Predicatore insigne e intercessore nel bisogno - Distinguished preacher and intercessor in times of need | Custodia Terrae Sanctae

Predicatore insigne e intercessore nel bisogno - Distinguished preacher and intercessor in times of need

Festa di S. Antonio di Padova - Feast of St. Anthony of Padua

Sap 7,7-14; dal Sal 39; Ef 4,7.11-15; Mc 16,15-20

Carissime sorelle, carissimi fratelli,

Il Signore vi dia Pace!

  1. Celebriamo oggi, con gioia e solennità, la festa di sant’Antonio, che la liturgia ci presenta come insigne predicatore e intercessore nel momento del bisogno.

Sono due aspetti che troviamo nella preghiera che abbiamo fatto prima di metterci in ascolto della Parola di Dio, che emergono nel brano del vangelo, che scopriamo se leggiamo la biografia del Santo e ancor di più se leggiamo i suoi “Sermoni”. Nel corso di questo ultimo difficilissimo anno di pandemia e di tensioni, noi frati della Custodia abbiamo sentito in modo forte soprattutto l’intercessione di s. Antonio al quale ci siamo affidati in modo speciale.

  1. Proviamo a scoprire anzitutto qualche tratto di Antonio come predicatore del Vangelo. Possiamo dire che il nostro Patrono è un bell’esempio di cosa vuol dire incarnare il mandato missionario affidato da Gesù agli Apostoli: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura”.

È un servizio per il quale Antonio si prepara a lungo. Stando ai racconti delle prime biografie Antonio dedica una lunga fase della sua vita a studiare e meditare la Parola di Dio, più o meno da quando aveva 15 anni fino ai 30. È una lunga fase di ricerca esistenziale e vocazionale, che lo porta a entrare appena adolescente tra i canonici agostiniani, a passare da Lisbona a Coimbra, poi dagli Agostiniani ai Frati Minori colpito dalla testimonianza dei martiri, quindi a cercare lui stesso il martirio senza però riuscirvi. È una fase che lo porta anche dal Portogallo all’Italia, dove avviene anche l’incontro con san Francesco nel 1221 e dove ancora continua la sua ricerca nell’eremo di Montepaolo in Romagna.

  1. Dopo questa fase prolungata di ricerca, di studio, di meditazione e preghiera Antonio dedicherà gli ultimi sei anni della sua vita prevalentemente alla predicazione, ad annunciare il Vangelo a ogni categoria di persone e anche ad ogni creatura.

Antonio predicherà a coloro che hanno abbandonato la Chiesa e a coloro che hanno responsabilità nella Chiesa. Predicherà ai dotti, ai teologi, ai religiosi, ma anche alla gente semplice. Predicherà ai potenti e a coloro che dai potenti erano oppressi. Predicherà ai ricchi e ai poveri. Predicherà ai bambini, nei quali riconoscerà il Bambino di Betlemme, il nostro Signore Gesù Cristo. Predicherà perfino ai pesci.

Nella sua predicazione Antonio cercherà sempre di tenere insieme l’integralità della dottrina, la testimonianza della vita e l’efficacia della Parola.

  1. In uno dei suoi “Sermoni” richiama il detto di Gesù “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14) e lo interpreta attraverso la visione dell’Apocalisse in cui appare in cielo una donna vestita di sole e coronata di dodici stelle (cfr Ap 12,1).

Antonio spiega che “le dodici stelle sono i dodici Apostoli, che illuminano la notte di questo mondo”. Poi sottolinea che la corona di dodici stelle “è la fede degli Apostoli, ed è corona, perché non ammette aggiunta o diminuzione, come ogni cerchio, e questo perché è completa e perfetta” (Sermoni, 2DdP, n 14).

Antonio nella sua predicazione ci offre perciò la fede della Chiesa, che annuncia Gesù e la sua Parola e in questo modo illumina il mondo. Antonio poi ci invita anche a essere annunciatori della fede della Chiesa, fondata sull’annuncio degli Apostoli. Ci invita cioè a proporre la fede cristiana e il mistero di Gesù Cristo nella sua interezza, nella sua organicità, nella sua pienezza.

Non posso limitarmi ad ascoltare o ad annunciare ciò che piace a me, oppure ciò che è di moda in questo momento, o il politicamente corretto, o ciò è più facile e gratificante e suscita consenso.

La corona è di dodici stelle, né di undici né di tredici: non posso togliere nulla alla totalità organica della fede e non posso aggiungervi ciò che non ne fa parte solo per assecondare lo spirito del tempo, che è normalmente lo spirito del mondo. Per usare un’espressione cara a papa Francesco, non posso annacquare il Vangelo.

  1. Antonio però aggiunge all’aspetto della completezza del contenuto anche l’aspetto della qualità personale della testimonianza. Infatti in un altro “Sermone” leggiamo: “Voi siete la luce del mondo, è detto nel Vangelo. Il sole è la fonte del calore e della luce. Il calore e la luce sono la vita e la dottrina, le quali, come fiumi da una fonte sgorgano dai predicatori per arrivare a quelli che ascoltano. La vita deve essere fervida e la dottrina luminosa” (Sermoni, 2Ann, n 7).

