L’intervista a fr. Bahjat ad Aleppo, a un mese dal terremoto

Aleppo (Siria): l'intervista a fr. Bahjat ad un mese dal terremoto

L’11 marzo siamo riusciti a raggiungere telefonicamente fr. Bahjat Elia Karakach, frate della Custodia di Terra Santa e parroco della comunità di Aleppo. Dopo il drammatico terremoto del 6 febbraio scorso che ha messo in ginocchio la Turchia e la Siria, padre Bahjat è in prima linea, con i suoi confratelli, nell’aiuto materiale alle famiglie rimaste senza casa e nel sostegno alla popolazione locale.

Padre Bahjat, sappiamo che la comunità francescana si è spesa senza sosta per supportare gli abitanti di Aleppo. Ci aiuti a capire come stanno attualmente le cose ad Aleppo a poco più di un mese dal terremoto.

Fino a ieri (10 marzo) abbiamo gestito più di 3000 persone, che hanno trovato ospitalità presso il Terra Santa College. La situazione era molto delicata, e la paura veniva amplificata dalle notizie catastrofiche che circolavano in rete, in cui si preannunciava una forte scossa l’8 marzo. Ora, poco a poco, le persone che hanno ancora una casa stanno rientrando nelle loro abitazioni; le persone che non possono rientrare, invece, sono rimaste nella nostra struttura, e sono circa 300. Si tratta di famiglie e di anziani la  cui casa è gravemente lesionata. Nella parrocchia sono riprese le attività quotidiane e le scuole, almeno quelle cattoliche, sono riaperte, tranne quelle che sono utilizzate come luoghi di accoglienza. Ad Aleppo sono presenti diversi centri di accoglienza, ma c'è chi ancora dorme per strada, in macchina oppure semplicemente allestisce delle tende nelle vie. Noi continuiamo a distribuire i pasti quotidianamente (anche aiutando alcune strutture ospedaliere) e quantificando siamo sui circa 1500 pasti al giorno.

C’è molta paura di rientrare nelle case: possiamo solo immaginare il terrore che hanno vissuto queste persone.

Sì: ora la cosa più importante è verificare e monitorare le case pericolanti, per consentire alle persone di rientrare a casa, quando possibile. Per questo, grazie ad una nostra iniziativa accordata con la municipalità di Aleppo, stiamo ospitando nel nostro convento una squadra di tecnici italiani: si tratta di un team di ingegneri specialisti che, supportando i tecnici locali, monitorano e verificano la stabilità e la solidità di edifici storici e di abitazioni private. Abbiamo saputo che ci sono circa 5000 edifici molto danneggiati che devono essere valutati.

Com’è la situazione nella Valle dell’Oronte e Latakia (altri due centri molto colpiti dal terremoto)?

La situazione nella Valle dell'Oronte è drammatica, perché lì c’è quasi l'80% di abitazioni distrutte. Anche a Latakia ci sono molti edifici pericolanti. Purtroppo bisogna convivere con l’idea che questa è una situazione di emergenza che durerà mesi, ovunque: anche perché qui non si parla assolutamente di risarcimenti o di aiuti economici a chi ha perso la casa.

Padre Bahjat, nel vedere e assistere quotidianamente migliaia di persone, qual è secondo Lei la categoria che è rimasta più traumatizzata da questa calamità?

Le categorie più fragili sono sicuramente i bambini e gli anziani. Tuttavia i bambini, anche se hanno più paura, si lasciano più facilmente distrarre da molte cose: abbiamo fatto in modo di creare tanti momenti di animazione per rendere il clima meno pesante. Quindi li abbiamo “distratti” con film, giochi, incontri... Diversa la situazione degli anziani e degli ammalati, che sono sicuramente più deboli e stanchi. Quello che è accaduto negli ultimi dieci anni è che molti ragazzi, molte giovani coppie se ne sono andati dalla Siria e hanno lasciato i loro genitori soli. Ora, gli stessi genitori che fino a dieci anni fa erano autosufficienti e  autonomi, adesso ovviamente non sono più in grado di badare a loro stessi. Questi anziani e questi ammalati si sono ritrovati in una situazione straordinaria e drammatica senza nessun supporto, nemmeno familiare e affettivo.

Come si può aiutare la vostra comunità a distanza? Come si può essere solidali e dare un vero supporto al vostro lavoro?

Per quanto riguarda "come aiutare" e come aiutarci, la maniera sicuramente più diretta sono le raccolte fondi (tramite l'Associazione Pro Terra Santa e l’Economato custodiale che ha aperto un canale preferenziale per l’aiuto alla Siria - vedi sotto le coordinate, NdR), anche perché essendo la Siria un paese sotto embargo ci sono delle complicazioni per far arrivare aiuti materiali e quindi è bene avere dei fondi a cui attingere per comprare beni di prima necessità. Questi soldi ci servono a comperare il cibo e soprattutto le medicine che sono aumentate di prezzo in maniera esponenziale negli ultimi tempi. E aiutiamo le famiglie a sostenere gli interventi chirurgici, altrimenti impossibili perchè costosissimi. Quindi supportiamo gli ammalati a reperire le medicine e permettere loro le operazioni mediche. Inoltre, questi fondi servono agli studenti e ai bambini che non riescono a pagare la scuola. Vorrei sottolineare, in una parola, che la realtà della Siria è "sfasciata": come Chiesa, ci troviamo a sopperire alle istituzioni e a fronteggiare l’emergenza in tutte quelle situazioni in cui la struttura statale non è stata mai grado di intervenire.

(la Redazione)

Come Custodia faremo sempre il possibile per sostenere fr. Bahjat e tutte le comunità francescane in Siria per aiutare la popolazione locale. 
Abbiamo già avviato una raccolta fondi attraverso l’Associazione Pro Terra Sancta ed è possibile far pervenire donazioni anche all’Economato custodiale con la causale “Aiuto ai Terremotati”.

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