2Sam 7,4-5.12-14.16; Sal 88; Rm 4,13.16-18.22; Mt 1,16.18-21.24
- Carissime sorelle, carissimi fratelli,
il Signore vi dia pace!
Mi fermerò a riflettere con voi brevemente su due aspetti:
- il fatto strano di celebrare quest’anno la solennità di san Giuseppe con la Chiesa apparentemente vuota
- e l’importanza che ci affidiamo a san Giuseppe, che ha saputo custodire Maria e Gesù, in questo tempo in cui l’umanità intera è colpita dal corona virus.
- Anzitutto sembra una cosa strana celebrare la solennità di san Giuseppe qui a Nazareth in una chiesa apparentemente vuota e sapere che la maggior parte di voi, cari fratelli e sorelle, potete partecipare a questa celebrazione grazie alla diretta televisiva del nostro Christian Media Center e grazie a una connessione attraverso internet.
In questo tempo di corona virus, un tempo in cui perfino il nostro andare in chiesa è soggetto a restrizioni, è bene che ricordiamo qualcosa di fondamentale: siamo parte della Chiesa, siamo parte di un corpo ed esiste una comunione profonda tra tutti i membri di questo corpo che è la Chiesa. È una comunione operata dallo Spirito Santo. Quello stesso Spirito che sa fare cose impossibili, come far nascere il Figlio di Dio da una giovane ragazza, la vergine Maria, qui a Nazareth; come ridare vita e vita di una qualità nuova, divina ed eterna al corpo di Gesù, vincendo la morte per sempre, nella notte della prima pasqua cristiana; quello Spirito che sa trasformare il pane e il vino nel corpo e nel sangue di Gesù e sa trasformare noi nella Chiesa, il corpo di Gesù che vive nella storia.
- Lo Spirito ci mette in connessione tra di noi in un modo così profondo, che al confronto la connessione via internet è poca cosa. La connessine via internet è una pallida immagine di quella connessione che lo Spirito realizza tra di noi e che nel linguaggio della fede chiamiamo comunione dei santi.
Perciò dico che questa chiesa è vuota solo apparentemente. In realtà in questo momento è piena. E vorrei che lo teneste presente soprattutto voi che siete rimasti a casa e ci seguite da casa e in questo tempo soffrite perché non potete fisicamente andare in Chiesa. Questo piccolo edificio, che porta in sé la memoria della casa di Giuseppe, della santa Famiglia, del luogo dove Gesù ha imparato anche il lavoro di falegname. In questo momento questo piccolo edificio contiene tutta la Chiesa universale, tutti quelli che qui hanno vissuto, e tutti quelli che in ogni parte del mondo e nel corso di tutta la storia dell’umanità, come Giuseppe e Maria hanno accolto il Figlio di Dio, Gesù, nella propria vita e nella propria casa. In questo momento, per quella misteriosa capacità che ha lo Spirito Santo di creare comunione tra le persone e in special modo tra i discepoli di Gesù, qui siete presenti anche tutti voi! Qui sono presenti anche i nostri ammalati e quelli che li stanno curando. Qui sono presenti anche i nostri defunti, ai quali – come ci insegna a pregare la Chiesa – “la vita non è tolta ma trasformata” (Pref Def I). Qui è presente tutta la Chiesa, quella pellegrina nel tempo, quella bisognosa di purificazione e quella che vive già nella gloria. È presente non per via della connessione internet e dello streaming, ma per la potenza di comunione dello Spirito Santo.
- Nessuna chiesa, per piccola che sia e per poche persone possa contenere, è mai vuota quando viene celebrata l’Eucaristia. Nel momento in cui possiamo ritrovarci anche in pochi a celebrare, in quel momento è presente tutta la Chiesa, qui siete presenti anche tutti voi. E al tempo stesso da qui parte una grazia, che ancora una volta per l’azione misteriosa ma reale dello Spirito Santo è in grado di raggiungere tutta l’umanità. San Francesco, in una lettera che scriveva ai frati otto secoli fa ci ricorda che il Signore Gesù Cristo presente nell’Eucaristia “riempie presenti e assenti che sono degni di Lui” (LOrd 33: FF 223) e aggiunge: “Egli infatti, sebbene sembri essere in più luoghi, tuttavia rimane indivisibile e non conosce detrimento di sorta, ma uno ovunque, come a lui piace, opera insieme con il Signore Iddio Padre e con lo Spirito Santo Paraclito nei secoli dei secoli. Amen”.
