Verso il 20 ottobre: la canonizzazione dei Martiri di Damasco
L’Ordine dei Frati Minori e la Custodia di Terra Santa, insieme alla Chiesa maronita, si stanno preparando a un evento molto importante: il prossimo 20 ottobre verranno dichiarati santi gli undici "Martiri di Damasco", otto frati francescani e tre laici maroniti uccisi in odio alla fede a Damasco in Siria, nella notte tra il 9 e 10 luglio 1860.
Il contesto storico
L’evento martiriale si colloca nel contesto di persecuzione contro i cristiani ad opera dei Drusi sciiti, che a partire dalla primavera 1860 si allargò dal Libano alla Siria. Il 9 luglio 1860 la folla fanatica dei persecutori invase il popoloso quartiere cristiano di Damasco, che contava circa 3.800 abitazioni, e si abbandonò ad ogni sorta di violenza, dopo aver chiuso tutte le vie di fuga. Quella stessa notte, un commando di rivoltosi, animato da odio religioso, riuscì a penetrare nel convento francescano di San Paolo attraverso una porta nascosta indicata da un traditore: qui furono barbaramente trucidati otto frati minori – sette di nazionalità spagnola e uno di nazionalità austriaca – e tre cristiani laici maroniti.
Da subito, fu evidente a tutti che si trattava di una morte martiriale: alle undici vittime, infatti, prima di infliggere i colpi mortali, gli aggressori chiesero di rinunziare alla fede cristiana e di abbracciare l’Islam, invito che fu decisamente rifiutato. Furono beatificati da Pio XI nel 1926.
Gli eroici testimoni della fede:
Manuel Ruiz López
Nato nel 1804 a San Martín de las Ollas, Burgos (Spagna), ed entrato nel 1825 tra i Frati Minori, fu ordinato sacerdote nel 1830.
L’anno successivo fu inviato in Terra Santa dove, dopo aver appreso le lingue locali, svolse un fecondo apostolato. Nel 1847 fu costretto a tornare in Europa per motivi di salute, ma ritornò in Terra Santa nel 1858. La notte dell’eccidio, appena i rivoltosi penetrarono nel convento, corse in chiesa per consumare le Specie Eucaristiche, in modo che non fossero profanate. Fu ucciso ai piedi dell’altare.
Manuel Ruiz López
Sacerdote professo della Provincia dell’Immacolata Concezione, dei Minori Scalzi o Alcantarini (1804-1860)
Manuel Ruiz López
Sacerdote professo della Provincia dell’Immacolata Concezione, dei Minori Scalzi o Alcantarini (1804-1860)
Manuel Ruiz, figlio di Manuel e Agustina López, nacque il 5 maggio 1804 a Martín de las Ollas, località della provincia di Burgos (Spagna), nella regione di Las Merindades.
Fu battezzato il giorno seguente, 6 maggio, con lo stesso nome di suo padre, come era consuetudine in quella comarca. Ebbe due fratelli: Ángel e Julián. Ricevette dai genitori una sana istruzione religiosa e un solido senso del dovere. Il parroco don Luis Rábago lo introdusse allo studio dei primi elementi della lingua spagnola e della grammatica latina. Nel 1825, all’età di 19 anni, Manuel entrò nell’Ordine dei Frati Minori nella Provincia dell’Immacolata Concezione dei Frati Minori Scalzi della riforma di San Pietro d’Alcantara, nell’antico convento di San Miguel de las Victorias in Priego. Emessa la professione, fu ordinato sacerdote nel 1830. Il 20 luglio 1831 il Beato, con 26 compagni, si imbarcò per la Terra Santa dal porto di Cádiz, sbarcando a Giaffa il 3 agosto successivo. In quella spedizione era presente anche il Beato Carmelo Bolta di Valencia, suo futuro compagno di martirio. Come tutti i missionari che giungevano in Palestina, il Beato Manuel ebbe l’opportunità di visitare innanzitutto i vari Luoghi Santi: Betlemme, Tiberiade, Gerusalemme, Santo Sepolcro. Per la preparazione “tecnica” dei missionari nella Custodia di Terra Santa, cioè per l’apprendimento delle lingue e della cultura locale, era stata istituita una scuola di lingua araba in Harissa, nel Libano, e un’altra a Damasco. Il Beato Manuel con alcuni suoi compagni fu destinato al convento di Damasco. Qui i Francescani attendevano alla cura pastorale di circa 500-600 cattolici di rito latino, altrettanti di rito armeno, 500 di rito siriaco e fino a 6.000 di rito greco, tutti residenti nella città, senza contare quelli dei dintorni. Il Beato Manuel ebbe una particolare propensione per l’apprendimento delle lingue orientali. Non ebbe difficoltà, perciò, a svolgere anche un ampio apostolato esterno, distinguendosi per zelo e virtù. Gli arabi lo chiamavano familiarmente “Padre Pazienza”. Dopo aver soggiornato per qualche tempo, per ragioni di salute, in Italia nel convento di San Francesco a Lucca, rientrò a Damasco. Ammalatosi nuovamente, nel 1847 rientrò in Spagna, dove sperimentò le difficoltà dell’esclaustrazione, per la chiusura dei conventi fin dal 1835: chiese perciò sostegno all’Obra Pía di Ma drid, e l’alloggio in casa di uno dei suoi fratelli, a San Martín de las Ollas. Recuperata la salute, accettò l’incarico di confessore e di insegnante di lingua ebraica nel Seminario Metropolitano di Burgos restandovi fino al 1848. Fu quindi parroco della parrocchia di Para, piccolo paese vicino Espinosa de los Monteros, lasciandovi il ricordo del suo zelo apostolico e delle sue virtù. Il 4 settembre 1857 il Beato Manuel si imbarcò nuovamente per la Terra Santa insieme a P. Manuel Gómez, Augustín Méndez, Felipe Varela e i fratelli Juan José e José Juan Caravaca. Il 1° ottobre successivo giunsero a Giaffa e il 7 furono ricevuti dal Consolato di Spagna a Gerusalemme. Il 18 gennaio 1858 venne nominato Superiore di Ramle e nell’ottobre successivo trasferito a Damasco come Presidente del convento. Svolse il suo incarico con coraggio e fortezza, mettendosi in mostra per il suo zelo e la sua carità. Il 2 luglio 1860 scrisse una lettera al Procuratore di Terra Santa a Gerusalemme, che dimostra la piena consapevolezza dei gravissimi rischi che correva insieme alla sua comunità. Il suo martirio avvenne nella chiesa conventuale del convento di Damasco ai piedi dell’altare, dove si era recato per consumare le specie eucaristiche evitandone la profanazione.
