Vedere finalmente squarciarsi i cieli - To finally see the skies tear apart | Custodia Terrae Sanctae

Vedere finalmente squarciarsi i cieli - To finally see the skies tear apart

Battesimo di Gesù al Giordano - Baptism of Jesus in the Jordan 

Is 55,1-11; Sal da Is 12; 1Gv 5,1-9; Mc 1,7-11

1. Carissimi fratelli, carissime sorelle,

il Signore vi dia pace!

Era il 7 gennaio del 1967 quando due sacerdoti celebravano per l’ultima volta la Santa Messa in questo santuario e firmavano il registro delle Messe che Fr. Sergey ha potuto recuperare il 9 agosto del 2018, entrando nel conventino dopo che il terreno era stato appena sminato. Si trattava di un sacerdote inglese, don Robert Carson e di un sacerdote nigeriano don Silao Umah. Oggi, a distanza di 54 anni e 3 giorni, potremmo dire all’inizio del 55esimo anno da quando questo registro fu chiuso, al termine di questa celebrazione Eucaristica, riapriremo questo stesso registro, volteremo pagina e su una pagina nuova potremo scrivere la data di oggi, 10 gennaio 2021, e firmare con i nostri nomi, per testimoniare che questo luogo, che era stato trasformato in un campo di guerra, un campo minato, è tornato ad essere un campo di pace, un campo di preghiera. 

2. “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63,19) abbiamo gridato con le parole del profeta Isaia nella prima domenica di Avvento. Nel giorno di Natale abbiamo contemplato il Verbo eterno del Padre, il Suo Figlio, che si è fatto carne e ha piantato la sua tenda in mezzo a noi (Gv 1,14). Nella solennità dell’Epifania lo abbiamo visto, seppure bambino, manifestarsi come luce che attira e illumina tutte le genti (Is 60,1-6; Mt 2,1-12). 
Oggi, celebrando la solennità del battesimo di Gesù al Giordano, contemplandolo mentre esce dall’acqua in cui Giovanni Battista, non senza sorpresa e riluttanza lo ha battezzato, vediamo i cieli che si aprono e lo Spirito discendere sopra di Lui (Mc 1,7-11). 
Nel Battesimo al Giordano, Gesù non si immerge solo nelle acque del fiume, ma nella nostra umanità, nelle nostre debolezze e difficoltà, si immerge nelle nostre sofferenze. Lui, il Santo che non conosce peccato, si immerge nel nostro peccato e lo prende su di sé con tutto ciò che ci rende incapaci di vivere da figli di Dio. Comincia la Sua missione pubblica, e dove comincia la missione di Gesù, lì comincia anche l’annuncio della nostra salvezza!

3. Dio ha ascoltato il nostro grido. Dio ha ascoltato il grido di tutta l’umanità, un grido che ha iniziato a risuonare dopo che l’umanità delle origini ha scelto di non ascoltare Dio e di non obbedire alla Sua Parola. 
I cieli ora non sono più chiusi. Noi possiamo ascoltare di nuovo la voce di Dio, come quando passeggiava nel giardino dell’Eden con Adamo ed Eva. E Dio può di nuovo farci udire quelle stesse parole che ha rivolto a suo Figlio sulle rive di questo fiume apparentemente insignificante eppure santo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Mc 1,11). 
Sono parole che il Padre rivolge in forma intima al Suo Figlio Gesù e che ci rivelano che Lui, Gesù, è il Figlio di Dio e al tempo stesso il Servo del Signore intravisto e cantato nel Libro del Profeta Isaia: il Servo che porterà la salvezza fino agli estremi confini della terra; il Servo del Signore per le cui piaghe noi siamo guariti e la cui sofferenza vissuta con infinito amore ci redime; il Servo del Signore che porta la pace dentro il creato, tra gli uomini e che riconcilia il Cielo e la terra.

