Meditazione di fr. Amedeo Ricco, 16 febbraio

Meditazione di fr. Amedeo Ricco, 16 febbraio

Pace e bene da fra Amedeo, archeologo dello Studium Biblicum Franciscanum a Gerusalemme.

È il primo venerdì di Quaresima, e la Parola di Dio ci presenta il tema del digiuno, ma dalla prospettiva del Vangelo, dalla prospettiva di Gesù.

L’annuncio nuovo del Maestro è molto semplice: fare dolorose rinunce per rendermi più amabile per Dio, per avvicinare Dio a me, non ha senso. Da quando ha inviato il Figlio, non ha senso vivere la relazione col Padre in questo modo, con quel fare inflessibile che spesso si vede negli uomini e nelle donne religiosi, quelle facce scure, seriose, tristi. Anzi questa rivelazione è una festa, una festa di nozze. Il Cristo-sposo riempie di senso ogni piega della vita. E laddove il dolore e i guai non si possono superare, comunque la sua presenza dona sollievo, ci fa stare in piedi, non schiacciati dai pesi della vita, ma sollevati dalla sua amicizia che niente può spezzare.   

Purtroppo però, ci ammonisce Gesù, ancora oggi molti devoti pensano che la via della beatitudine, della santità, sia quella delle privazioni, di “non mangiare, non ballare, non gioire”. Ma se colui che è pazzo di te, lo Sposo, che è qui con te e ti desidera da sempre e per sempre, si incanta ogni volta che ti guarda… per quale motivo al mondo non dovresti essere col cuore in festa? Perché mai dovresti “digiunare”, negare questa gioia? Non dovresti invece danzare, brindare, cantare questa comunione immeritata? E coinvolgere gli altri invitati a ballare con te?

Gesù quindi ci invita a capovolgere il nostro modo di pensare: invece di privarci di qualcosa (pensando così di diventare graditi a Dio) scoprire che siamo già graditi e che ci è offerta una comunione piena, profonda, con Lui, una comunione che nessuno merita, che è un dono.

Il digiuno perciò va collocato al suo vero posto: non come privazione di quanto è bello, come rinuncia a godere della vita, ma al contrario, come smettere di fare il male, digiunare dal male, dal possesso, dalla bramosia, specie quando ne diventiamo schiavi e, per tale motivo, “lo Sposo ci viene tolto”. Digiunare, in questa prospettiva, è per far godere e gioire ancora di più.