Meditazione di fr. Alessandro Coniglio

Meditazione di fr. Alessandro Coniglio, 15 febbraio 2024

Lc 9,22-25
Chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.

Pace e bene da Fra’ Alessandro, professore di esegesi allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme.

Solo ieri abbiamo cominciato il nostro cammino quaresimale, e già oggi il Signore ci pone delle esigenze molto serie per poter procedere su questa strada che occuperà i nostri prossimi quaranta giorni. La via che ci è proposta è infatti una via di rinnegamento di sé, di assunzione della propria croce ogni giorno (sottolineatura propria al solo evangelista Luca), e di sequela radicale di Gesù.

Cosa significano queste tre esigenze? Rinnegare noi stessi significa dire di no a tutte le false pretese del nostro ‘Io’, o, per usare un termine più biblico, del nostro uomo vecchio, del vecchio Adamo che portiamo in noi. Ciascuno di noi infatti è tentato costantemente di soddisfare i propri egoismi, di ripiegarsi su se stesso con un amore centripeto, cioè rivolto a noi stessi, e chiuso nell’angusto recinto del nostro miserabile ‘Io’. Gesù ci chiede invece di aprirci ai bisogni di chi ci sta accanto, di attivare in noi quell’uomo nuovo che abbiamo ricevuto nel Battesimo, cioè non l’‘Io’ carnale e naturale, ma l’‘Io’ spirituale e soprannaturale, quella nuova identità che abbiamo accolto quale dono di grazia il giorno che siamo diventati cristiani. Allora morì annegato nell’acqua del fonte battesimale il nostro uomo vecchio e risorse con Gesù il nostro uomo nuovo.

Ma quanto avevamo ottenuto oggettivamente, sacramentalmente, il giorno del nostro Battesimo, dobbiamo riconfermarlo in ogni giorno della nostra vita: e questo comporta un processo di mortificazione quotidiana del nostro egoismo, cioè un rinnovare ogni giorno la morte del nostro uomo vecchio crocifiggendo il nostro egoismo, per renderlo inoffensivo e impotente. Ecco il prendere la nostra croce ogni giorno.

In questa opera così difficoltosa non siamo però soli: Gesù ci invita a seguire Lui, che per primo si è sottoposto a un cammino di sofferenza, di rifiuto e di morte, come ci ricordava la prima parte del Vangelo ascoltato. Questa continua crocifissione di noi stessi non è solo opera nostra, ma è opera della grazia divina in noi, è frutto del nostro essere realmente incorporati a Gesù, del quale quindi ripercorriamo i passi nella nostra vita.

Compiere il cammino di Quaresima, allora, è un avanzare con Gesù e dietro a Lui, per svuotarci di noi stessi e dei nostri desideri egoistici, che conducono alla morte eterna, cioè alla chiusura in noi stessi, per aprirci a Dio e ai fratelli, e per intraprendere un cammino verso la pienezza della vita, per partecipare alla vita di Gesù risorto, al quale siamo stati configurati fin dal nostro Battesimo.

Pace e bene dalla Terra Santa.