Meditazione di Fr. John Luke Gregory, 25 marzo, Lunedì Santo

Meditazione di Fr. John Luke Gregory, 25 marzo, Lunedì Santo

Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 12,1-11

Sei giorni prima della Pasqua: è l’Evangelista Giovanni a offrirci questa precisazione temporale che ci aiuta a cogliere il senso profondo del gesto avvenuto nella casa di Betania. E la Chiesa latina ha scelto di riproporci l’ascolto di quell’episodio, proprio nella Messa del lunedì santo, sei giorni prima della Pasqua.

Nella casa dei tre santi fratelli Marta, Maria e Lazzaro viene imbandita una cena per Gesù e i suoi amici.

Non fatichiamo a intuire uno speciale clima di gioia e gratitudine di quell’ora sottolineato dall’annotazione che Lazzaro era uno dei commensali. Gesù lo aveva richiamato dalla tomba pochi giorni prima e, se ora siede a mangiare, vuol dire che è davvero risorto.

Dal canto suo Marta, secondo il suo stile tipico, manifesta la sua gioia e la sua gratitudine, prodigandosi in mille servizi.

Ma, improvvisamente, avviene qualcosa che sorprende tutti e provoca diverse interpretazioni.

Maria prende una notevole quantità di un olio prezioso e molto profumato, che chi di voi è stato pellegrino in Terra Santa ben conosce, il nardo, e unge i piedi di Gesù e poi li asciuga con i suoi capelli. E mentre il profumo intensissimo del nardo si diffonde e impregna tutta la casa, ognuno dei commensali cerca di riprendersi dallo stupore e prova a comprendere il senso di un gesto così insolito.

Tutti guardano in silenzio. Solo Giuda azzarda una sentenza infastidita e volgare, anche se travestita di una falsa nobiltà: "Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?"

Strumentalizzando i poveri, Giuda manifesta il suo disappunto per quello che considera uno spreco. Lui teneva la casa e legge i fatti con una logica meramente da contabile: è incapace di lasciarsi colpire dalla gratuità dell’amore.

Maria, infatti, che era abituata a stare ai piedi di Gesù ad ascoltare la sua parola; che, nella frequentazione del suo Signore e Maestro, aveva permesso a Gesù di plasmare gradualmente il suo cuore, aveva intuito che quella era un’ora speciale. Questa visita di Gesù, non era come una delle numerose visite precedenti: era speciale, era quella che precedeva di poco il dono di sè che Gesù avrebbe fatto sulla croce. E davanti alla totalità e alla grandezza dell’amore non si può che reagire con la generosità e pienezza dell’imitazione.

Spargendo generosamente tutto quell’unguento sui piedi di Gesù, Maria ha come anticipato, nel simbolo, ciò che stava per compiersi, concretamente, nella vita del Signore. E l’intuizione e l’attenzione squisitamente femminili di Maria hanno avuto quasi il compito di preparare il corpo di Gesù per il giorno della sepoltura e dare una chiave di lettura dell’offerta sacrificale della sua vita.

Quanto suona diverso l’atteggiamento di Giuda Iscariota. L’evangelista, infatti, commenta l’interpretazione di Giuda con un’affermazione davvero molto dura: “Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro”

Ci sorprende che nel Vangelo sia rimasto un commento così tagliente. Affermare di Giuda che era ladro, però, non è semplicemente segnalare un suo comportamento moralmente riprovevole, non è il semplice gusto di inchiodare Giuda al suo peccato, ma smaschera qualcosa di più profondo.

Giuda non era ladro solo perché prendeva per sé qualcosa che non gli apparteneva, ma era ladro nel suo modo di relazionarsi con la vita, con gli altri, con Gesù.

A differenza di Maria, pur avendo vissuto a lungo e quotidianamente con Gesù, non si era lasciato trasformare nel profondo. Gesù sta per affrontare la morte, sta per fare della sua morte un’offerta libera e gratuita al Padre per i suoi amici e non c’è amore più grande di questo, e Giuda pensa solo a quanto potrebbe ricavare dalla vendita di un profumo. Questo è ciò che fa di lui un ladro: è incapace di comprendere la dinamica del dono e rimane chiuso nella prigionia del possesso egoistico. E meschinamente dice che vorrebbe fare un dono ai poveri, ma è una bugia per mascherare il suo egoismo e mostrarsi bello agli occhi di Gesù.

Gesù benedice la generosità di Maria, ma ancor più il valore profetico del suo gesto. E frena la meschinità e l’ipocrisia di Giuda.

Siamo ormai solennemente entrati nella Settimana Santa, permettiamo al gesto dell’unzione di Betania di orientarci a vivere intensamente la Pasqua del Signore e di provocarci con alcune domande: I poveri li abbiamo sempre con noi, come ha detto Gesù: di che qualità è il mio rapporto con i poveri? Li servo generosamente, con discrezione e delicatezza, nel nome del Signore o mi servo dei poveri, per “darmi una parvenza di bontà” ed essere ammirato dagli altri?

Come Maria, mi sto lasciando veramente plasmare nel profondo da Gesù, dall’ascolto della sua Parola e dalla grazia dei Sacramenti, per divenire simile a Lui? Oppure come Giuda pur stando spesso con il Signore sono impermeabile alla sua azione interiore e, invece, di imitarlo nel fare della mia vita un dono, tengo gelosamente per me tutto?