Meditazione di Fr. Luca Di Pasquale, 22 marzo

Meditazione di Fr. Luca Di Pasquale, 22 marzo

Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 10,31-42

Pace e bene!

Sono fra Luca Di Pasquale, studente di Sacra Scrittura e Archeologia presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme.

In questo tempo, ormai prossimo alla Settimana Santa, riflettiamo insieme sulla profondità del mistero di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.

Il Vangelo di oggi ci presenta la tensione e l’incomprensione che circondano la figura di Gesù. Vediamo come Egli, attraverso le Sue opere e le Sue parole, cerca di dimostrare la verità della Sua missione divina. Tuttavia, la risposta dei giudei è di accusarlo di blasfemia perché si è fatto figlio di Dio. Gesù risponde con saggezza, facendo notare che tutti siamo figli dell’unico Padre, ma la Sua figliolanza divina deriva dalla perfetta unione con il Padre e dalle opere che compie nel Suo nome. De Lubac, con saggezza, ci ricorda che è necessario coraggio per amare la verità, perché spesso la verità stessa non è amata. Gesù non cessa di proclamare la verità del suo essere Figlio di Dio, nonostante l’opposizione e il rischio di essere condannato. Gesù non lascia scampo ai suoi interlocutori, continuando a ritornare sui punti cruciali che mettono in crisi la loro comprensione. E questa perseveranza nella verità scatena l’ira dei Giudei, che cercano di arrestarlo o lapidarlo.

Ma Gesù non può e non vuole scendere a compromessi sulla verità che è in Lui in relazione al Padre. Il suo amore per il Padre e per la verità che caratterizza il loro rapporto lo spinge a ribadire incessantemente la sua identità divina e il rapporto unico che ha con Dio.

Nonostante i tentativi dei Giudei di negare la sua divinità e condannarlo per blasfemia, Gesù continua a presentare testimonianze a suo sostegno: le opere compiute nel nome del Padre e le testimonianze del Battista. Tuttavia, molti rifiutano di credere, rivelando la dura realtà dell’opposizione alla verità incarnata in Cristo. Eppure, nonostante la crescente minaccia della Passione imminente, Gesù rimane fedele alla missione affidatagli dal Padre. La sua obbedienza al mandato divino lo guida fino alla morte, perché ciò che più conta per Lui è essere fedele al progetto salvifico del Padre, anche a costo della propria vita. La Croce del Signore diventa il segno supremo della Sua divinità e del Suo amore redentore. In essa, vediamo l’amore infinito di Dio manifestato nel sacrificio di Cristo per la nostra salvezza. È un amore che va oltre ogni comprensione umana, un amore che abbraccia il dolore e la sofferenza per portarci alla vita eterna. Ma la Croce non è solo un segno del passato, è anche una sfida per il nostro presente. Ci invita a guardare oltre le nostre limitate comprensioni e ad abbracciare la totalità di Cristo nella nostra vita quotidiana. Significa accettare il Suo insegnamento non solo come una serie di precetti morali, ma come la via verso la piena realizzazione della nostra umanità. Gesù stesso ci mostra che essere verità significa essere misericordia sopra ogni cosa. Egli accoglie e perdona, invitandoci a fare lo stesso, a vivere nell’amore che è il dono supremo della croce. Pertanto, fratelli e sorelle, siamo chiamati a testimoniare la verità di Cristo nella nostra vita quotidiana, avendo il coraggio di affermare la sua divinità e la sua misericordia. Attraverso la preghiera e l’ascolto del nostro cuore, possiamo discernere la volontà di Dio per noi e abbracciare con gioia la croce che ci conduce alla vita eterna. Che il nostro cammino sia illuminato dalla verità e dalla misericordia di Cristo, e che possiamo essere testimoni luminosi del suo amore nel mondo.

 

Pace e bene dalla Terra Santa.