Carmelo Bolta Bañuls
Nato nel 1803 a Real de Gandía, Valencia (Spagna).
Nel 1825 fu accolto tra i Frati Minori e nel 1829 fu ordinato sacerdote. Nel 1831 partì alla volta della Terra Santa dove risiedette nei conventi di Giaffa, Damasco ed Ein Karem, nel Santuario della Visitazione. Nel 1851 fu trasferito a Damasco con l’incarico di parroco e insegnante di lingua araba.
Carmelo Bolta Bañuls
Sacerdote professo della Provincia di San Francesco di Valencia, dei Minori Osservanti (1803-1860)
Carmelo Bolta Bañuls
Sacerdote professo della Provincia di San Francesco di Valencia, dei Minori Osservanti (1803-1860)
Pascual Bolta Bañuls nacque a Real de Gandía (Valencia) il 29 maggio 1803, da José Bolta e Josefa Bañuls, in una famiglia di sana tradizione religiosa. All’epoca della nascita del Beato la città superava appena i 2.000 abitanti.
Nella locale parrocchia, dedicata al mistero della Visitazione di Nostra Signora, fu battezzato con il nome di Pascual. Nella medesima parrocchia prese le prime lezioni di catechismo, servì all’altare nelle funzioni liturgiche, e si accostò per la prima volta alla mensa eucaristica. Il 13 aprile 1811 vi ricevette la cresima. Iscritto presso il collegio degli Scolopi di Gandía, il giovane avanzò nello studio, nella cultura e nella conoscenza delle sane tradizioni cattoliche. Nel 1823 poté incontrare lo zio materno, il francescano Padre Isidoro Bañuls di rientro a Real di Gandía dalla Terra Santa, dove era stato in missione: quest’incontro fece sorgere in lui il germe della vocazione francescana e il desiderio della missione. Nel 1825 chiese e ottenne di essere ammesso al noviziato del Real Convento di San Francesco di Valencia dei Minori Osservanti, assumendo il nome di Carmelo.
Emessa la professione religiosa, completò gli studi ecclesiastici nei conventi di Valencia, di Corona e di Játiva. Fu ordinato sacerdote nel 1829 e assegnato al convento di San Blas de Segorbe con l’incarico di predicatore. Svolse questo incarico fino al maggio del 1831, conseguendo abbondanti frutti apostolici. Ottenuto dai Superiori il permesso di recarsi nelle missioni di Terra Santa, si imbarcò il 20 luglio 1831. Giunse a Giaffa il 3 agosto 1831.
Dopo aver visitato i principali santuari, il 18 giugno 1833 fu nominato Superiore dell’ospizio di Giaf fa, incarico dal quale dovette dimettersi dopo pochi mesi, perché il clima nuoceva alla sua salute. Durante la sua permanenza in Terra Santa il Beato si dedicò per lo più all’insegnamento ai confratelli religiosi che si preparavano al sacerdozio a Gerusalemme. Dopo dieci anni di questo lavoro, nel 1843 ricevette l’obbedienza di trasferirsi come guardiano a Damasco per tre anni (1843-1845). Successivamente, dal mese di agosto 1845 al mese di settembre 1851 fu parroco ad Ain-Karem, detto anche San Giovanni della Montagna o Santuario della Visitazione. Nel mese di settembre 1851 fece ritorno a Damasco come parroco ed insegnante di lingua araba ai giovani sacerdoti e agli alunni delle scuole sostenute dalla “Catholic Mission”, con circa 400 studenti. Svolgeva questi incarichi quando subì il martirio.
Engelbert Kolland
Nato nel 1827 a Ramsau, Salzburg, Austria. Entrò tra i Frati Minori nel 1847 e fu ordinato sacerdote nel 1851.
Raggiunse la Terra Santa nell’aprile 1855. Svolse il suo apostolato missionario prima nel convento del Santo Sepolcro, quindi a Damasco, dove fu molto amato dalla popolazione. La notte della strage fu l’unico tra i frati a morire fuori dal convento.
