Omelia per Santa Maria Maddalena

L’amore del Cristo ci possiede

Letture: Ct 3,1-4a; Sal 62; 2 Cor 5,14-17; Gv 20,1.11-18

1. Carissimi fratelli, carissime sorelle,

il Signore vi dia pace!

 

Maria Maddalena è l’esempio più bello e più pieno del fatto che è l’amore a mobilitare tutte le nostre energie ed è l’amore la motivazione più forte che possiamo sperimentare nella nostra vita.

L’apostolo Paolo nel brano che abbiamo letto come seconda lettura ci ricorda che “l’amore del Cristo ci possiede”. Ma dobbiamo ricordare sempre che, se non siamo posseduti dall’amore di Cristo, saremo inevitabilmente, tristemente, tragicamente posseduti da qualche altra realtà che, come cancro, ci consumerà progressivamente dall’interno.

2. È interessante a questo proposito leggere nel Vangelo di Luca il sommario in cui si parla delle donne che qui in Galilea seguivano Gesù, assieme agli Apostoli, durante i tre anni del suo ministero.

È il passo in cui per la prima volta incontriamo Maria di Magdala. Scrive Luca: “In seguito egli (Gesù) se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni” (cfr Lc 8,2 ss). La prima volta che viene nominata Maria di Magdala è per dirci che Gesù l’aveva liberata da sette demoni.

Alla fine del vangelo di Marco troviamo di nuovo Maria di Magdala e di nuovo la sottolineatura che era stata liberata da sette demoni: “Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero” (cfr Mc 16,9ss).

3. Che cosa significa questa liberazione? Questa guarigione da sette demoni? Ho trovato un’interpretazione molto suggestiva nel commento di Eugen Drewermann al vangelo di Marco. Questo teologo legge tutto il vangelo di Marco come una grande rivelazione della guarigione/redenzione che Gesù porta dentro la nostra storia e dentro la nostra vita. Scrive questo teologo: “prima che Gesù la incontrasse (Maria Maddalena) viveva evidentemente un’esistenza che non le apparteneva più, che, sotto il diktat di voci estranee, di angosce imposte e di terribili sensi di colpa, era come quella di un animale braccato, una vita alienata, disonorata, impotente, catapultata di qua e di là fra morte, dolore, follia e smarrimento. Per Maria di Magdala l’incontro con Gesù deve essere stato veramente una seconda nascita, un nuovo inizio di tutto, un riacquisire e riordinare tutte le forze; finalmente era di nuovo possibile essere e avere un proprio spirito, una propria libertà, un proprio corpo, sentimenti propri e sensazioni proprie e ... un proprio Io!” (E. Drewermann, Il Vangelo di Marco, immagini di redenzione, Queriniana, 19952, p. 534).

4. Se non è l’amore del Cristo a possederci, che – detto per inciso è l’unico amore che è capace di liberarci da tutto ciò che ci umilia, ci affligge, ci avvilisce, ci de-umanizza – se non è l’amore del Cristo a possederci, allora saranno altri amori, amori che Luca e Marco chiamano demoni o spiriti cattivi. Amori che – appunto – ci legano anziché liberarci, ci umiliano anziché valorizzarci, ci de-umanizzano anziché farci fiorire nel pieno contenuto della nostra umanità più autentica. Amori che prima ci illudono e poi ci deludono, lasciandoci il vuoto dentro, talvolta perfino la morte.

Maria Maddalena ha sperimentato fin dal suo primo incontro con Gesù la liberazione che deriva dall’essere posseduti dall’amore per lui. E questa esperienza è stata una reale esperienza di rinascita, di risurrezione, ma anche di liberazione da ogni preoccupazione per sé, per il proprio futuro e per la propria incolumità.

5. Infatti, Maria Maddalena farà un gesto di condivisione estrema, metterà a disposizione di Gesù e della comunità dei discepoli i propri beni, perché il Regno di Dio possa essere annunciato senza preoccupazioni di bilancio.

Maria Maddalena seguirà Gesù fin sotto la croce, libera dalla paura di seguire un condannato a morte. La paura invece farà scappare i discepoli e gli apostoli, tranne lei, che rimane sotto la croce assieme a Maria la Madre di Gesù, alla sorella di Maria e a Giovanni. Tutte persone profondamente possedute dall’amore per il Cristo, che libera da ogni paura, anche dalla paura di perdere la vita e di morire.

Maria Maddalena sarà poi la prima ad annunciare di aver incontrato Gesù Risorto, vincendo ancora una volta l’incredulità e i pregiudizi dei discepoli. Lei sapeva che era possibile risorgere, perché era esattamente l’esperienza che aveva fatto, grazie a Gesù e nell’incontro con Lui, qui a Magdala.

6. Rubo ancora le parole al teologo Drewermann: “Incontrando la persona e il messaggio di Gesù, questa risurrezione nella vita deve essere stata vissuta e sofferta nello stupore dell’intera esistenza, oppure non si capirà mai che cosa vuol dire l’annuncio delle donne il mattino di Pasqua. Per chi la figura di Gesù non è diventata tutto già molto prima della morte, chi non l’ha vissuta come punto di svolta decisiva della sua esistenza, come una questione di vita o di morte, questi potrà continuare a vivere anche dopo il dolore del Venerdì Santo – ma in una forma di ‘vita’ che è semplicemente ‘tirare a campare’! Soltanto chi ha sperimentato in sé la persona e la parola di Gesù in un modo che per lui è diventato risurrezione, potrà credere a quello che dicono le donne” (E. Drewermann, Il Vangelo di Marco, immagini di redenzione, Queriniana, 19952, p. 534).

7. Detto in altre parole: se l’amore di Cristo ci possiede diventiamo capaci di sperimentare interiormente la risurrezione di Gesù come la realtà che ci libera da tutti i limiti, le fragilità, i peccati e da tutti i demoni che ci hanno derubato del significato più profondo della nostra vita, che ci hanno derubato della capacità di fidarci, di sperare e di amare fino a dimenticarci di noi stessi e donarci interamente. Se l’amore di Cristo non ci possiede siamo vuoti, siamo senza speranza, incapaci di ricevere e donare amore perché ripiegati solo su noi stessi.

Se l’amore di Cristo ci possiede non abbiamo più paura di stare in situazioni difficili e pericolose e non abbiamo più paura di testimoniare chi è Lui per noi. Se l’amore di Cristo non ci possiede saremo sempre alla ricerca di qualche scusa per non rischiare niente, per non rischiare la vita.

Qui dove Maria di Magdala ha fatto l’incontro decisivo della sua vita, chiediamo, per sua intercessione, semplicemente questo: che l’amore del Cristo – e nessun altro – ci possegga interamente, totalmente, per sempre. Amen.