Anche se è più facile incontrarli in Terra Santa, i Francescani della Custodia al servizio delle comunità locali, non sono meno attivi altrove. È il caso di Fra John Luke Gregory.
L'abbiamo raggiunto al telefono perché, per incontrarlo, bisognerebbe recarsi sull'Isola di Rodi, ammesso che non sia in visita a Kos…
Il servizio per la Custodia di Terra Santa di Fra John Luke si svolge, infatti da undici anni, tra queste due isole.
Negli ultimi mesi, alla vita quotidiana di Fra John Luke, già difficile a causa della crisi economica della Grecia, si è aggiunta una nuova priorità: accudire i rifugiati provenienti dalla Turchia che sbarcano sulle isole greche.
Il Dodecaneso, le isole del Mar Egeo – luoghi di vacanza per molti turisti – costituisce lo splendido paesaggio quotidiano di Fra John Luke Gregory. In questo luogo, rappresenta la Custodia di Terra Santa e la Chiesa cattolica di rito romano.
Rodi si trova a 17 chilometri dalle coste turche e Kos solo a 4 chilometri. Perciò – spiega Fra Luke – sulle isole sbarcano regolarmente i rifugiati « Da Maggio e Giugno di quest’anno, arrivano in gran numero », precisa senza poter quantificare il loro numero « Le autorità non comunicano cifre ed io non ne ho nessuna idea ».
L'Alto commissario dell'Onu per i rifugiati ha comunicato, il 2 Novembre 2015, una cifra record per il mese di Ottobre con 218.000 migranti che hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l'Europa. Il portavoce Adrian Edwards, ha precisato che la maggioranza – 210.000 – è arrivata in Grecia, principalmente sull'Isola di Lesbo, dieci chilometri a nord delle coste turche.
È noto che per questi rifugiati, le isole non sono che una tappa verso l'Europa. Una volta sbarcati, cercano di farsi registrare per raggiungere il Continente. « La Grecia per loro è solo un Paese di transito. Non vogliono restare qua. Sanno che la situazione economica è difficile. I Paesi che cercano di raggiungere sono soprattutto la Germania o l'Austria, l'Inghilterra e persino la Francia », prosegue Fra John Luke prosegue: « La maggioranza è composta di Siriani, Afgani o Iracheni. Molte donne con bambini piccoli, ma soprattutto i giovani, tantissimi giovani ».
Un servizio quotidiano
Ogni giorno, appena trova un momento libero, Fra John Luke si reca al Centro d'accoglienza dell'Isola di Rodi e, una volta la settimana, a quello di Kos, a tre ore di battello. Più che un vero Centro d'accoglienza si tratta di un grande edifico messo a disposizione dalle autorità dell'Isola, ma senza le condizioni necessarie per accogliere un tale flusso di persone. « Almeno i rifugiati hanno un tetto, ma le condizioni di vita sono davvero precarie ed essenziali », aggiunge dispiaciuto il religioso.
Il loro soggiorno sull'Isola dura qualche giorno o, massimo, qualche settimana. Quando arrivano, Fra John si fa in quattro per portare loro un po' di conforto e alcune provviste.
« Bisogna dire – spiega – che nonostante la situazione economica, gli abitanti dell’Isola sono molto generosi. Si sono organizzati e la Caritas di Atene è molto attiva. I ristoranti degli alberghi forniscono i pasti ».
Fra John Luke ha due preoccupazioni: rispettare la dignità umana e il sorriso dei bambini. Per la prima, cerca in ogni modo di fornire ai rifugiati prodotti per l'igiene personale: sapone, dentifricio, sciampo e vestiti puliti.
Ai bambini porta dolci e piccoli giocattoli. « Questi bambini sono sbatacchiati da settimane, non capiscono quanto sta loro accadendo e, in questa situazione di miseria, hanno bisogno di conforto».
Allora, Fra John Luke si china verso di loro e, con un sorriso, offre quanto ha portato domandando notizie.