Engelbert Kolland
Sacerdote professo della Provincia di San Leopoldo del Tirolo, dei Minori Riformati (1827-1860)
Engelbert Kolland
Sacerdote professo della Provincia di San Leopoldo del Tirolo, dei Minori Riformati (1827-1860)
Il Beato nacque a Ramsau il 21 settembre 1827, figlio del taglialegna Kajetan e di Maria Sporer, quinto di sei figli. Pochi giorni dopo la nascita venne battezzato con il nome di Michael nella chiesa parrocchiale di Zell, appartenente alla diocesi di Salisburgo.
In seguito alle contese confessionali nella Zillertal, il padre si diresse con la sua famiglia a Rachau presso Knittelfeld in Stiria dove lavorò come taglialegna. I due figli più grandi, Anna e Joseph, seguirono il padre in Stiria; Felix, il più giovane, li seguì più tardi; Florian e Michael furono invece lasciati in custodia presso la parente Maria Brugger a Ramsau. L’Arcivescovo di Salisburgo Monsignor Friedrich Schwarzenberg prese particolarmente a cuore i due ragazzi Kolland e permise loro di frequentare il ginnasio di Salisburgo, consentendo successivamente al futuro Padre Engelbert di essere studente esterno al ginnasio dei Benedettini di San Pietro. Negli studi non fu particolarmente brillante, sicché, dopo la quinta ginnasiale, dovette lasciare la scuola e raggiungere i genitori nella Stiria, dove lavorò come boscaiolo. Fu qui che maturò la sua vocazione sacerdotale, per coronare la quale riprese, stavolta con successo, gli studi a Salisburgo. Terminati gli esami scolastici, chiese di essere accolto nel convento dei Frati Minori Riformati di Salisburgo. Con la vestizione religiosa, il 19 agosto 1847, ricevette il nome di Engelbert.
Con lui iniziarono l’anno di noviziato altri quattro confratelli sotto la guida di P. Peter Singer, famoso musicista e autore di scritti spirituali. Affabile in comunità, attento nella preghiera e portato all’ascesi, ebbe una devozione particolare per la Madre di Dio, come dimostra la sua traduzione in tedesco de La mistica città di Dio di Maria di Ágreda, concezionista spagnola, compiuta tra il 1847 e il 1848. Dopo il noviziato, per lo studio della filosofia e della teologia andò dapprima a Schwaz e Hall nel Nord Tirolo e poi a Kaltern e Bolzano, nel Sud del Tirolo. La professione solenne avvenne il 22 novembre 1850; venne ordinato sacerdote il 13 luglio 1851 nel duomo di Trento dal Beato Arcivescovo Nepomuceno Tschiderer. Celebrò la sua prima Messa il 20 luglio a Bolzano nella chiesa conventuale dei Frati Minori. Il Beato fu trasferito quindi ad Hall e di lì, l’anno successivo, a Kaltern. Poi nuovamente a Bolzano per il cosiddetto anno di tirocinio pastorale. Qui sostenne i relativi esami che lo abilitarono ad ascoltare le confessioni e a predicare. Durante gli ultimi anni a Bolzano si dedicò soprattutto allo studio delle lingue straniere, imparando bene l’italiano, il francese, lo spagnolo, l’inglese e soprattutto l’arabo. Terminati gli studi, manifestò al Capitolo provinciale la disponibilità per diventare missionario. La richiesta fu accolta e fu destinato in Terra Santa. Il viaggio in mare da Trieste ad Alessandria d’Egitto e fino a Giaffa durò dal 27 marzo al 13 aprile 1855. Dopo aver prestato servizio nel convento del Santo Sepolcro, fu destinato a Damasco nel convento di San Paolo, dove trovò confratelli spagnoli. P. Engelbert avrebbe dovuto rimanervi finché non sarebbe stato sostituito da un confratello spagnolo che avesse una buona conoscenza dell’arabo. Egli era perciò in una collocazione provvisoria e da un momento all’altro avrebbe potuto lasciare il convento: siccome però P. Carmelo Bolta, il parroco, era ammalato, il giovane e dinamico P. Engelbert assunse praticamente tutti gli incarichi pastorali. Su sua iniziativa, ad esempio, fu costruito un campanile per la chiesa del convento, dove fu collocata una campana pesante circa mezzo quintale. La sua carità e la sua disponibilità nei confronti di tutti gli fecero attribuire l’appellativo di “Abouna Malak”, cioè “Padre Angelo”. Esercitava questi ministeri, quando sopravvenne il martirio.
Nicanor Ascanio Soria
Nato nel 1814 a Villarejo de Salvanés, Madrid (Spagna).
Nel 1830 entrò tra i Frati Minori. A motivo della soppressione degli ordini religiosi, fu ordinato sacerdote nel clero diocesano. Con la riapertura del Collegio per le Missioni di Priego di Cuenca poté rientrare tra i Frati Minori, nel 1858. Giunse in Terra Santa nel febbraio 1859 e fu destinato al convento di Damasco.
La disponibilità al martirio fu una nota costante della sua spiritualità.
Nicanor Ascanio Soria
Sacerdote professo della Provincia di Castiglia, dei Minori Osservanti (1814-1860)
Nicanor Ascanio Soria
Sacerdote professo della Provincia di Castiglia, dei Minori Osservanti (1814-1860)
Nicanor Ascanio, figlio di Simón Ascanio e Benigna Soria, nacque a Villarejo de Salvanés, provincia di Madrid, il 10 gennaio del 1814.
