Storie dalle parrocchie di Terra Santa, al fianco dei fedeli | Custodia Terrae Sanctae

 Storie dalle parrocchie di Terra Santa, al fianco dei fedeli

Fr. Mario Hadchiti in Jericho
Fr. Mario Hadchiti in Jericho

“La parola di Dio continua ad essere seminata e noi non ci arrendiamo”. Così Fr. Marwan Di’des, parroco della chiesa latina di Nazaret, parla di questo tempo difficile in cui le chiese di Terra Santa hanno dovuto restare chiuse ai fedeli. L’impegno dei parroci nella cura del gregge loro affidato, li ha portati a trovare nuovi modi per stare accanto ai parrocchiani, nonostante le distanze fisiche. Così a Nazaret Fr. Marwan continua a seguire i numerosi gruppi di preghiera della parrocchia, tramite incontri in diretta telematica. 

La vita parrocchiale, dunque, va avanti anche a distanza e non si ferma neppure l’attività di sostegno materiale alle persone con difficoltà economiche. “Tanti donatori sono venuti in parrocchia per offrire denaro ai bisognosi e sono rimasto colpito dalla loro generosità – racconta Fr. Marwan -. Abbiamo distribuito oltre 100 pacchi di cibo e piccole somme di sostegno a famiglie con bisogni particolari. Non è merito mio, ma di tanta gente di buona volontà che vuole stare accanto a chi è in difficoltà”. Anche durante la Settimana Santa, la parrocchia di Nazaret ha fatto il possibile per far sentire la sua vicinanza agli oltre ottomila cristiani locali. “In quei giorni abbiamo sentito il vuoto dei fedeli, ma li abbiamo incoraggiati a seguire in streaming le celebrazioni del vescovo da Gerusalemme, per accrescere in loro il sentimento di unità con il nostro pastore – ha continuato il parroco di Nazaret -. Molti hanno pregato con i loro figli e hanno costruito un piccolo altare domestico. È stato un momento forte di comunione e unità: dalle chiese piccole che sono le case alla chiesa madre che è Gerusalemme”. 

Secondo le disposizioni del governo israeliano, è possibile oggi celebrare una messa all’aperto per un massimo di diciannove partecipanti e anche la parrocchia di Nazaret si è adeguata. “È attivo un numero telefonico speciale per prendere le prenotazioni e poter così assistere alla messa in uno spazio del nostro cortile – continua Fr. Marwan -. Dal lunedì alla domenica io e gli altri due sacerdoti della parrocchia celebriamo 24 messe tra mattina, pomeriggio e sera. Raccogliamo anche le intenzioni dalla gente a livello locale e internazionale. Da parroco non vedo l’ora che questa situazione finisca e mi rendo conto che prima non sapevamo quanta grazia c’era nella nostra vita per avere la possibilità di incontrarci, vederci, abbracciarci. Ora sentiamo quanto era preziosa”. 

La modalità di celebrazione della messa all’aperto con prenotazione è la stessa adottata dalla chiesa di Sant’Antonio a Giaffa, che ha ottenuto di recente la possibilità di avere circa cento fedeli contemporaneamente, distribuendoli nel cortile in piccoli gruppetti, nel rispetto delle disposizioni.

Nella chiesa del Primo Miracolo, a Cana di Galilea, l’attività della parrocchia continua a distanza. La chiesa è un punto di riferimento per gli oltre tremila cristiani locali, di cui 700 cattolici e gli altri greco-ortodossi e melchiti. “La nostra parrocchia è anche un santuario, chiuso ormai dal 12 marzo, perché era passata di qui una pellegrina americana infettata dal Covid-19 – racconta il parroco Fr. Haitham Franso Yalda Hano -. La gente aspetta di tornare alla vita, ma dobbiamo avere pazienza. Come parroco e come sacerdote cerco di fare di tutto il possibile per portare il messaggio che io sono con i parrocchiani e che la Chiesa non li abbandona”. 

