché il pane non sia più l’elemento essenziale che era un tempo, i frati di tutto il mondo continuano a incoraggiare i fedeli a mantenere viva questa pia devozione prendendosi cura delle necessità dei poveri. Sant’Antonio, come il suo confratello San Francesco, fece la scelta preferenziale per i poveri. Lui e i suoi frati si prendevano cura dei più bisognosi, chiedendo in elemosina cibo e vestiario per loro.

Da questo miracolo di Tommasino, possiamo vedere come la preghiera e l’elemosina siano due aspetti inseparabili della fede cristiana: la preghiera della madre ottenne la grazia della resurrezione del figlio, e questo miracolo generò un desiderio di restituire l’amore ricevuto a chi vive nella precarietà.

Nei suoi Sermoni, Sant’Antonio descrive la preghiera come un atto d'amore che spinge l’anima umana a un dialogo dolce e intimo con il Signore, creando una gioia indescrivibile che avvolge l’anima in una dolce orazione. Egli ci insegna che la preghiera necessita di un’atmosfera di silenzio, non tanto come assenza di rumore esterno, ma come esperienza interiore, che cerca di eliminare le distrazioni delle preoccupazioni mondane, creando un silenzio profondo nell’anima stessa.

Secondo l'insegnamento di questo grande Dottore francescano, la preghiera si articola in quattro atteggiamenti essenziali: obsecratio, oratio, postulatio e gratiarum actio. Questi termini latini possono essere così interpretati: il primo passo è aprire fiduciosamente il proprio cuore a Dio, non limitandosi a pronunciare parole, ma accogliendo la presenza divina nel cuore; poi, dialogare affettuosamente con Lui, riconoscendolo presente accanto a noi; successivamente, presentare a Dio i nostri bisogni; infine, lodarlo e ringraziarlo.

In questi insegnamenti sulla preghiera, Sant’Antonio rivela uno dei tratti distintivi della teologia francescana, di cui fu pioniere: l’importanza dell’amore divino che entra nella sfera degli affetti, della volontà e del cuore, e che è la fonte di una conoscenza spirituale che supera ogni altra forma di conoscenza. Infatti, attraverso l’amore, conosciamo. Sant’Antonio scrive: “La carità è l’anima della fede, la rende viva; senza l’amore, la fede muore” (Sermones Dominicales et Festivi II).

Solo un’anima che prega può progredire nella vita spirituale, ed è questo uno degli aspetti principali della predicazione di Sant’Antonio. Egli conosceva bene le debolezze della natura umana e la nostra propensione a cadere nel peccato. Per questo, ci esorta continuamente a combattere l’inclinazione all’avidità, all’orgoglio e all’impurità, e a praticare le virtù della povertà e della generosità, dell’umiltà e dell’obbedienza, della castità e della purezza.

Fare l’elemosina può sembrare un gesto semplice, ma è carico di un profondo significato. La parola stessa “elemosina” deriva dal greco e significa “aver pietà”. L’elemosina, quindi, deve portare con sé tutta la ricchezza della misericordia. Nella Bibbia, l’elemosina e il sacrificio sono doveri a cui una persona religiosa deve attenersi, con Dio che richiede una particolare attenzione per i poveri. “Dai generosamente e, mentre doni, il tuo cuore non si rattristi” leggiamo nel Deuteronomio (Dt 15,10). La carità richiede un atteggiamento di gioia interiore, e offrire misericordia non deve essere un peso o una noia da cui liberarsi in fretta.

Voi frati della Custodia di Terra Santa avete vissuto un’esperienza di sofferenza simile a quella della madre di Tommasino. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, la Custodia si trovò coinvolta in un conflitto che comprometteva diverse nazionalità: Germania e Turchia da un lato, e Francia, Inghilterra, Russia e Polonia dall'altro. Nel 1914, le autorità tedesche e turche, con Gerusalemme ancora sotto il dominio ottomano, decisero di espellere i frati appartenenti alle nazioni nemiche, svuotando in parte i conventi. Fu così che i frati si affidarono alla Provvidenza per evitare la chiusura dei santuari. Nel 1917, la Dichiarazione Balfour aumentò le tensioni interne. La Custodia, senza una guida stabile poiché il Custode di allora era stato eletto Generale dell’Ordine, fu gestita da p. Eutimio Castellani. Egli proclamò un triduo in onore di Sant’Antonio quando la minaccia della partenza dei frati italiani si fece nuovamente concreta. A novembre, con i frati pronti a partire, il governatore turco annunciò inaspettatamente che potevano rimanere. Sant’Antonio aveva ascoltato le preghiere, evitando la loro espulsione. Alla fine della guerra, il 13 giugno 1920, nel Convento di San Salvatore, fu celebrata una solenne cerimonia di ringraziamento davanti alla statua di Sant’Antonio, che venne scelto ufficialmente come Santo Patrono della Custodia. Da allora, ogni anno a giugno, si celebra questo triduo in suo onore.

Oggi, in questo momento difficile, siamo nuovamente invitati a pregare Sant’Antonio per chiedere la sua intercessione presso Dio. A lui ci affidiamo per chiedere la cessazione di ogni violenza e l’apertura al dialogo in Terra Santa. Che il suo esempio di amore, preghiera e carità possa guidarci e ispirarci a vivere con cuore aperto e generoso. Amen.