Giornata delle associazioni di volontariato per la Terra Santa 2023

A Roma la XVI Giornata delle associazioni di volontariato per la Terra Santa

© Paolo Salvaggio / Fondazione Terra Santa
© Paolo Salvaggio / Fondazione Terra Santa

"Continuiamo a tenere il cuore libero dall’odio”: è il messaggio che il Custode di Terra Santa, fr. Francesco Patton, ha portato ai volontari durante la XVI Giornata delle associazioni di Terra Santa, che si è svolta sabato 11 novembre all’Auditorium Antonianum di Roma. L’incontro, che si tiene annualmente, ha visto riunite le associazioni di volontariato che sostengono i progetti in Terra Santa.

Essere capaci di riconoscere la sofferenza degli altri

La Chiesa da subito ha detto una parola forte di speranza, pur davanti alla terribile contabilità delle uccisioni di civili”, ha sottolineato il Custode, respingendo la logica dei sentimenti polarizzati che sembra dominare il dibattito pubblico in questo tempo drammatico. “Non possiamo permetterci di essere tifosi, ma dobbiamo essere persone capaci di riconoscere la sofferenza degli altri”.

In un dialogo con Giuseppe Caffulli, direttore della rivista Terrasanta, ha affrontato diversi aspetti del conflitto riesploso il 7 ottobre tra Israele e Hamas, a partire dalla testimonianza di fede che stanno dando i cristiani a Gaza, cattolici e greco-ortodossi insieme, che in queste settimane sentono la chiesa come loro casa, e lo è a tutti gli effetti. Nel suo intervento il Custode ha quindi riferito della situazione dei cristiani a Betlemme e in Cisgiordania, dove l’emergenza sembra riportare tanti alla realtà di isolamento e difficoltà economica vissuta durante la pandemia.

Riportare l’attenzione sulla Siria

La giornata ha riunito una centinaio di volontari e sostenitori insieme a cinque Commissari in un incontro che quest’anno era stato programmato, prima del 7 ottobre, per riportare l’attenzione ai drammi della Siria sempre più dimenticata e che, naturalmente ha ampliato lo sguardo sul conflitto israelo-palestinese.

In apertura, fr. Pietro Messa ha condiviso la sua riflessione sulla carità a partire dalla Regola francescana, di cui si celebrano gli 800 anni proprio in questo novembre. Fr. Pietro, che insegna Storia del francescanesimo alla Pontificia Università Antonianum, ha aiutato a mettere a fuoco che cosa vuole dire “misericordia” per Francesco d’Assisi. “Più che il poverello, Francesco dovrebbe essere chiamato il misericordioso”, ha osservato, offrendo una lettura spirituale, fondata sulla ricerca storica rigorosa, che ha dato il “la” a una giornata particolarmente ricca di informazioni sulle opere e di ispirazione francescana sullo spirito che le anima. L’attenzione alle tragedie della Siria e della Terra Santa non è distinta da una continua visione dei segni di bene e di speranze.

L’impegno dei francescani

Fr. Bahjat Karakash, frate minore di Aleppo e parroco della comunità latina, ha portato nella mattina la testimonianza dell’impegno dei francescani in Siria. Un intervento informativo sulle numerose attività di aiuto, per i giovani come gli anziani, e per la ricostruzione post-terremoto. Ma soprattutto ha espresso il senso della presenza dei cristiani nel Paese, da dove tutti vorrebbero partire. “Una presenza di pace, dialogo ed educazione, che se viene a mancare mette a rischio l’intera società”, ha detto. Tra gli innumerevoli bisogni materiali, fra Bahjat ha ricordato come l’istruzione per i giovani e la formazione all’incontro siano fondamentali per dare un futuro alla Siria. Per questo ha illustrato il lavoro e i risultati nella parte più povera di Aleppo, dove il progetto “Un nome e un futuro” continua a dare frutti.

Il focus sulle emergenze in Siria

L’infanzia dimenticata della Siria, oltre l’aiuto agli orfani dei quartieri musulmani più devastati dalla guerra,  è stata il tema di un panel condotto nel pomeriggio da Luca Geronico, giornalista di Avvenire. Stefano Ravagnan, rappresentante diplomatico per la Siria del ministero degli Esteri ha illustrato la drammatica situazione del campo di prigionia di al-Hol, nel nord est siriano, dove migliaia di bambini e ragazzi, figli di jihadisti, hanno bisogno di trovare soluzioni di rimpatrio, reinserimento e prospettive di una vita diversa. Danilo Feliciangeli, del desk Medio Oriente di Caritas italiana, ha raccontato i successi di alcuni progetti che in Siria hanno avvicinato centinaia di giovani attraverso la formazione artistica, favorendo percorsi di riconciliazione. E l’urgenza della formazione scolastica per i piccoli siriani, profughi in Libano, è stata messa in luce da Maria Quinto che per la Comunità di Sant’Egidio cura il progetto dei corridoi umanitari a favore delle famiglie siriane.

Una pluralità di esperienze, idee e risultati che ha reso la Giornata dei volontari 2023 una delle più ricche degli ultimi anni. Volontari che, come di consueto, hanno potuto incontrarsi, scambiare impressioni ed esperienze, rinfrancarsi nell’impegno ad essere presenti, informati e disposti a porre al centro l'attenzione per le persone. La condizione indispensabile per “ri-umanizzare” l’altro, come è stato fatto ad Aleppo est e come è indispensabile per cercare soluzioni di pace in tutto il Medio Oriente.

Francesco Pistocchini

Foto Crediti © Paolo Salvaggio / Fondazione Terra Santa