Meditazione di fr. Luca Di Pasquale, 24 febbraio

Meditazione di fr. Luca Di Pasquale, 24 febbraio

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,43-48

Pace e bene!

Sono fra Luca Di Pasquale, studente di Sacra Scrittura e Archeologia presso lo Studium Biblicum Franciscanum.

Il Vangelo di oggi ci presenta una citazione della Parola: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico” (Mt 5,43). Questo passo fa riferimento al libro del Levitico, dove non si trova esattamente questa espressione, ma piuttosto: “Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso.” (Lev 19,17-18). Questo libro fa parte della Torah, la Legge a cui il popolo ebraico si riferisce ancora oggi. Il contesto di queste parole è quello di un pronunciamento di prescrizioni morali e cultuali rivolte al popolo di Dio che è in cammino verso la terra promessa. È come un manuale di vita che il Signore offre loro per promuovere una buona convivenza, guardando all’altro come a un fratello. Quindi non si parla di nemici, né di odio nei loro confronti.

Il comando di amare il prossimo, cioè il fratello che vive accanto a te, non implica necessariamente l’esclusione di coloro che sono al di fuori di questo ambito. Gesù aggiunge infatti: “Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (Mt 5,44). Gesù intende abolire il concetto stesso di nemico. La violenza genera violenza e Lui sceglie di interrompere questo circolo vizioso. Ci chiede di non restituire con la stessa moneta ciò che abbiamo subìto. Ed è così che diventiamo liberi. Tutto il Vangelo è racchiuso qui: amatevi l’un l’altro, altrimenti vi farete del male.

Cosa significa allora l’imperativo di Gesù ad amare? Non è un comando, poiché l’amore non può essere imposto, ma è un’occasione per vivere una vita beata. E tutto questo “affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli […] che fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni” (Mt 5,45). C’è come una trasmissione di eredità, un’eredità di comportamenti, di affetti e di valori, di Padre in figlio. È possibile amare persino i nemici, è possibile fare l’impossibile perché, se lo chiediamo, ci sarà data la capacità di farlo. Noi possiamo amare come Dio, possiamo ricevere il cuore stesso di Dio. Un giorno il nostro cuore, che ha fatto tanta fatica a imparare l’amore, sarà come il cuore di Dio, se noi glielo chiediamo, e allora saremo capaci di un amore che rimane in eterno. Siate perfetti come il Padre (cf. Mt 5,48), siate santi perché il Signore è santo (cf. Lev 19,2). La santità e la perfezione possono sembrare concetti distanti per noi. Tuttavia, nella Bibbia, la santità è descritta non come un concetto astratto, ma come una pratica quotidiana che si manifesta nei gesti e nei sentimenti del cuore. Gesù ci esorta a essere perfetti come il Padre, non nel senso di diventare divini, ma di adottare il suo modo di essere. Così, infatti, ammoniva i suoi frati san Francesco: “Dice il Signore: «Amate i vostri nemici [e fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano]». Infatti, ama veramente il suo nemico colui che non si duole dell’ingiuria che [l’altro] gli fa, ma spinto dall’amore di Dio brucia a motivo del peccato dell’anima di lui. E gli mostri con le opere il suo amore”. (FF 158)

L’amore per i nostri nemici è un invito a portare calore, a dissipare la freddezza, il giudizio, il rifiuto e la paura. Dare agli altri non è in conflitto con il nostro desiderio di felicità; amare il prossimo e amare noi stessi non sono strade separate, ma si intrecciano. Coltivare l’amore porta gioia, poiché la misericordia riflette l’amore perfetto di Dio. Preghiamo oggi per essere misericordiosi: che la nostra perfezione nell’amore si manifesti almeno un pò nell’accoglienza che potremo offrire a tutti coloro che oggi incontreremo.

Pace e bene dalla Terra Santa.