Nel cuore della cristianità era riunito tutto il mondo. Con un evento che rimarrà nella storia, il 22 marzo 2017 si è celebrata la fine dei lavori di restauro dell'Edicola del Santo Sepolcro. All'interno delle mura sacre ai cristiani di tutte le confessioni, nel luogo dove Gesù risuscitò, una cerimonia ecumenica ha inaugurato la nuova Edicola. Solo un anno fa la firma dell'accordo tra greco-ortodossi, cattolici e armeni per i lavori, ma già oggi è possibile contemplare i risultati. Tra le più importanti autorità politiche e religiose presenti, anche il primo ministro della Grecia, Alexis Tsipras, oltre ai consoli generali di Grecia, Belgio, Svezia, Stati Uniti, Spagna, Italia, Francia, Turchia, Ungheria e all'ambasciatore di Armenia in Israele. Ai canti dei greci, dei francescani e degli armeni si sono alternati i discorsi delle autorità.
Il Patriarca greco ortodosso Teophilo ha sottolineato il significato ecumenico della celebrazione, affermando che le chiese hanno dimostrato di condividere la stessa unità di intenti. «Questa unità di intenti è un segno di speranza per le generazioni future», ha detto il Patriarca.
«Il sepolcro vuoto è il luogo dove anche fisicamente è iniziata una nuova creazione, un mondo nuovo nell’istante di luce in cui Gesù è risorto - ha detto invece il Custode di Terra Santa Fr. Francesco Patton - . L’aver potuto realizzare i lavori di conservazione, restauro e riabilitazione dell’Edicola del Santo Sepolcro grazie alla collaborazione delle nostre tre comunità ha anche un valore ulteriore: è il segno di una importante crescita di relazioni fraterne tra di noi e tra le nostre comunità, all’insegna della fiducia reciproca e della collaborazione».
Il Patriarca armeno Nourhan Manougian ha parlato anche della necessità di agire secondo il comandamento dell'amore di Gesù. A sorpresa, Manougian ha chiesto al patriarca greco-ortodosso e al custode di Terra Santa di considerare la possibilità di concedere anche a tutte le cinque Chiese presenti in Terra Santa di celebrare all'interno del Santo Sepolcro. L'Amministratore Apostolico del Patriarcato Latino Pierbattista Pizzaballa ha espresso tutto il suo stupore e la sua gioia per la riuscita dei lavori: «Molti non avrebbero creduto possibile arrivare qui. Ma nel Vangelo ci viene detto che niente è nulla è impossibile a Dio. Questa apparente mission impossibile è diventata possibile, perché abbiamo permesso a Dio di illuminare i nostri pensieri, i nostri occhi, le nostre relazioni. [...] Oggi le chiese di Gerusalemme con il restauro fisico di questa costruzione stanno mettendo olio e balsamo nelle rovine che contennero il corpo di Cristo».
Presente anche il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, che è intervenuto con un discorso di ringraziamento. Il Nunzio Apostolico in Israele e Delegato Apostolico in Gerusalemme e Palestina Monsignor Giuseppe Lazzarotto ha letto poi il messaggio del Cardinal Sandri, prefetto per la congregazioni delle chiese orientali: «Nel nome di Papa Francesco, vorrei esprimere la nostra fraterna gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a questi lavori di restauro e in modo particolare a coloro che vivono e custodiscono questo santuario, per la loro testimonianza di fede».
È giunto un messaggio anche dal Patriarca di tutti gli armeni Sua Santità Garegin II: «L'unità delle chiese nelle attività di restauro è una significativa testimonianza della solidarietà e della collaborazione, in accordo con il comandamento dell'amore cristiano dell'unità».
La seconda parte dell'inaugurazione si è poi spostata all'interno del Patriarcato Greco-ortodosso, dove la professoressa Antonia Moropoulou del Politecnico di Atene, che ha diretto il restauro, ha presentato i lavori fin qui ultimati. I lavori di restauro hanno riguardato l'Edicola del Santo Sepolcro che è stata stabilizzata e ripulita. L'Edicola era stata costruita dopo che l'incendio del 1808 aveva distrutto la struttura precedente, ma era stata danneggiata, però, nel 1927 da un forte terremoto. Gli Inglesi, qualche mese prima che terminasse il loro mandato sulla Palestina, decisero di avvolgere con travi di ferro l'edificio per impedirne il crollo. L'accordo tra le chiese che ha reso possibili questi restauri, ha raccontato la Mouropoulou, ha permesso che venissero fatti degli interventi per rendere stabile l'edificio e sono state così rimosse anche le "stampelle" di ferro. Un altro problema sul quale si è lavorato (e su cui si lavorerà) è l'umidità che proviene dal suolo e che crea deformazioni dei materiali, a causa anche della pioggia che si insinua nella basilica. Una scoperta sorprendente, durante i lavori di restauro, si è verificata in occasione della rimozione delle lastre dal sepolcro di Gesù. La scoperta della roccia originale ha emozionato e entusiasmato fedeli e studiosi.
La professoressa Mouropoulou ha annunciato che i lavori al Santo Sepolcro non termineranno, ma che continueranno prossimamente, grazie anche al contributo di 500 mila dollari che la Santa Sede ha offerto. In ogni caso sono stati rispettati gli intenti originari di mantenimento dell'integrità della struttura,di mantenimento dei suoi valori e di sostenibilità. Il Santo Sepolcro parla agli uomini di tutti i tempi e «Il nostro restauro ha solo amplificato quella voce», ha concluso la Mouropoulou.
Il primo ministro della Grecia Alexis Tsipras ha pronunciato poi un discorso di saluto.
«Quest'anno celebreremo la Pasqua nello stesso giorno e questo è il segno che magari in futuro potremmo celebrarla insieme», ha affermato a margine dell'evento il Custode di Terra Santa Fr. Patton. «Il significato di oggi è unità, collaborazione, cooperazione - ha commentato il Patriarca Bartolomeo -. Siamo molto contenti che greco-ortodossi, cattolici e armeni abbiano deciso di unirsi per restaurare il Santo Sepolcro. Invochiamo la grazia di nostro Signore a tutti loro e nel mondo. Preghiamo per la pace e l'unità».
Beatrice Guarrera