Educato in un ambiente di solida fede, all’età di 16 anni, nel 1830, vestì l’abito dei Frati Minori nel convento di Santa Maria de La Salceda, in Alcarría, uno dei primi conventi dell’Osservanza in Castiglia, famoso per essere stato dimora, in altri tempi, di Fra Francisco Jiménez de Cisneros.
Emessa la professione religiosa nella Provincia religiosa dei Frati Minori Osservanti di Castiglia, il suo percorso di vita conventuale fu interrotto dalla esclaustrazione imposta dalle leggi di desamortización di Mendizábal nel 1835. Si vide così costretto a far ritorno a Villarejo. Le discrete possibilità economiche della famiglia gli permisero di completare gli studi teologici. Fu ordinato sacerdote e incardinato tra il clero secolare, manifestando subito grande zelo. Testimonianze della sua attività pastorale sono conservate a Villarejo, Perales de Tajuña, Tielmes e Valdaracete. Fu quindi nominato parroco del suo stesso paese natale, Villarejo de Salvanés, nella circoscrizione di Chinchón, a cinquanta km da Madrid e dieci da Perales de Tajuña.
Nel 1857 era cappellano delle Monache Concezioniste di Torrelaguna e più tardi nel monastero concezionista di Aranjuez. In quest’ultimo contesto ebbe l’opportunità di incontrare nel 1858 la Serva di Dio Suor Maria de los Dolores y Patrocinio, alla quale espose il suo desiderio di partire per la Terra Santa. Negli ultimi giorni del mese di settembre del 1858 ebbe i primi contatti con P. Manuel Arcaya, rettore del Collegio Missionario dei Frati Minori per la Terra Santa, al fine di trattare la sua accettazione. Soggiornò due giorni nell’antico convento di Priego, sufficienti per fargli rivivere il giovanile entusiasmo dell’esperienza francescana e per permettere ai Superiori di conoscere le sue ottime disposizioni. Subito dopo chiese al Commissario della Obra Pía di Madrid di potersi incorporare al Collegio di Priego.
Ammesso al Collegio il 16 novembre 1858, partì con altri compagni, tra cui tre confratelli poi martiri, dal porto di Valencia il 20 febbraio 1859. Destinato subito al convento di Damasco, pochi giorni prima della morte il Custode di Terra Santa gli notificava l’obbedienza per servire con la sua opera nella parrocchia di San Salvatore a Gerusalemme. P. Nicanor era già pronto a partire, ma P. Manuel Ruiz, superiore di Damasco, lo trattenne considerando che in quel difficile momento sarebbe stato troppo pericoloso intraprendere da solo un viaggio dalla Siria alla Palestina. Sentito anche il Custode, si trattenne a Damasco, dove poi subì il martirio.
Nicolás María Alberca Torres
Nato nel 1830 ad Aguilar de la Frontera, Córdoba (Spagna).
Già religioso tra i Fratelli dell’ospedale Jesús Nazareno di Cordoba, fu accolto tra i Frati Minori nel 1856 e ordinato sacerdote nel 1858.
Chiamato alla vita missionaria, giunse in Terra Santa nel 1859 e fu destinato al convento di Damasco per l’apprendimento della lingua araba.
Nicolás María Alberca Torres
Sacerdote del Collegio Missionario di Priego (Cuenca), dei Minori Osservanti (1830-1860)
Nicolás María Alberca Torres
Sacerdote del Collegio Missionario di Priego (Cuenca), dei Minori Osservanti (1830-1860)
Il Beato Nicolás María Alberca nacque ad Aguilar de la Frontera (Córdoba), il 10 settembre 1830 da Manuel Alberca e María Valentina Torres y Galán, lavoratori a giornata, che ebbero nove figli.
Nicolás Maria fu battezzato da don Blas García Prieto nella locale parrocchia di Santa Maria del Soterraño. L’ambiente familiare, genuinamente cattolico, favorì la vocazione religiosa per ben sei figli. Nicolás fu cresimato il 26 luglio 1839 da Monsignor Juan José Bonet y Orbe, Vescovo di Córdoba, nel corso della sua prima visita pastorale alla parrocchia di Aguilar. Il ragazzo imparò ben presto ad affiancare il padre nel lavoro dei campi, come tanti altri coetanei del suo stesso ceto. Tuttavia, i genitori vollero assicurargli un’istruzione di base, affidandolo al maestro del paese, Marcos Cosano.
Dopo l’ingresso del fratello Francisco de Paula tra gli Eremiti di Córdoba e della sorella María Manuela tra le Monache Carmelitane, anche Nicolás avvertì fortemente la vocazione religiosa. Desiderava essere sacerdote e missionario, ma concretamente non sapeva dove indirizzarsi, anche perché si era in tempi di forzata esclaustrazione a causa delle leggi di desamortización. La madre gli suggerì di affidarsi al cappellano delle Monache Carmelitane di Siviglia presso le quali era entrata María Manuela, P. Vigueras, religioso cappuccino exclaustrato. Questi prospettò al giovane la possibilità di entrare tra i Fratelli dell’ospedale Jesús Nazareno di Córdoba, opera pia di assistenza agli anziani, fondata dal Beato Cristóbal de Santa Catalina, terziario francescano. A partire dal 1851 Nicolás intraprese quindi il noviziato presso questa istituzione come “hermano” questuante.
