Betlemme: Terminato il restauro della Cappella di Sant’Elena adiacente alla Basilica della Natività | Custodia Terrae Sanctae

Betlemme: Terminato il restauro della Cappella di Sant’Elena adiacente alla Basilica della Natività

Nel mese di novembre 2007 si è finalmente concluso il restauro della Cappella di Sant’Elena adiacente al complesso della Basilica della Natività. La cappella, sconosciuta alla maggior parte dei pellegrini e visitatori, è ricavata alla base del campanile che gli architetti crociati aggiunsero alla facciata della basilica di epoca bizantina che, unica tra gli edifici di Terra Santa della stessa epoca, era giunta praticamente indenne fino al XIImo secolo.

Come le pareti e le colonne della Basilica che vennero decorate con mosaici e pitture ad incausto, anche la cappella di Sant’Elena venne affrescata con pitture di cui sono rimasti alcuni lacerti fino ai nostri giorni. Nel 1948, in occasione del restauro del vicino chiostro crociato del monastero degli Agostiniani, che dal 1347 fu convento dei Frati Minori della Custodia di Terra Santa, l’architetto Antonio Barluzzi e Padre Bellarmino Bagatti, che seguiva i lavori come consulente archeologo, decisero di restaurare anche le pitture della cappella di Sant’Elena. Il lavoro fu affidato nel 1950 al pittore C. Vagarini che con la tecnica del tempo fece del suo meglio per ridare vita al ciclo figurativo molto compromesso, rimasto sulla parete orientale meno esposta all’umidità.

Si poté così rivedere sulla parete la grande scena della Deisis, con Gesù Cristo seduto in trono benedicente con la mano destra e con il Vangelo nella mano sinistra, tra la Vergine Maria e san Giovanni Battista. Nell’intradosso dell’arco, al di sopra di Cristo, la scena dell’Etimasia con il trono preparato per il giudizio con il Vangelo e la Croce tra due coppie di Santi in piedi. Un altro santo, con la mano alzata benedicente raffigurato nel pennacchio in alto, seguito, sulla parete orientale dell’intradosso settentrionale, dalla Vergine in trono con Bambino tra due Santi. Altri cinque Santi erano raffigurati specularmente nel pennacchio e nell’intradosso dell’arco meridionale. Finti marmi e un drappeggio decoravano lo zoccolo della parete. Era ciò che aveva potuto descrivere Padre Bagatti nella sua pubblicazione dedicata agli antichi edifici sacri di Betlemme, stampata a Gerusalemme nel 1952, con un rimando erudito sia ai pittori che avevano decorato le colonne della Basilica, sia ai cicli di affreschi coevi conservati sulle pareti della chiesa di San Geremia ad Abu Gosh.

A cinquant’anni di distanza da quell’intervento, ai nostri giorni restava una traccia di nuovo evanescente. La decisione di padre Justo Artaraz, guardiano del convento della Natività, di estendere la capienza della cappella per permettere la partecipazione di un normale gruppo di pellegrini all’Eucarestia celebrata nei pressi della Basilica, quando gli altri spazi sono occupati, è stata l’occasione per un secondo restauro delle pitture e per un intervento architettonico che, nel rispetto della struttura esistente, desse nuovo respiro liturgico alla cappella.

L’intervento sulle pitture è stato curato dagli esperti dell’Istituto Veneto dei Beni Culturali diretto da Renzo Ravagnan. Le pitture sono state ripulite con un intervento di abbassamento o di rimozione delle stuccature un po’ vistose dell’intervento precedente e, nei casi estremi, anche con l’asportazione di alcune ridipinture troppo arbitrarie. Una volta consolidato l’intonaco, si è passato alle stuccature, in particolare per raccordare i lacerti del dipinto originale con quelle eseguite nel 1950. Nella reintegrazione pittorica si è tenuto perciò presente di rispettare sia le zone originali che il restauro precedente, il quale aveva privilegiato la leggibilità delle figure intervenendo con una tonalità grigia. Malgrado le difficoltà tecniche, l’intervento ha portato ad una lettura chiara del dipinto dal punto di vista figurativo, anche se presenta un tono generale grigio dato dalla preponderanza dell’integrazione effettuata da Vagarini.

La ristrutturazione liturgica della cappella è stata condotta dagli architetti Luigi Leoni e Chiara Rovati del Centro di Pavia, di cui era animatore padre Costantino Ruggeri che non ha potuto vedere completata quest’opera, essendo mancato nel giugno scorso. L’intervento non ha interessato la parte strutturale a suo tempo riportata alla luce dagli archeologi.

Dallo scavo archeologico e dall’esame delle murature, la cappella alla base del campanile crociato risulta costruita in ambienti di epoca bizantina adiacenti al nartece della Basilica. Nei pressi della porta che unisce l’anticamera nord alla cappella restano tracce del bordo in tessere bianche del mosaico di epoca bizantina e, sulla parete meridionale di un vano adiacente, una porta bloccata che metteva in comunicazione diretta con l’interno della basilica, sostituita nel tempo con quella ancora oggi usata con ingresso dal chiostro.

Terminato il restauro delle murature e delle pitture, si è passato all’intervento liturgico che ha riguardato la nuova pavimentazione a balate antiche che meglio si sposa con i dipinti murari. Il nuovo altare in monoblocco di pietra bianca di Betlemme, con il seggio del celebrante e i sedili dei concelebranti, sono stati posti al centro nei pressi della parete meridionale in asse con i sedili in legno, progettati in curvatura per favorire la partecipazione ottimale dei fedeli alla celebrazione attorno alla mensa dell’altare visibile anche dall’anticamera.

Migliorie a favore dei pellegrini in attesa che si creino le condizioni favorevoli per un intervento di restauro integrale che ridia anche alla Basilica della Natività la sua dignità oggi un po’ mortificata dall’incuria.

fra Michele Piccirillo ofm