Benedetto XVI in Libano, pellegrino di pace | Custodia Terrae Sanctae

Benedetto XVI in Libano, pellegrino di pace

2012/09/17

Un pellegrino di pace”. Benedetto XVI e’ giunto in terra Libanese venerdi’ 14 settembre, in un viaggio che si estende a tutto il Medio Oriente. Papa Ratzinger e’ giunto nella terra dei cedri per invito del presidente Sleiman, e per firmare l’Esortazione apostolica post-sinodale, Ecclesia in Medio Oriente.
Sceso dall’aereo e’ la fragorosa accoglienza del popolo libanese a scuotere l’aeroporto Rafic Hariri: cristiani, musulmani, drusi, tutti sono vicini al pontefice, curiosi per le parole che dira’ loro. Mancano all’appello i vescovi siriani di Aleppo, impossibilitati a viaggiare a causa della guerra che infiamma il Paese.
E’ la basilica greco melchita di St. Paul lo scenario scelto per la firma dell’esortazione apostolica. Benedetto XVI l’ha definita una via per ritrovare l’essenziale, e l’essenziale - ha detto il Papa - e’ la sequela Christi, in un contesto difficile e a volte doloroso. Ma e’ proprio adesso che si celebra “la vittoria dell’amore sull’odio, del perdono sulla vendetta, del servizio sul dominio, dell’unita’ sulla divisione”. L’esortazione e’ un documento che apre anche all’”autentico dialogo interreligioso, basato sulla fede in Dio uno e creatore”, e contribuisce a un ecumenismo pieno di fervore umano, che attinge forza dalla verita’ e dall’amore evangelici.
Centrale e’ stato il suo incontro con i membri del governo, i capi religiosi e tutti i rappresentanti del mondo della cultura nel palazzo presidenziale. Il presidente della Repubblica libanese Suleiman ha messo a fuoco nella sua introduzione alcuni gravi problemi che affliggono il Medio Oriente: la questione di Gerusalemme su tutte, e le cosidette primavere arabe che lasciano non poche incognite all’intera regione. Alle parole del presidente il Papa ha replicato invitando tutti a tornare sui valori principali della convivenza civile: “occorre bandire la violenza, perche’ un credente non puo’ mai dare la morte”. E poi l’appello: “si tratta di dire no alla vendetta, di riconoscere i propri torti, di accettare le scuse senza cercarle, e infine di perdonare”. Perché solo il perdono dato e ricevuto – spiega sua Santita’ - pone le fondamenta durevoli della riconciliazione e della pace per tutti”.
La benedizione del Papa al Libano e’ forse suggellata nel salone 25 maggio, dove assieme al presidente ha piantato un cedro, simbolo del paese. «Vedendo questo alberello - ha aggiunto Ratzinger - e le cure di cui avrá bisogno per fortificarsi fino a stendere i suoi rami maestosi, ho pensato al vostro Paese e al suo destino, ai Libanesi e alle loro speranze, a tutte le persone di questa regione del mondo che sembra conoscere i dolori di un parto senza fine». Ma e’ una regione privilegiata, scelta, ha insistito. Dio stesso l’ha scelta, “affinche’ testimoni di fronte al mondo la possibilita’ che l’uomo ha di vivere concretamente il suo desiderio di pace e di riconciliazione.