Nella primavera del 1854 fra Nicolás di Santa Maria, come ebbe a chiamarsi in religione, fu inviato a Madrid per collettare danaro per gli assistiti. Qui venne a conoscenza dell’iniziativa dell’Ordine dei Frati Minori di stabilire nell’antico convento di Priego di Cuenca un Collegio per le Missioni per accogliere e formare vocazioni sia per la Terra Santa che per il Marocco. Informatosi presso l’Obra Pía de Los Santos Lugares di Madrid dei requisiti necessari per potervi accedere, il 6 luglio 1856 vi fu ammesso. Il 14 luglio 1856 fece la vestizione tra i Frati Minori, assumendo il nome di Nicolás María de Jesús. L’anno successivo emise la professione. Completati gli studi fu ordinato sacerdote il 27 febbraio 1858 nella chiesa delle monache di San Martín in Segorbe, dal Vescovo di quella diocesi Monsignor Domingo Canubio Alberto op. Celebrò la sua prima messa nel paese natale di Aguilar de la Frontera, il 19 marzo 1858. Rientrato a Priego, la nuova condizione di sacerdote non lo dispensò dal continuare gli studi, che anzi intraprese con maggior impegno in vista della missione.
Dal mese di settembre 1858 iniziarono a giungere al Collegio di Priego desiderosi di rendersi missionari, altri religiosi exclaustrati, tra cui Padre Nicanor Ascanio, cappellano delle Monache Concezioniste di Aranjuez. Il 25 gennaio 1859 salpò da Valencia il vapore Barcino, con 14 religiosi tra cui figuravano P. Nicanor Ascanio, P. Nicolás María Alberca, P. Pedro Soler Méndez e Fra Juan Jacob Fernández Fernández, quattro futuri martiri. Quella “conducta” passò ad essere definita negli annali come la “conducta de los mártires”. Del Beato Nicolás Alberca sono pervenute diciassette lettere dalla Terra Santa, con le quali informava la madre e gli amici dei suoi stati d’animo e delle esperienze vissute al Santo Sepolcro, al Monte del Calvario, a Betlemme, ad Ain Karem e sul Monte degli Ulivi. Alberca soggiornò a Gerusalemme per breve tempo. Dopo due mesi esatti dal suo arrivo fu trasferito a Damasco per apprendere l’arabo. Era da poco tempo diventato prete, ma a causa della scarsa conoscenza della lingua a Damasco non poté dedicarsi subito alla sua opera apostolica e dovette concentrarsi invece nello studio e nella conoscenza degli usi e costumi locali. In questa situazione si colloca il suo martirio.
Pedro Nolasco Soler Méndez
Nato nel 1827 a Lorca, Murcia (Spagna).
Dopo alcune esperienze lavorative, nel 1856, a 29 anni, fu accolto tra i Frati Minori e fu ordinato sacerdote nel 1857.
L’anno successivo inoltrò richiesta per la missione della Custodia di Terra Santa, dove giunse il 20 febbraio 1859. Destinato al convento di San Paolo a Damasco, vi trascorse poco più di un anno prima di subire il martirio.
Pedro Nolasco Soler Méndez
Sacerdote del Collegio Missionario di Priego (Cuenca), dei Minori Osservanti (1827-1860)
Pedro Nolasco Soler Méndez
Sacerdote del Collegio Missionario di Priego (Cuenca), dei Minori Osservanti (1827-1860)
Pedro Nolasco Prudencio Soler figlio di Ramón Soler García, mulattiere, e di Simona Méndez Elvira, nacque a Lorca, in provincia di Murcia, il 28 aprile 1827. Il 30 aprile successivo fu battezzato nella parrocchia di San Cristóbal.
Aveva due fratelli. Nel 1834 alla morte della madre fu affidato alle cure della nonna paterna Gertrudis. Due anni dopo il padre si risposò con Antonia Hidalgo da cui ebbe cinque figli. Aumentando il numero dei componenti, la famiglia si trasferì in un’altra abitazione.
Pedro ricevette i primi rudimenti dell’istruzione nelle “Escuelas Caritativas” che i Francescani Scalzi avevano avviato nel 1816 presso il convento di Nuestra Señora de los Desamparados, comunemente detto San Diego. In tal modo fin dai cinque anni Pedro frequentò l’ambiente francescano. All’età di sei anni, secondo la consuetudine di quella scuola, ricevette la prima comunione. L’8 settembre 1835, giorno della festività de la Virgen de las Huertas, la comunità francescana fu espulsa dal convento a seguito dei decreti reali di soppressione. Chiusa la scuola, Pedro passò alla scuola pubblica.
Tra il 1840 e il 1850, la famiglia Soler dovette affrontare la grave crisi conseguente alla siccità e alle invasioni di cavallette, che determinò una forte emigrazione. Anche Pedro soffrì la povertà familiare al punto da doversi organizzare a provvedere a se stesso. Ebbe l’opportunità di trasferirsi a servizio del canonico della collegiata di San Patrizio, Don Domingo Martínez Carcelero. L’esclaustrazione dei frati aveva impedito in effetti al giovane Pedro di abbracciare la vita francescana che avrebbe voluto intraprendere, ma non aveva distolto il suo cuore dal desiderio di servire il Signore. Pertanto la convivenza con Don Domingo fu un’opportunità per avanzare privatamente negli studi teologici, in attesa di tempi migliori.