Ma in che lingua parla con loro? « In arabo! » Si può immaginare la sorpresa dei rifugiati: accolti in Grecia da un Francescano Inglese che parla Arabo. « I bambini ridono quando mi sentono parlare in Arabo, poiché ho un accento strano! » Ed è vero, perché, in qualsiasi lingua parla – ne conosce sette oltre all'inglese e le parla bene – Fra John Luke mantiene il suo delizioso accento “British”.
E qual è la reazione degli adulti? « Parlare nella propria lingua, fa loro bene. Infatti ho notato che sono pochi quelli che conoscono alcune parole d'inglese o francese. Ma non appena possono parlare, raccontano da cosa sono fuggiti: « La guerra, i bombardamenti, la paura, le scuole chiuse, il terrore di Daesh (lo Stato islamico). Dicono che i membri di Daesh, in maggioranza, non sono Siriani, ma mercenari venuti dall'estero e sono senza pietà per i Siriani. Il dialogo non è possibile ».
Raccontano anche la traversata in battello: 40 persone in un canotto previsto per 17.
« Sono i trafficanti che li obbligano. Molti fanno naufragio. Anche in estate, il mare può essere agitato perché percorso da correnti molto forti tra il Continente e l'Isola di Rodi o Kos. È molto pericoloso ».
Quest'estate Fra John Luke ha coinvolto anche i turisti. Durante tutte le Messe, ha lanciato un appello alla loro generosità: c’è chi ha donato prodotti igienici, chi denaro. « Devo dire che sono stati molto generosi ».
Adattarsi ai bisogni
Quando chiediamo a Fra John Luke se si possono versare dei doni su un conto bancario, risponde « Meglio di no. Con la crisi economica greca, vi è una forte tassa sul denaro. E non posso ritirare più di 420 Euro a settimana. Con questa somma devo amministrare due conventi e cinque chiese. »
La cosa migliore è far arrivare dei pacchi fin qui. « Il denaro in contanti sarebbe l'ideale, ma come? ».
Ciò permetterebbe a Fra John Luke di comprare secondo il bisogno. « Ogni volta che vado al Centro di accoglienza, osservo chi c'è. Se ci sono uomini o donne con bambini, provvedo poi ai bisogni e so cosa portare la volta successiva. In questa stagione, bisogna cominciare a distribuire i vestiti. È anche vero che i rifugiati non desiderano caricarsi di troppe cose. Per loro la strada è ancora lunga e preferiscono viaggiare leggeri, ma l'inverno è in arrivo e non so come evolverà la situazione ».
Fra John Luke pensa che a Novembre e Dicembre il numero delle persone che attraverseranno il mare dovrebbe diminuire. « Il mare è veramente agitato in inverno », ma precisa: « L'ultima volta che mi sono recato a Kos, c'erano 2.000 rifugiati, 2.000... », ripete stordito per il numero… « Ma i rifugiati mi hanno detto: sull'altra sponda, vi sono 2 milioni che sperano di attraversare ».
A Kos, Fra John Luke si fa aiutare da una parrocchiana filippina, Melania, che riceve ogni giorno i prodotti inviati da Caritas-Atene e li consegna al Centro d'accoglienza. A volte lui stesso rimane sulla più piccola delle due isole, per due o tre giorni, secondo la situazione.
« Sulle due isole, gli abitanti fanno del loro meglio. Sono già colpiti pesantemente dalla crisi economica e la stagione turistica dura solo sei mesi l’anno. Siccome i rifugiati sono numerosi, non nascondono la loro preoccupazione che ciò possa nuocere al turismo. I rifugiati sono così tanti, che non si possono solo parcheggiare in un posto. Sono ovunque. Non si riesce più a passeggiare lungo il porto, dove il molo è stracolmo di rifugiati che aspettano le navi per il Continente. Hanno timore che la loro presenza allontani i turisti».