Antonio ci ricorda che il nostro annuncio, la nostra testimonianza cristiana, è efficace se la nostra vita è fervida, cioè appassionata, non tiepida e mediocre. E al tempo stesso occorre che la nostra parola sia chiara, cioè semplice e luminosa. Perché si tratta di illuminare la vita dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, che sono talvolta nel buio del dubbio per quel che riguarda la fede; spesso nel buio dell’incertezza e del disorientamento per quel che riguarda le scelte morali; inevitabilmente nel buio della tentazione a causa dell’esperienza della sofferenza, che tocca tutti.

  1. Antonio non è però solo predicatore, ma anche intercessore nei bisogni e nelle necessità. E anche in questo incarna molto bene la missione affidata da Gesù agli Apostoli di scacciare i demoni e di imporre le mani ai malati. Lo stesso responsorio che abbiamo cantato all’inizio della Messa “Si quaeris miracula” cioè “Se cerchi prodigi”, fa riferimento a questo aspetto della vita di s. Antonio.

Questo non è evidentemente l’aspetto principale e non dobbiamo trasformare il nostro Patrono in un distributore automatico di miracoli. È però un aspetto importante, perché – come suggerisce la finale del vangelo di Marco – questo è il modo con cui il Signore accompagna gli apostoli e conferma l’autenticità della loro predicazione.

L’attenzione di Antonio per le esigenze dei piccoli, dei poveri, dei carcerati e dei sofferenti è ancora una conferma della bontà del suo annuncio. Allo stesso modo le opere sociali della Chiesa (scuole, ospedali, assistenza ai poveri), anche qui in Terra Santa, sono una conferma del fatto che il Vangelo, cioè la persona e la parola di Gesù, porta salvezza e cambia anche il mondo in cui ci troviamo a vivere.

Del resto noi abbiamo sperimentato la vicinanza e l’intercessione di s. Antonio molte volte lungo i secoli e anche nel corso di questo ultimo anno segnato dalla pandemia.

Non dobbiamo vergognarci di credere nell’intercessione dei santi dobbiamo piuttosto vergognarci se le nostre parole sono sterili e non producono nessun frutto. Dobbiamo vergognarci se la nostra vita è sono senza fervore e non riusciamo ad appassionare nessuno. Dobbiamo eventualmente vergognarci se la nostra preghiera è senza fede nell’onnipotenza di Dio e per questo non riusciamo a ottenere ciò che chiediamo.

  1. Per intercessione di s. Antonio domandiamo allora al Signore di essere capaci anche noi di accogliere il Vangelo nella sua pienezza, senza tagli e senza aggiunte, senza volerlo svuotare della sua radicalità provocatoria e senza volerlo annacquare per essere alla moda.

Chiediamo anche di saper annunciare il Vangelo nei nostri ambienti di vita, in famiglia, nei posti di lavoro, attraverso una testimonianza di vita luminosa e attraverso una parola appassionata e semplice.

Concludo questa omelia con una breve preghiera di s. Antonio, con la quale facciamo nostra la richiesta di poter giungere alla piena comunione con Gesù, assieme al nostro Patrono:

“Ti preghiamo, Maestro e Signore, buon Gesù, di illuminare i ciechi, di istruire i tuoi discepoli e di mostrare loro la via della vita, per la quale possano giungere a te, che sei la via e la vita. Accordacelo tu che sei benedetto nei secoli dei secoli. Amen” (Sermoni, D4 dPent n 17).

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Wis. 7,7-14; from Ps 39; Eph 4: 7.11-15; Mk 16.15-20

Dear brothers and sisters, May the Lord give you Peace!