Nel 1847 Pedro fu chiamato alla leva militare, insieme a suo fratello Antonio, ma per esubero di personale fu esentato. L’uscita dalla casa di Don Domingo fu l’occasione per cercare un vero e proprio lavoro, che trovò presso la fonderia “Nuestra Señora del Carmen”, nella frazione di Villaricos, dipendente dal municipio di Cuevas in Almería. Nel 1853, deciso ad abbracciare lo stato ecclesiastico, tornò a Lorca e iniziò a studiare privatamente per poter ricevere i primi ordini.
Con il perfezionamento della filosofia e della teologia scolastica Pedro poté accedere alla tonsura per mano del Vescovo di Murcia Monsignor Mariano Barrio Fernández, incorporandosi così al clero diocesano. In realtà, però, quanto più avanzava nei suoi studi tanto più desiderava indossare l’abito di San Francesco. Il suo maestro gli propose allora l’unica soluzione possibile in tempi di esclaustrazione, quella di fare richiesta di ammissione al Collegio Missionario di Priego, dove venivano accolte le vocazioni missionarie per la Terra Santa o per il Marocco. Alla risposta affermativa fece seguito la petizione per essere ammesso come novizio. Giunse a Priego il 16 settembre 1856 e vestì l’abito religioso il 29 settembre. Il 30 settembre del 1857 pronunciò i voti religiosi. Espletati gli studi teologici fu ordinato diacono a Segorbe dal Vescovo di quella diocesi, Monsignor Domingo Canubio, il 24 febbraio 1857. Seguì l’ordinazione sacerdote dopo soli tre giorni il 27 febbraio successivo, ordinazione che ricevette insieme a Fra Nicolás Alberca. Celebrò la sua prima messa a Priego il 26 marzo. Nell’autunno del 1858 iniziarono i preparativi per la prima spedizione missionaria in Terra Santa, che avvenne con la “conducta de los mártires”, il 25 gennaio 1859, festa della conversione di San Paolo. Dopo aver visitato i Luoghi Santi, fu destinato al convento di San Paolo a Damasco, dove fu martirizzato.
Francisco Pinazo Peñalver
Nato nel 1802 nel villaggio di El Chopo di Alpuente, Valencia (Spagna).
Fu ammesso al noviziato dei Frati Minori nel 1831. Come fratello laico svolse l’ufficio di sagrestano fino al 1835, anno della soppressione degli ordini religiosi in Spagna. Per poter riabbracciare la vita comunitaria optò per la Custodia di Terra Santa, dove giunse nell’ottobre 1843.
Per circa 17 anni esercitò le mansioni di cuoco e di sarto in vari conventi. Nel convento di Damasco, al momento del martirio fungeva da sacrestano.
Francisco Pinazo Peñalver
Religioso professo della Provincia di San Francesco di Valencia, dei Minori Osservanti (1802-1860)
Francisco Pinazo Peñalver
Religioso professo della Provincia di San Francesco di Valencia, dei Minori Osservanti (1802-1860)
Francisco Pinazo Peñalver, figlio di Vicente e Esperanza Peñalver, nacque nel villaggio di El Chopo, nel territorio municipale di Alpuente (Valencia), il 24 agosto 1802.
Al battesimo, avvenuto lo stesso giorno, gli fu imposto il nome di Bartolomé per la concomitante festa liturgica dell’apostolo. Fin da bambino si dedicò alla cura del bestiame affiancando il lavoro dei genitori, pastori e contadini. Nel 1814, ancora adolescente, restò orfano di padre. La madre allora si stabilì con i due figli, Bartolomé e José, in un’altra località nota come Campo Abajo, sempre nel medesimo comprensorio di Alpuente, dove le sarebbe stato più facile tirare avanti la famiglia. Qui, nel 1816, contrasse nuove nozze con un uomo onesto e laborioso a cui Bartolomé e il fratello José prestarono obbedienza e collaborazione nel lavoro dei campi. Giunto all’età delle scelte, Bartolomé pensò di avviarsi a formare una famiglia e stabilì un’onesta relazione con una ragazza del posto. Ma questa preferì un miglior partito. L’esperienza ferì profondamente il giovane nei propri sentimenti così da spingerlo a riflettere sui valori più grandi della vita. In tal modo, cominciò a farsi strada in lui la scelta della vita religiosa.
Nel medesimo distretto di Alpuente, esisteva l’antico convento francescano di Chelva, da cui i Frati Minori Osservanti svolgevano il loro apostolato in tutto il comprensorio. Nel 1825 all’età di 23 anni bussò alle porte di quel convento, dove restò sei anni come “donato” o “oblato”. Nel 1831 fu ammesso al noviziato come fratello laico con il nome nuovo di Francisco.
Si trasferì quindi nel convento di San Francesco di Valencia. Nel mese di febbraio del 1832 emise la professione religiosa. Sua prima destinazione fu Gandía in una piccola comunità di frati che attendeva alla cappellania delle Monache Clarisse. Gli fu affidato l’ufficio di sacrista. A seguito delle leggi di desamortización del ministro Juan Álvarez Mendizábal nel 1835, anche Fra Francisco Pinazo dovette abbandonare il suo status pubblico di religioso e indossare abiti civili, ma continuò il suo lavoro di sacrestano presso la chiesa del monastero per undici anni. Quando apprese della possibilità di svolgere come francescano una missione in Terra Santa, sebbene avesse ormai 41 anni, decise di abbracciare questo nuovo orizzonte apostolico.