Da questa celebrazione eucaristica qui a Nazareth, così come da ogni celebrazione, anche quella che avviene nella chiesa più piccola, del villaggio più sperduto che ci sia su questo nostro pianeta, si diffonde una grazia che raggiunge il mondo intero. E Gesù presente nel suo corpo Eucaristico raggiunge e riempie ogni persona che desidera accoglierlo con cuore puro, con desiderio sincero, con amore autentico, ma anche con la consapevolezza della propria fragilità. È la Chiesa stessa, nel Canone Romano, che ci fa chiedere di essere ammessi a godere della comunione dei santi “non per i nostri meriti, ma per la ricchezza del tuo perdono” (Canone Romano).
- Dopo aver riflettuto sulla reale comunione che esiste tra di noi in questa celebrazione eucaristica desidero invitarvi tutti a compiere un atto di affidamento della Chiesa e dell’umanità a san Giuseppe, qui nella sua casa, in questo momento in cui la pandemia colpisce tutta l’umanità.
Questo affidamento non è un atto banale, perché Dio stesso ha affidato a san Giuseppe il bambino Gesù, il suo Figlio incarnato, e la Vergine Maria, madre sua. Affidiamo a san Giuseppe l’umanità e la Chiesa sofferente e anche tutte le persone che stanno sperimentando l’ansia del domani a causa del contagio e della malattia. Affidiamo a san Giuseppe tutte le persone che negli ospedali e nelle case stanno donando e mettendo a rischio la propria vita per prendersi cura degli ammalati. Affidiamo a lui tutti coloro che in questi giorni fanno il loro passaggio da questo mondo al Padre, presi per mano in modo imprevedibile e inaspettato, da nostra sorella la morte corporale.
O san Giuseppe, patrono universale della Chiesa, che in modo silenzioso ti sei preso cura del bambino Gesù e di sua Madre, prenditi ancora cura della Chiesa che sta soffrendo perché vede i suoi figli minacciati e angosciati per l’epidemia che ha colpito l’umanità intera.
O san Giuseppe, tu che hai saputo essere l’uomo giusto che cerca sempre di agire secondo la volontà del Padre, aiuta i Governanti delle nazioni a prendere decisioni giuste e sagge e i Pastori della Chiesa a discernere in quest’ora difficile quello che è il bene profondo dei fedeli.
O san Giuseppe, tu che hai vissuto in modo operoso la tua missione, sii accanto a quanti oggi stanno rischiando la vita per prendersi cura degli ammalati, per alleviare le sofferenze dei propri fratelli, per garantire i servizi essenziali alla società.
O san Giuseppe, tu che hai potuto concludere la tua esistenza terrena confortato dalla presenza di Gesù e Maria, tieni per mano coloro che in questi giorni muoiono soli e fa loro sentire il conforto di una presenza amica, e conducili, per la grazia e la misericordia di Gesù, al termine del pellegrinaggio terreno, alla pienezza della vita nella Gerusalemme del Cielo. Amen.
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2Sam 7,4-5.12-14.16; Ps 88; Rm 4,13.16-18.22; Mt 1,16.18-21.24
- Dear brothers and sisters,
May the Lord give you peace!
I will pause to reflect briefly with you on two aspects:
- the strange fact of celebrating this solemnity of Saint Joseph this year in a Church which is apparently empty
- and the importance of entrusting ourselves to Saint Joseph, who protected Mary and Jesus, in this time in which the entire humanity is being hit hard by the corona virus.
- First of all, it seems a strange thing to celebrate the solemnity of Saint Joseph here in Nazareth in a church which is apparently empty and to know that the majority of you, dear brothers and sisters, can participate in this celebration thanks to the live TV transmission of our Christian Media Centre and thanks to internet connection. In this moment of the corona virus, a time in which even our ability to go to church is subjected to restrictions, it is a good thing to remember something which is fundamental: we are a part of the Church, we are part of a body and there exists a profound communion between all the members of this body which is the Church. It is a communion worked by the Holy Spirit. It is that same Spirit who knows how to work things in impossible circumstances, as He did in when He made the Son of God be born from a young woman, the Virgin Mary, here in Nazareth. He knows how to give life once again, and how to give a life of a new quality, which is divine and eternal, in the body of Jesus, who wins over death once and for all during the night of the first Christian Easter. It is the Spirit who knows how to transform the bread and wine in the body and blood of Jesus, and who transforms us in the Church, the body of Jesus, which lives in history.