4. Noi oggi sentiamo in modo particolarmente forte questo messaggio, qui in questo luogo in cui possiamo tornare a celebrare e ripresentare non solo il battesimo di Gesù, ma anche il suo sacrificio di riconciliazione. Un luogo che conserva e conserverà le cicatrici delle ferite che gli sono state inferte più di 50 anni fa, ma che al tempo stesso diventerà un segno: il segno – speriamo – di una pace possibile, di una riconciliazione e di un rinnovamento dei popoli, che arrivi a unire non solo le due sponde di questo fiume santo e i popoli che abitano sulle sue rive ma l’umanità intera. 
Che questo luogo possa diventare il segno della sconfinata capacità che ha Dio “Padre e Figlio e Spirito Santo” di accogliere e rinnovare l’umanità intera. L’umanità che ha bisogno di essere riconciliata immergendosi nell’onda dello Spirito Santo, come già Giovanni aveva preannunciato sulle rive di questo Giordano, preannunciando la missione di Gesù e il battesimo nuovo che avrebbe amministrato. 

5. Oggi, rispecchiandoci nel Battesimo di Gesù, siamo chiamati a prendere coscienza del nostro battesimo e di quella discesa personale dello Spirito che è avvenuta anche su ciascuno di noi in forma personale. Siamo stati battezzati e rigenerati anche noi nell’acqua e nel sangue e nello Spirito che sono scaturiti dal cuore aperto di Gesù Cristo. 
Oggi, proprio per questo, siamo chiamati ad assumere personalmente e con tutte le nostre forze la vocazione e la missione che ci viene affidata dal Padre, quella di diventare testimoni del suo amore gratuito, che salva e redime, che riconcilia e porta pace. 
Al tempo stesso dobbiamo chiederci in che modo possiamo aiutare le persone che Dio mette sulla nostra strada, a fare l'esperienza di essere figli di Dio, amati e ben voluti da Lui, che appartengono a un’unica famiglia, in cui esistono solo fratelli e sorelle, solo figli e figlie da sempre voluti e amati dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo.

6. Come ci ha ricordato il papa emerito Benedetto XVI in una sua omelia in occasione di questa solennità: “la festa del battesimo di Gesù ci introduce, alla quotidianità di un rapporto personale con Lui. Infatti, mediante l’immersione nelle acque del Giordano, Gesù si è unito a noi. Il Battesimo è per così dire il ponte che Egli ha costruito tra sé e noi, la strada per la quale si rende a noi accessibile; è l'arcobaleno divino sulla nostra vita, la promessa del grande sì di Dio, la porta della speranza e, nello stesso tempo, il segno che ci indica il cammino da percorrere in modo attivo e gioioso per incontrarlo e sentirci da Lui amati” (Benedetto XVI, 11 gennaio 2009).

7. Concludendo, facciamo nostra in forma personale la preghiera che la liturgia ha messo sulle nostre labbra prima della proclamazione della Parola di Dio, è la sintesi del mistero che celebriamo, è il riconoscimento di ciò che riceviamo in dono, è anche l’indicazione del cammino che ci resta da percorrere: “Dio onnipotente ed eterno, / che dopo il battesimo nel fiume Giordano / proclamasti il Cristo tuo amato Figlio / mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo, / concedi ai tuoi figli di adozione, / rinati dall’acqua e dallo Spirito, / di vivere sempre nel tuo amore”.

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Is 55: 1-11; Ps from Is 12; 1 Jn 5: 1-9; Mk 1,7-11

1. Dear brothers and sisters,

May the Lord give you peace!
It was the 7th of January 1967 that two priests celebrated Holy Mass for the last time in this Holy Place and signed the Mass Register, that Fr. Sergey was able to recover on the 9th August, 2018, when he entered the same friary after the land had been just cleared. The two priests were an English priest, Fr Robert Carson and a Nigerian priest, Fr Silao Umah. To-day, 54 years and 3 days later, we could say at the beginning of the 55th year since this register was closed, at the end of this Eucharistic celebration, we will reopen this same register, we will turn the page and on a new page we will be able to write the date of to-day, 10th January, 2021, and sign with our names, to testify that this place, which had been transformed into a war field, a minefield, has once again become a field of peace, a field of prayer.

