Meditazione di fr. Francesco Patton, 27 marzo, Mercoledì Santo

Meditazione di fr. Francesco Patton, 27 marzo, Mercoledì Santo

Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 26,14-25

Carissime amiche, carissimi amici, Pace e bene.

Sono fr. Francesco Patton, Custode di Terra Santa.

A conclusione del nostro itinerario quaresimale e prima di iniziare il Triduo Santo ci troviamo a leggere la pagina di Vangelo che ci racconta il tradimento di Giuda. È una pagina molto intensa e va letta nel contesto del racconto della Passione nel Vangelo secondo Matteo. Tutto comincia con l’annuncio da parte di Gesù della sua propria crocifissione e il racconto della congiura del Sinedrio, con a capo Caifa, per farlo arrestare. Il contesto in cui questo avviene è pasquale e va dall’unzione di Betania e la protesta di Giuda per lo spreco di denaro fino alla sepoltura frettolosa del Crocifisso, la cui tomba viene posta sotto custodia. Comprende la cena che Gesù desidera celebrare con i suoi discepoli e all’interno della quale si consegna a sua volta nel pane e nel vino. Durante la cena avviene anche la predizione del tradimento di Giuda e quella del rinnegamento di Pietro. Poi si proseguirà al Getsemani, con la preghiera di Gesù e il suo arresto al segno del bacio di Giuda fino alla condanna a morte di Gesù da parte di Pilato con l’esecuzione della sentenza e la sepoltura del cadavere. Tra il bacio al Getsemani e il processo davanti a Pilato Matteo racconta anche il pentimento di Giuda, la restituzione dei trenta denari e il suo suicidio per impiccagione.

La pagina che abbiamo ascoltato è drammatica. In essa Gesù pronunzia le parole più dure che si trovino nei vangeli: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!» (Mt 26,23-24).

Sono parole che ci ricordano fin dove può arrivare la nostra libertà umana: possiamo scegliere di consegnare Gesù, cioè di tradirlo; possiamo scegliere di consegnarci a Gesù, cioè di metterlo al primo posto nella nostra vita; possiamo accogliere lui che si consegna cioè si dona a noi e per noi oppure rifiutarlo; possiamo a nostra volta consegnarlo ad altri cioè donarlo perché vivifichi anche la loro esistenza oppure tentare di trattenerlo e consumarlo egoisticamente interrompendo il flusso dell’amore che si dona e cerca di espandersi; possiamo usare il linguaggio dell’amore in modo autentico o arrivare a trasformare il linguaggio dell’amore nel segno del tradimento.

Come ha ricordato il santo papa Giovanni Paolo II proprio riflettendo sul tradimento di Giuda e sulle parole di Gesù: “la dichiarazione non può essere intesa con sicurezza nel senso dell’eterna dannazione”. (Giovanni Paolo II, Varcare la soglia della speranza, 194/236). Papa Woytila sottolinea però che la durezza delle parole di Gesù rispecchia la possibilità estrema che è data alla nostra libertà, che è quella di scegliere il male che porta non solo al rifiuto di Gesù ma anche all’autodistruzione di noi stessi. Questa eventualità tragica è comunque una provocazione per la nostra coscienza morale, che è fatta per scegliere il bene.

Che il Signore Gesù accompagni ciascuno di noi ad accogliere Lui che si consegna, cioè si dona a noi e per noi come il bene infinito della nostra vita. Che il Signore Gesù renda ciascuno di noi incapace di stabilire un prezzo per comprare o vendere o sfruttare o annientare una qualsiasi persona umana. Che il Signore Gesù renda ciascuno di noi capace consegnare, cioè di donare, se stesso per amore di Dio e dei fratelli.