Discepoli o avversari del Cristo? | Custodia Terrae Sanctae

Discepoli o avversari del Cristo?

Domenica XXIV Tempo Ordinario B

Continua la collaborazione tra VITA TRENTINA  e fr. Francesco Patton, Custode di Terra Santa nella rubrica "In ascolto della Parola". 

Is 50,5-9; Gc 2,14-18; Mc 8,27-35

«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». Mc 8,34

Il brano evangelico proposto per questa domenica è centrale nel vangelo di Marco. È costruito con grande abilità narrativa in un crescendo di domande riguardanti l’identità di Gesù, in modo tale da coinvolgere sempre più direttamente gli apostoli ed i lettori. Si inizia con il generico: «La gente, chi dice che io sia?» (Mc 8,27) e si conclude con l’interrogativo personale: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Mc 8,29).

Anche le risposte sono, di conseguenza, costruite in crescendo, si va dal riconoscimento generico della eccezionalità di Gesù al riconoscimento della sua specificità: «Tu sei il Cristo» (Mc 8,29). La confessione di fede di Pietro è piena e coglie nel segno la realtà profonda, l’identità vera di Gesù. Questa è la risposta che ognuno di noi dovrebbe maturare. Ma è una risposta che richiede approfondimento, occorre capire ancora in quale modo Gesù sarà il Cristo, il Messia atteso da secoli ed occorre capire qual è il giusto modo di rapportarsi con lui e di partecipare alla sua missione messianica.

L’approfondimento proposto da Gesù è esplicito, diretto e senza mezzi termini: “E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere” (Mc 8,31). Gesù vuol far comprendere ai discepoli che lui non sarà il Messia guerriero o il Messia risolutore dei problemi quotidiani che la gente si aspetta. Gesù sarà il Messia con le caratteristiche del Servo sofferente e glorioso descritto nel libro del profeta Isaia. Per aiutare anche la nostra comprensione la prima lettura di questa domenica riporta proprio il terzo carme del Servo del Signore (Is 50,5-9), nel quale il Servo presenta il dorso ai flagellatori, le guance a coloro che gli strappano la barba; non sottrae la faccia agli insulti e agli sputi. È però continuamente assistito dal Signore Dio.

Quando Gesù spiega in qual modo sarà il Cristo, i discepoli reagiscono e la reazione è ancora una volta condensata nell’atteggiamento e nelle parole di Pietro che tenta privatamente di distogliere Gesù da questo suo identificarsi nel Servo sofferente. Ma Gesù rimprovera pubblicamente Pietro e ricorda a lui e agli altri discepoli che se rifiutano la via della croce, che è in realtà la via della Pasqua, non sono più discepoli (cioè persone che ascoltano e seguono Gesù), ma diventano dei Satana, cioè degli avversari di Gesù, gente che tenta di piegare Gesù a un messianismo comodo e mondano, che sarà invece la caratteristica dell’Anti-Cristo (cfr. Ap 12,9; 13,14).

La conclusione del brano evangelico salda insieme la sorte di Gesù e la sorte dei discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà» (Mc 8,34-35). Chi vuol seguire Gesù deve fin dall’inizio entrare nell’ordine di idee che ciò che sta vivendo il Cristo chiede di attualizzarsi nella vita del discepolo. Vale anche in questo caso la richiesta di inveramento della fede attraverso le opere, come insegna Giacomo nella seconda lettura: a che servirebbe dichiararci cristiani se poi, nella vita di tutti i giorni, non seguiamo Gesù Cristo nel suo itinerario pasquale?

di fr. Francesco Patton, ofm

Custode di Terra Santa