Il 21 febbraio 1842 pertanto inoltrava la sua richiesta per essere accettato nella Custodia di Terra Santa. Ottenuta risposta favorevole, nel 1843 si imbarcò per la Terra Santa, dove giunse il 22 ottobre. La sua prima destinazione fu Damasco, dove rimase sei anni, con gli incarichi di cuoco e sarto. Fu poi di comunità al Santo Sepolcro, dove rimase sei mesi; quindi a Nicosia (1850), dove prestò servizio come cuoco, sarto e sacrestano della parrocchia latina; poi passò nei conventi di Nazareth (1852), Giaffa (1853), San Giovanni della Montagna (1854-1855) e al Santo Sepolcro (1856-1858). Nel 1858 fu inviato nuovamente a Damasco, come cuoco e refettoriere. Nel 1860 gli fu data la responsabilità della cura della sacrestia. In questo ruolo si trovava a Damasco quando fu martirizzato.
Juan Jacob Fernández
Nato nel 1808 nella località di Moire, Ourense (Spagna).
Nel 1831 entrò come fratello laico tra i Frati Minori.
La soppressione degli ordini religiosi, nel 1835, interruppe per alcuni anni la sua esperienza di vita conventuale. Nel 1858 chiese di essere associato alla Custodia Terra Santa. Nel 1859 prese stanza nel convento di Damasco in qualità di cuoco.
Juan Jacob Fernández
Religioso professo della Provincia di San Giacomo di Compostella, dei Minori Osservanti (1808-1860)
Juan Jacob Fernández
Religioso professo della Provincia di San Giacomo di Compostella, dei Minori Osservanti (1808-1860)
Juan Jacob Fernández nacque nella località di Moire, nella piccola e scarsamente popolata contea di Ourensán de Piñor, il 25 luglio 1808.
Era il sesto dei sette figli di Benito Fernández da Fonte, medico, e di Benita Fernández Losada, coniugi dal 26 maggio 1794. Il giorno successivo alla nascita, come consuetudine all’epoca, Juan Jacob ricevette il battesimo nella chiesa parrocchiale di Santa María de Carballeda.
Tra infanzia e giovinezza la vita si svolse nella serena normalità di una numerosa e devota famiglia cristiana, capace di trasmettere ai figli i valori della fede, tanto che sia lui che il fratello Pedro entrarono tra i Frati Minori Osservanti nel convento francescano di San Antonio de Herbón, Padrón - La Coruña. La vocazione dei fratelli Fernández alla vita francescana fu favorita dall’apostolato itinerante che i frati di quel convento di Herbón facevano nei villaggi, predicando le sante missioni parrocchiali e amministrando i sacramenti. Juan Jacob avvertì la vocazione religiosa ed entrò nel noviziato del convento di San Antonio nel 1831, quando contava 22 anni.
Gli eventi politici che coinvolgevano la Spagna avrebbero di lì a poco interrotto l’esperienza di vita raccolta, umile e povera che aveva intrapreso.
Nel mese di novembre 1835, quarto anno dall’ingresso di fra Juan Jacob, fu decretata l’esclaustrazione degli Ordini religiosi con l’allontanamento dai conventi, monasteri, collegi. Il Beato si vide costretto a fare ritorno a Moire e a riporre il suo saio per un periodo di tempo che sarebbe durato ventiquattro anni. In questo tempo rimase saldo nella vocazione e fedele a quanto aveva professato, mantenendo viva la speranza di un ritorno alla vita comunitaria. Durante questa forzata esclaustrazione che scosse fortemente le strutture istituzionali della Chiesa cattolica di Spagna, Juan Jacob si tenne in corrispondenza con gli altri confratelli esclaustrati.
Da essi apprese che la Custodia di Terra Santa dei Frati Minori cercava personale per la missione. Pertanto, si mise subito a disposizione dei Superiori, inviando la sua richiesta il 4 novembre 1858. Il 23 novembre gli fu notificato di essere stato ammesso a far parte della prossima spedizione missionaria in Terra Santa in partenza da Valencia. Insieme ai confratelli Nicolás María Alberca, Pedro Nolasco Soler e Nicanor Ascanio, che sarebbero stati con lui martiri, si imbarcò a Valencia il 25 gennaio 1859 sul piroscafo Barcino, sbarcando a Giaffa il 19 febbraio. Dopo la visita a Gerusalemme, fu inviato al convento della conversione di San Paolo, a Damasco, per apprendere l’arabo, rinforzare lo scarso organico francescano della comunità e prestare assistenza ai numerosi cristiani che vivevano in quella città. Qui trovò il martirio.
Francesco Massabki
Cristiano maronita, mercante di seta, era ben conosciuto a Damasco e stimato come uomo probo e pio.
Sposato e padre di otto figli, tutti educati secondo i valori cristiani, dava ovunque esempio di grande generosità, soprattutto verso i poveri e i bisognosi.
Era legato ai frati francescani per i quali fungeva da procuratore. Insieme ai fratelli Mooti e Raffaele si trovava presso il convento di San Paolo nell’ora del martirio.
Francesco Massabki
Francesco Massabki
La famiglia Massabki era di antica origine: è ricordato un antenato sacerdote maronita fin dal XIV secolo a Damasco nel distretto di Masbak al-Barrani.
Descritto dai testi come un uomo alto, sovrappeso, dalla vista acuta e dalla voce forte, con una buona morale e un carattere calmo, Francesco aveva sposato Elizabeth Chiha, una donna damascena della famiglia latina di sua madre. Avevano otto figli: Mikhail, Peter, Antoine, Maryam, Jouriyyeh, Catherine, Theresa e Suzanne, che si sforzarono di educare e far crescere secondo i valori cristiani. Francesco possedeva un negozio di seta a Khan al-Tuttun a Damasco.
