Meditazione di fr. Gianluca Sciarillo, 7 marzo

Meditazione di fr. Gianluca Sciarillo, 7 marzo

Dal Vangelo secondo Luca 11,14-23

Il Signore ti doni la sua pace!

Sono Fra’ Gianluca, vicario del Santo Sepolcro e professore di Teologia morale allo Studium Teologicum Franciscanum a Gerusalemme.

Continuiamo il nostro cammino quaresimale verso la Pasqua con il Vangelo della messa quotidiana.

Oggi siamo alla presenza di Gesù che opera e insegna. Il suo operare è sempre liberante per le persone che lo incontrano. C’è un uomo tenuto schiavo da un demonio, che incontra Gesù e l’incontro con Gesù per lui risulta liberante. Fa il cammino del popolo d’Israele che passa dalla condizione di schiavitù ad una nuova condizione di libertà. Se per l’antico popolo d’Israele la libertà è avvenuta da una situazione di oppressione politica e sociale, per quest’uomo la liberazione avviene dal potere del demonio. Quest’ultimo lo teneva sotto il suo giogo impedendogli addirittura di poter comunicare con gli altri uomini, ora Cristo lo libera e finalmente può esprimersi con i propri fratelli. L’uomo, che naturalmente è un essere relazionale e dialogante, senza la capacità di parlare è privato della serena e naturale possibilità di relazionarsi con gli altri, di conseguenza non potrà esprimere tutta la preziosità che è e che porta in sé. Ovviamente tutto questo genera distanze grandi e solitudini, rendendo di conseguenza il cuore della persona triste e inquieto. Solo la sana comunicazione dà la possibilità agli uomini di potersi parlare, confrontare ed arricchire a vicenda. Senza l’espressione dell’opinione di ognuno, senza la testimonianza della propria esperienza anche quella di Dio, senza il racconto di sé stessi e senza la richiesta di aiuto o confronto si sperimenta povertà relazionale e umana. Inoltre, solo con la bellezza dell’espressione verbale si può comunicare e trasmettere la magnificenza della poesia, del canto e di tutte quelle forme dell’arte che passano attraverso l’uso corretto della fonetica.

Non secondario è il fatto che ad immagine di Cristo tutti siamo chiamati ad esprimere e quindi comunicare il Vero che per noi cristiani non può non corrispondere a Colui che si è definito appunto

Via, Verità e Vita. Questo ci fa comprendere che tutte le volte che non esprimiamo il vero, nella nostra vita e con la nostra bocca, non siamo sotto il soave e leggero giogo di Dio, ma, evidentemente, di chi teme la Verità stessa. Non a caso nel sacramento del battesimo il neofita riceve il rito dell’Effatà durante il quale il sacerdote gli tocca le orecchie e la bocca dicendo: “Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre”. L’uso sano della parola, quindi, permette di comunicare il vero e di esprimere la fede unica in Dio creatore e redentore di tutto!

La reazione della folla non tarda, infatti, di fronte alla sanante liberazione, è presa da stupore, tanto che alcuni non capendo che il tutto è avvenuto grazie alla potenza di Dio inizia a convincersi e a dire che la liberazione può essere avvenuta solo in forza del grande potere del male. Si fa ancora fatica a riconoscere che Dio è sempre più forte del demonio, per quanto questi possa spaventare! Gesù ribadisce la sua ferma volontà di operare il bene desiderato e bramato da Dio per ogni uomo con un’immagine molto suggestiva: quella del dito di Dio, ben raffigurata nel famosissimo affresco di Michelangelo, che adorna la Cappella Sistina nell’atto creativo di Dio. Sempre quel dito Dio, in Cristo, opera una vera e propria ricreazione dell’uomo liberandolo dalla schiavitù delle forze del male e rendendo presente il Regno di Dio.

Infine, non meno suggestiva è l’immagine dell’uomo forte e ben armato che difende il suo palazzo tenendo al sicuro tutto ciò che di prezioso contiene. Sicuramente l’uomo forte al quale fare riferimentoper la sicura e rassicurante difesa nei momenti di difficoltà, è il Cristo, l’unico armato della carità e della grazia proprie di Dio in grado di preservare il tesoro prezioso di Dio, cioè, ogni uomo sua immagine somigliantissima.

Nel cammino della nostra vita, talora facciamo difficoltà a relazionarci serenamente con i nostri fratelli a volte chiudendoci in noi stessi ed evitando di comunicare nella genuinità il tesoro che portiamo e che siamo. Il Signore oggi ci dice che possiamo fidarci di Lui anche quando forze malvage vorrebbero farci soccombere; basta anche solo “un dito di Dio” a difenderci, perché siamo il suo tesoro che per nessuna ragione al mondo vuole perdere.

Pace e bene dalla Terra Santa!