Il flusso continuo dei rifugiati preoccupa il Francescano. « Quest'estate i turisti sono stati generosi, ma il periodo estivo è finito. Per fortuna, alcuni giornali inglesi hanno pubblicato i miei articoli e sono arrivati dei pacchi dall'Inghilterra e dalla Svezia. Bisogna essere pronti a ogni evenienza ».
Quando non è con i rifugiati o non si dedica alle numerose e varie attività parrocchiali che ha organizzato, Fra John Luke si occupa del giardino e degli animali da cortile. « Con la crisi è stato necessario ingegnarsi. Così nel cortile del convento, ho delle galline che fanno le uova e il giardino è stato trasformato in orto ».
Se non ci fosse il destino dei rifugiati, sarebbe la gioia perfetta per Fra John Luke: « La vita semplice è molto adatta a un francescano! È anche una testimonianza di vita per gli alberghi di lusso che ci circondano, vero? ».
Il suo umorismo e il suo spirito francescano non riescono però a nascondere l'inquietudine di Fra John Luke davanti all'oceano di miseria che si abbatte sulle coste della Grecia.
Una miseria che il Francescano cerca di alleviare, facendo del suo meglio, per qualche ora, per qualche giorno, per l'amore di Cristo che lo sostiene.
Marie-Armelle Beaulieu
L'abbiamo raggiunto al telefono perché, per incontrarlo, bisognerebbe recarsi sull'Isola di Rodi, ammesso che non sia in visita a Kos…
Il servizio per la Custodia di Terra Santa di Fra John Luke si svolge, infatti da undici anni, tra queste due isole.
Negli ultimi mesi, alla vita quotidiana di Fra John Luke, già difficile a causa della crisi economica della Grecia, si è aggiunta una nuova priorità: accudire i rifugiati provenienti dalla Turchia che sbarcano sulle isole greche.
Il Dodecaneso, le isole del Mar Egeo – luoghi di vacanza per molti turisti – costituisce lo splendido paesaggio quotidiano di Fra John Luke Gregory. In questo luogo, rappresenta la Custodia di Terra Santa e la Chiesa cattolica di rito romano.
Rodi si trova a 17 chilometri dalle coste turche e Kos solo a 4 chilometri. Perciò – spiega Fra Luke – sulle isole sbarcano regolarmente i rifugiati « Da Maggio e Giugno di quest’anno, arrivano in gran numero », precisa senza poter quantificare il loro numero « Le autorità non comunicano cifre ed io non ne ho nessuna idea ».
L'Alto commissario dell'Onu per i rifugiati ha comunicato, il 2 Novembre 2015, una cifra record per il mese di Ottobre con 218.000 migranti che hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l'Europa. Il portavoce Adrian Edwards, ha precisato che la maggioranza – 210.000 – è arrivata in Grecia, principalmente sull'Isola di Lesbo, dieci chilometri a nord delle coste turche.
È noto che per questi rifugiati, le isole non sono che una tappa verso l'Europa. Una volta sbarcati, cercano di farsi registrare per raggiungere il Continente. « La Grecia per loro è solo un Paese di transito. Non vogliono restare qua. Sanno che la situazione economica è difficile. I Paesi che cercano di raggiungere sono soprattutto la Germania o l'Austria, l'Inghilterra e persino la Francia », prosegue Fra John Luke prosegue: « La maggioranza è composta di Siriani, Afgani o Iracheni. Molte donne con bambini piccoli, ma soprattutto i giovani, tantissimi giovani ».
Un servizio quotidiano
Ogni giorno, appena trova un momento libero, Fra John Luke si reca al Centro d'accoglienza dell'Isola di Rodi e, una volta la settimana, a quello di Kos, a tre ore di battello. Più che un vero Centro d'accoglienza si tratta di un grande edifico messo a disposizione dalle autorità dell'Isola, ma senza le condizioni necessarie per accogliere un tale flusso di persone. « Almeno i rifugiati hanno un tetto, ma le condizioni di vita sono davvero precarie ed essenziali », aggiunge dispiaciuto il religioso.
Il loro soggiorno sull'Isola dura qualche giorno o, massimo, qualche settimana. Quando arrivano, Fra John si fa in quattro per portare loro un po' di conforto e alcune provviste.