Grazie al suo lavoro serio e costante, alla buona gestione e all’integrità morale, riuscì ad acquisire fortuna, rispetto e successo. Molti commercianti di seta si fidavano di lui non solo a Damasco ma in tutta la Siria e nel Libano. Comprava e vendeva merce in conto deposito e pagava i suoi debiti in tempo e onestamente. Per questo anche il Patriarcato maronita gli affidò alcuni dei suoi affari civili. Famiglie e individui libanesi (Khazen, Dahdah, Bitars, Abillamah, Toubia Ghossoub, Habib Mrad, Ignatious Tohmeh e altri) gli affidavano i loro affari e la vendita dei loro prodotti. Francesco era noto anche per la sua generosità e per l’assistenza ai poveri, ai bisognosi e alla Chiesa. Ad esempio, aiutò Padre Youssef Geagea a restaurare e rinnovare la chiesa a Damasco; aiutò anche padre Abdallah Akiki ad acquistare la casa accanto alla chiesa.
Spalancò le sue porte ai pellegrini, rendendo la sua casa una meta ospitale per parenti e stranieri. Nonostante tutta la sua ricchezza e importanza, Francesco non trascurò mai i suoi obblighi verso Dio. Rendeva omaggio alla Vergine Maria recitando ogni giorno il rosario e la novena della Madonna del Carmelo, introdotti ai fedeli a Damasco da P. Germanos Farhat nel 1719. Francesco fu sempre perseverante nella sua fede, pregando, meditando e partecipando alla santa Eucaristia. La sera recitava il rosario e ripeteva una preghiera di ringraziamento con la sua famiglia e quella di suo fratello Abdel Mooti, che viveva con lui. Lodavano San Giuseppe e la Vergine Maria e leggevano capitoli di libri spirituali come cibo per l’anima fortificatori della fede. Francesco era solito chiudere la bottega prima del previsto per partecipare con la famiglia alla processione della Croce. Era nel convento dei Frati Minori di Damasco, quando fu martirizzato.
Mooti Massabki
Viveva con la moglie e i suoi cinque figli nella medesima casa del fratello maggiore Francesco.
Frequentava quotidianamente il convento di San Paolo, sia per la preghiera che per svolgere l’attività didattica nella locale scuola dei ragazzi.
Pronto a versare il suo sangue per Cristo, come insegnava nelle lezioni di catechismo, non esitò ad offrire la sua vita in nome della fede.
Abdel Mooti Massabki
Abdel Mooti Massabki
Descritto dai testi come persona di statura media, magro e di carnagione chiara, aveva un carattere calmo e preferiva la solitudine alla socializzazione.
Viveva con sua moglie, nata Sukran, e i loro cinque figli, Nehmeh, Youssef, Maryam, Wardeh e Hanneh, nella casa di suo fratello Francesco. Ebbe molta cura nell’educazione dei suoi figli. La più giovane, Hanneh, entrò nel convento delle Suore della Carità come Suor Ifrazia. Suo fratello Francesco gli aprì una bottega, ma gli affari, a causa della sua generosità, non andarono nella giusta direzione e ciò determinò la chiusura del negozio.
Abdel Mooti si dedicò così all’insegnamento nella scuola francescana del convento, dove spiegava attentamente i principi del cristianesimo, invocando l’amore di Dio e la ripulsa del peccato. Il figlio Nehmeh attestò che il padre, dopo le preghiere del mattino, si recava alla chiesa francescana e assisteva a tutta la messa in ginocchio.
Si comunicava ogni otto giorni e nei giorni festivi. La sera del Giovedì Santo andava in chiesa e restava in ginocchio fino al mattino del Venerdì Santo: quindi andava al convento dove restava fino alla mezzanotte, recandosi quindi nella chiesa maronita per assistere alla messa di Pasqua e fare la comunione. Uno dei suoi alunni raccontava che, durante il suo insegnamento al catechismo, ripeteva che il cristiano doveva essere sempre pronto a versare il suo sangue per amore di Cristo e che la gioia più grande dell’uomo era ricevere la grazia del martirio. Quando i persecutori si presentarono al convento dei Frati Minori, rivolse ai suoi alunni un forte incoraggiamento a perseverare nella fede, prospettando loro la salvezza eterna.
Raffaele Massabki
Fratello minore di Francesco e di Mooti, celibe, prestava volentieri il suoi aiuto ai frati e ai propri familiari; era molto devoto della Madonna e si soffermava a lungo in preghiera nella chiesa del convento.
Era ancora presente tra le mura conventuali di San Paolo nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1860, quando irruppero i Drusi, dai quali fu ucciso insieme ai suoi due fratelli.
Raffaele Massabki
Raffaele Massabki
Le fonti lo descrivono come un uomo basso e magro con la carnagione fulva.
Non svolse un lavoro particolare e rimase celibe per tutta la vita, impegnandosi ad aiutare gli abitanti del convento e talvolta i suoi familiari.
I testimoni attestano che diceva le preghiere con devozione e amore, soprattutto alla Madonna. Restava a lungo ogni giorno nella chiesa del convento francescano e la sera partecipava con le famiglie dei fratelli Francesco e Abdel Mooti alle preghiere familiari.
Anche lui fu ucciso nel convento dei Frati Minori.