  1. To-day we celebrate, with joy and solemnity, the feast of Saint Anthony, whom the liturgy presents to us as a distinguished preacher and intercessor in times of need. These are two aspects that we find in the opening prayer we made before listening to the Word of God, which emerge in the passage of the Gospel, which we discover if we read the biography of the Saint and even more so if we read his “Sermons”. During this last and very difficult year of the pandemic and tensions, we friars of the Custody have felt the intercession of St. Anthony to whom we have entrusted ourselves in a special way.
  1. Let us first try to discover some traits of Anthony as a preacher of the Gospel. We can say that our Patron is a beautiful example of what it means to embody the missionary mandate entrusted by Jesus to the Apostles: “Go into the whole world and preach the Gospel to every creature”. It is a service for which St. Anthony prepares himself at length. According to the accounts of the first biographies, Anthony dedicates a long phase of his life to studying and meditating on the Word of God, more or less from when he was 15 years old until he was 30. It is a long phase of existential and vocational research, which leads him to enter as soon as he reaches adolescence with the Augustinian Canons, to pass from Lisbon to Coimbra, then from the Augustinians to the Friars Minor, struck by the testimony of the martyrs, then to seek martyrdom himself without succeeding. It is a phase that also takes him from Portugal to Italy, where he also met St. Francis in 1221 and where he still continues his research in the hermitage of Montepaolo in Romagna.
  1. After this prolonged phase of research, study, meditation and prayer, Anthony will dedicate the last six years of his life mainly to preaching, to proclaiming the Gospel to every category of people and also to every creature. Anthony will preach to those who have left the Church and to those who have responsibilities in the Church. He will preach to the learned, to theologians, to religious, but also to simple people. He will preach to the powerful and to those who were oppressed by the powerful. He will preach to the rich and the poor. He will preach to the children, in which he will recognize the Child of Bethlehem, our Lord Jesus Christ. He will even preach to the fish. In his preaching, Anthony will always try to keep together the integrity of the doctrine, the testimony of life and the efficacy of the speech.
  1. In one of his “Sermons” he recalls the saying of Jesus “You are the light of the world” (Mt 5:14) and interprets it through the vision of the Apocalypse in which a woman clothed with the sun and crowned with twelve stars (cf. Rev 12:1). Anthony explains that “the twelve stars are the twelve Apostles, who light up the night of this world”. Then he underlines that the crown of twelve stars “is the faith of the Apostles, and it is a crown, because it does not admit addition or decrease, like any circle, and this is because it is complete and perfect” (Sermons, 2DdP, n 14). Anthony in preaching about it therefore offers us the faith of the Church, which announces Jesus and His Word and in this way illuminates the world. Anthony then also invites us to be heralds of the faith of the Church, founded on the announcement of the Apostles. That is, he invites us to propose the Christian faith and the mystery of Jesus Christ in its entirety, in its organic nature, in its fullness. I cannot just listen or announce what I like, or what is fashionable right now, or politically correct, or that’s easier and more rewarding and arouses consensus.

The crown has twelve stars, neither eleven nor thirteen: I cannot take anything away from the organic totality of faith and I cannot add to it what is not part of it just to support the spirit of the time, which is normally the spirit of the world. To use an expression dear to Pope Francis, “I cannot water down the Gospel”.

  1. St. Anthony, however, adds to the aspect of the completeness of the content also the aspect of the personal quality of the testimony. In fact, in another “Sermon” we read: “You are the light of the world, it is said in the Gospel. The sun is the source of heat and light. Heat and light are life and doctrine, which, like rivers from a source, flow from preachers to reach those who listen. Life must be fervent and the doctrine bright” (Sermons, 2Ann, n 7).

St. Anthony reminds us that our proclamation, our Christian witness, is effective if our life is fervent, that is, passionate, not lukewarm and mediocre. Indeed, at the same time our word must be clear, that is, simple and luminous, because it is a question of illuminating the life of our brothers and sisters, who are sometimes in the darkness of doubt as regards faith; often in the darkness of uncertainty and disorientation regarding moral choices; inevitably in the darkness of temptation due to the experience of suffering, which affects everyone.

  1. St. Anthony, however, is not only a preacher, but also an intercessor in needs and necessities. In fact, it is also in this that he comprehensively embodies the mission entrusted by Jesus to the Apostles to cast out demons and to lay hands on the sick. The same responsorial that we sang at the beginning of the Mass “Si quaeris miracula” that is, “If you are looking for miracles?”, refers to this aspect of St. Anthony.

This is obviously not the main aspect and we must not transform our Patron into an automatic miracle dispenser. However, it is an important aspect, because – as the ending of the Gospel of Mark suggests – this is the way in which the Lord accompanies the apostles and confirms the authenticity of their preaching.

St. Anthony’s attention to the needs of the little ones, the poor, the prisoners and the suffering is still a confirmation of the goodness of his preaching. In the same way, the social works of the Church (schools, hospitals, assistance to the poor), also here in the Holy Land, are a confirmation of the fact that the Gospel, that is, the person and the word of Jesus, brings salvation and also changes the world in which we find ourselves living.

After all, we have experienced ourselves the closeness and intercession of St. Anthony many times over the centuries and also during this last year marked by the pandemic.

We must not be ashamed of believing in the intercession of the saints, we must rather be ashamed if our words are sterile and do not produce any fruit. We must be ashamed if our life is without fervour and we can no longer thrill anyone. We must eventually be ashamed if our prayer is without faith in the omnipotence of God and for this reason we are unable to obtain what we ask for.

  1. Through the intercession of St. Anthony let us then ask the Lord to be capable of accepting the Gospel in its fullness, without taking anything away and without making any additions, without wanting to empty it of its provocative radicalism and without wanting to water it down to be fashionable.

Let us also ask to know how to proclaim the Gospel in our living environments, in the family, in the workplace, through a testimony of luminous life and through passionate and simple word.

I conclude this homily with a short prayer of St. Anthony, with whom we make our request to be able to reach full communion with Jesus, together with our Patron: “We ask you, Master and Lord, O good Jesus, to enlighten the blind, to instruct your disciples and to show them the way of life, by which they may come to you, who are the way and the life. Grant it to us, you who are blessed forever and ever. Amen” (Sermons, D4 dPent n 17).