2. “If you pierced the skies and came down!” (Is 63,19) we cried out with the words of the prophet Isaiah on the first Sunday of Advent. On Christmas day we contemplated the Eternal Word of the Father, His Son, who became flesh and pitched his tent among us (Jn 1:14). On the solemnity of the Epiphany we saw Him, albeit a child, manifest Himself as a light that attracts and illuminates all peoples.
To-day, celebrating the solemnity of Jesus' baptism in the Jordan, contemplating Him as He comes out of the water in which John the Baptist, not without surprise and reluctance baptized Him, we see the heavens opening and the Spirit descending upon Him.
At the Baptism at the Jordan, Jesus not only immerses Himself in the waters of the river, but in our humanity, in our weaknesses and difficulties, He immerses Himself in our sufferings. He, the Saint who knows no sin, immerses Himself in our sin and takes it upon Himself with all that makes us unable to live as children of God. His public mission begins, and where Jesus' mission begins, there also begins the announcement of our salvation!

3. God heard our cry. God listened to the cry of all humanity, a cry that it began to resound after the humanity of the origins chose not to listen to God and not to obey His Word.
The skies are no longer closed. We can hear the voice of God again, as when He walked in the garden of Eden with Adam and Eve; and God can once again make us hear the same words He addressed to His Son on the banks of this seemingly insignificant yet holy river: “You are my beloved Son: I am well pleased with you” (Mk 1:11). These are words that the Father addresses in an intimate form to His Son Jesus and that reveal to us that He, Jesus, is the Son of the Father and at the same time the Servant of the Lord glimpsed and sung in the Book of the Prophet Isaiah: the Servant who will bring salvation to the ends of the earth; the Servant of the Lord by whose wounds we are healed and whose suffering lived with infinite love redeems us; the Servant of the Lord who brings peace within creation, between men and women and who reconciles Heaven and earth.

4. To-day we feel this message particularly strongly, here in this place where we can return to celebrate and re-present not only the baptism of Jesus, but also His sacrifice of reconciliation. A place that preserves and will preserve the scars of the wounds that were inflicted on it more than 50 years ago, but which at the same time will become a sign: the sign - we hope - of a possible peace, of reconciliation and a renewal of peoples, that comes to unite not only the two banks of this holy river and the peoples who live on its banks but the whole of humanity. May this place become the sign of the boundless ability that God “Father and Son and Holy Spirit” has, to welcome and renew all of humanity. Humanity that needs to be reconciled by immersing itself in the wave of the Holy Spirit, as John had already foretold on the banks of this Jordan; Baptism of reconciliation and a renewal of peoples, which will unite not only the two banks of this holy river and the peoples who live on its banks but all of humanity. Humanity that needs to be reconciled by immersing itself in the wave of the Holy Spirit, as John had already foretold on the banks of this Jordan, heralding the mission of Jesus and the new baptism that He would administer.

5. To-day, reflecting ourselves in the Baptism of Jesus, we are called to become aware of our own baptism and of that personal descent of the Spirit which also took place on each of us in a personal way. We too were baptized and regenerated in the water and blood and Spirit that flowed from the open heart of Jesus Christ.
To-day, precisely for this reason, we are called to take up personally and with all our strength the vocation and mission entrusted to us by the Father, that of becoming witnesses of His gratuitous love, which saves and redeems, which reconciles and brings peace.
At the same time we must ask ourselves how we can help the people God puts on our path to experience being children of God, loved and well beloved by Him, who belong to one family, in which there are only brothers and sisters, only sons and daughters always wanted and loved by the Father, through the Son, in the Holy Spirit.

6. As Pope Emeritus Benedict XVI reminded us in a homily on the occasion of this solemnity: “the Feast of the Baptism of Jesus introduces us into the daily regularity of a personal relationship with him. Indeed, by immersion in the waters of the Jordan, Jesus united himself with us. Baptism is, so to speak, the bridge he built between himself and us, the road on which he makes himself accessible to us. It is the divine rainbow over our lives, the promise of God's great ‘yes’, the door of hope and, at the same time, the sign that that indicates to us the path to take actively and joyfully in order to encounter him and feel loved by him”( Benedict XVI, January 11, 2009).

7. In conclusion, we make our own the prayer that the liturgy has placed upon our lips before the proclamation of the Word of God, it is the synthesis of the mystery that we celebrate, it is the recognition of what we receive as a gift, it is also the indication of the path that remains for us to travel: “Almighty, ever-living God, / when Christ was baptized in the river Jordan / the Holy Spirit came upon him / and your voice proclaimed from heaven, ‘This is my beloved Son.’ / Grant that we, / who by water and the Holy Spirit are your adopted children, / may continue steadfast in your love”.