Dal 19 marzo, ogni giorno Fr. Haitam trasmette dalla pagina Facebook della parrocchia un’ora di adorazione eucaristica con la preghiera del rosario dal vivo.  Insieme a lui un altro frate della Custodia e alcune religiose francescane. Per motivi di spazio non è ancora possibile celebrare la messa con i fedeli, ma le liturgie vengono trasmesse online per quanto possibile, così come è stato durante la Settimana Santa. “Ho celebrato l’Ora Santa nella grotta di Cana e ho disposto degli altoparlanti perché risuonassero nella città – continua il parroco -. Il momento più importante è stato però il Sabato Santo, quando durante la messa ho messo delle candele sulle panche della Chiesa, come simbolo della Pasqua. Nell’omelia ho detto ai parrocchiani: voi non siete fisicamente qui, ma ognuno di voi è qui e questa luce di Pasqua arriva viva in casa vostra”. 

La chiesa di Cana ha voluto dare supporto alle persone in difficoltà e ha deciso di consegnare circa cinquanta pacchi alle famiglie più bisognose, non solo della parrocchia. “Ho distribuito le scatole io stesso il giorno di Pasqua – spiega Fr. Haitam -. Le persone sono state molto commosse da questo gesto, perché non si aspettavano di vedermi bussare alla loro porta”. 

Anche a Ramle la chiesa ha dato sostegno e solidarietà ai più bisognosi. “I giovani, che in questo tempo si sono riuniti solo via telematica, hanno organizzato una colletta per aiutare anziani e famiglie”. Lo racconta Fr. Abdel Masih Fahim, parroco della chiesa di San Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. Il consiglio parrocchiale, inoltre, ha raccolto doni e distribuito aiuti in cibo a più di duecento famiglie della città. “I nostri benefattori sono generosi e alcuni di loro hanno donato anche nove laptop a studenti che non hanno mezzi per continuare i propri studi online – spiega il parroco -. Siamo una parrocchia piccola, che conta circa quattromila cristiani di diverse confessioni cristiane, di cui 1400 cattolici. Eppure, i fedeli sono molto attivi, anche in queste circostanze difficili”. In tempi di restrizioni, tutte le liturgie vengono trasmesse online, così come la messa celebrata ogni mattina. Per la chiesa di Ramle da poco è attiva la possibilità di prenotarsi per assistere alle celebrazioni all’aperto e con pochi partecipanti, secondo le disposizioni delle autorità.

“Siamo a maggio, dunque nel mese mariano, che piace molto alla gente - spiega Fr. Abdel Masih -. Per questo abbiamo benedetto una statua della madonna che visiterà le case dei fedeli e tornerà poi il 31 maggio in parrocchia. Mi ha colpito molto che in questo tempo i parrocchiani sono pronti ad obbedire e aiutano molto”.

Anche nei territori palestinesi, a Gerico, è forte la devozione alla Madonna. Il parroco Fr. Mario Hadchiti ha deciso dunque di andare a trovare le famiglie, portando con lui l’icona della Vergine Maria nelle famiglie. Vogliamo animare il mese mariano, visitando le famiglie e recitando il rosario con loro – spiega -. Vista l’impossibilità di venire in chiesa, abbiamo deciso di andare noi verso la gente”. Il parroco, insieme a un altro frate è il punto di riferimento di circa 500 cristiani locali, da più di due mesi chiusi in casa per l’emergenza sanitaria. 

“Anche se siamo un piccolo gregge, qui al Buon Pastore, siamo una parrocchia viva – continua Fr. Mario -. Io visito sempre i malati, porto la comunione nelle case e ho distribuito pacchi alimentari in molte famiglie, perché molti in questo tempo non hanno potuto lavorare. Ogni domenica invio loro un messaggio spirituale. Anche per i decessi che ci sono stati, sono stato vicino alle persone per quanto possibile e ho potuto pregare insieme ai familiari della persona defunta”. In Palestina al momento le disposizioni della autorità impediscono le celebrazioni anche all’aperto. “Continuiamo a desiderare il momento in cui riapriranno la chiesa - continua il parroco di Gerico -. Nel frattempo, ogni messa che celebriamo la offriamo per le intenzioni dei parrocchiani”.


 

Beatrice Guarrera