- The Holy Spirit places us in connection between ourselves and in such a profound way, in front of which internet seems to be a trivial thing. The internet connection is a pale image of that connection which the Spirit brings about between us and which in the language of faith we call communion of saints.
This is why I say that this church is empty only apparently. In reality, in this moment, it is full. Therefore, I would like you to keep this in mind, especially all of you who are at home and who follow us from home, and who in this moment suffer because you cannot physically go to church. This small building enshrines the memory of the house of Joseph, of the Holy Family, of the place where Jesus was also trained in His work as a carpenter. In this moment this small building contains in itself the universal Church, all those who have lived here, and all those who in all parts of the world and during the course of history and of humanity, like Joseph and Mary, have welcomed the Son of God, Jesus, in their own lives and in their own house. In this moment all of you are also here present, thanks to the mysterious ability of the Holy Spirit to create communion between persons and especially among the disciples of Jesus!
Here are present also our sick persons and those who are taking care of them. Here are present also our dead brothers and sisters, from whom - as the Church teaches us to pray - “life is not taken away but transformed” (Preface of the Dead I). Here is present the entire Church, the pilgrim Church in our present time, the Church in need of purification and the Church which already lives in glory. The Church is present here not because of internet connection and live-streaming, but through the power of communion of the Holy Spirit.
- No church, even if it is small and can only take a few persons, is ever empty when the Eucharist is being celebrated. In the moment in which we can meet even in a tiny number to celebrate, in this moment, the entire Church is present, here also you are all present. At the same time, from here a grace flows forth, which is once again a mysterious but real action of the Holy Spirit, and which is capable of reaching all humanity.
Saint Francis, in a letter which he wrote to the brothers eight centuries ago, reminds us that the Lord Jesus Christ present in the Eucharist “fills those present and absent who are worthy of Him” (LOrd 33: FF 223) and adds: “Although He may seem to be present in many places, nevertheless, He remains, undivided and knows no loss; but One everywhere, He acts as He pleases, with the Lord God the Father and the Holy Spirit the Paraclete for ever and ever. Amen”. From this Eucharistic celebration here in Nazareth, as well as from every celebration, even that which takes place in the smallest church of the most out-of-the-way village on our planet, is poured out a grace which extends to the entire world. It is Jesus present in His Eucharistic body who reaches and fills every person who desires to welcome Him with a pure heart, with a sincere desire, with an authentic love, but also with the awareness of his or her own weakness. It is the same Church, which in the Roman Canon, invites us to ask to be admitted to enjoy the communion of the saints “not considering what we deserve but granting us your forgiveness” (Roman Canon).
- After having reflected on the real communion which exists between us in this Eucharistic celebration, I would like to invite you all to make an act of entrustment of the Church and of humanity to Saint Joseph, here in his own house, in this moment in which the pandemic is hitting hard the entire human race.
This act of entrustment is not a trivial act, because God Himself has entrusted the Child Jesus, His Incarnate Son, and the Virgin Mary, His Mother, to the custody of Saint Joseph. Let us entrust to Saint Joseph our humanity and our suffering Church, as well as all those persons who are experimenting the anxiety of tomorrow because of the contagion and because of sickness. Let us entrust to Saint Joseph all the persons who in hospitals and in the houses, are offering themselves and placing their own lives at risk in order to take care of the sick. Let us entrust to him all those who in these days are passing through the final stages from this world to the Father, after having been snatched away from this world in an unforeseen and unexpected way by our sister death of the body.
O Saint Joseph, universal patron of the Church, in silence you took care of the Child Jesus and of His Mother. Take once more care of the Church which is suffering because it sees its children threatened and anguished because of the epidemic that has hit the entire human race.
O Saint Joseph, you knew how to be the just man who always sought to act according to the will of the Father. Help the rulers of the nations to make right and wise decisions and the Pastors of the Church to discern in this difficult hour whatever constitutes the profound good of the faithful.
O Saint Joseph, you have lived your mission in an active way, stay close to all those who, at this very moment, are risking their lives in order to take care of the sick, and to alleviate the sufferings of their brethren, as well as to guarantee the essential services to society.
O Saint Joseph, you were able to conclude your earthly existence comforted by the presence of Jesus and Mary, hold the hand of those who, in these days, are dying alone and make them feel the comfort of a loving presence. Lead them, through the grace and mercy of Jesus, to the end of their earthly pilgrimage, to the fullness of life in the Heavenly Jerusalem. Amen.