« Bisogna dire – spiega – che nonostante la situazione economica, gli abitanti dell’Isola sono molto generosi. Si sono organizzati e la Caritas di Atene è molto attiva. I ristoranti degli alberghi forniscono i pasti ».
Fra John Luke ha due preoccupazioni: rispettare la dignità umana e il sorriso dei bambini. Per la prima, cerca in ogni modo di fornire ai rifugiati prodotti per l'igiene personale: sapone, dentifricio, sciampo e vestiti puliti.
Ai bambini porta dolci e piccoli giocattoli. « Questi bambini sono sbatacchiati da settimane, non capiscono quanto sta loro accadendo e, in questa situazione di miseria, hanno bisogno di conforto».
Allora, Fra John Luke si china verso di loro e, con un sorriso, offre quanto ha portato domandando notizie.
Ma in che lingua parla con loro? « In arabo! » Si può immaginare la sorpresa dei rifugiati: accolti in Grecia da un Francescano Inglese che parla Arabo. « I bambini ridono quando mi sentono parlare in Arabo, poiché ho un accento strano! » Ed è vero, perché, in qualsiasi lingua parla – ne conosce sette oltre all'inglese e le parla bene – Fra John Luke mantiene il suo delizioso accento “British”.
E qual è la reazione degli adulti? « Parlare nella propria lingua, fa loro bene. Infatti ho notato che sono pochi quelli che conoscono alcune parole d'inglese o francese. Ma non appena possono parlare, raccontano da cosa sono fuggiti: « La guerra, i bombardamenti, la paura, le scuole chiuse, il terrore di Daesh (lo Stato islamico). Dicono che i membri di Daesh, in maggioranza, non sono Siriani, ma mercenari venuti dall'estero e sono senza pietà per i Siriani. Il dialogo non è possibile ».
Raccontano anche la traversata in battello: 40 persone in un canotto previsto per 17.
« Sono i trafficanti che li obbligano. Molti fanno naufragio. Anche in estate, il mare può essere agitato perché percorso da correnti molto forti tra il Continente e l'Isola di Rodi o Kos. È molto pericoloso ».
Quest'estate Fra John Luke ha coinvolto anche i turisti. Durante tutte le Messe, ha lanciato un appello alla loro generosità: c’è chi ha donato prodotti igienici, chi denaro. « Devo dire che sono stati molto generosi ».
Adattarsi ai bisogni
Quando chiediamo a Fra John Luke se si possono versare dei doni su un conto bancario, risponde « Meglio di no. Con la crisi economica greca, vi è una forte tassa sul denaro. E non posso ritirare più di 420 Euro a settimana. Con questa somma devo amministrare due conventi e cinque chiese. »
La cosa migliore è far arrivare dei pacchi fin qui. « Il denaro in contanti sarebbe l'ideale, ma come? ».
Ciò permetterebbe a Fra John Luke di comprare secondo il bisogno. « Ogni volta che vado al Centro di accoglienza, osservo chi c'è. Se ci sono uomini o donne con bambini, provvedo poi ai bisogni e so cosa portare la volta successiva. In questa stagione, bisogna cominciare a distribuire i vestiti. È anche vero che i rifugiati non desiderano caricarsi di troppe cose. Per loro la strada è ancora lunga e preferiscono viaggiare leggeri, ma l'inverno è in arrivo e non so come evolverà la situazione ».
Fra John Luke pensa che a Novembre e Dicembre il numero delle persone che attraverseranno il mare dovrebbe diminuire. « Il mare è veramente agitato in inverno », ma precisa: « L'ultima volta che mi sono recato a Kos, c'erano 2.000 rifugiati, 2.000... », ripete stordito per il numero… « Ma i rifugiati mi hanno detto: sull'altra sponda, vi sono 2 milioni che sperano di attraversare ».
A Kos, Fra John Luke si fa aiutare da una parrocchiana filippina, Melania, che riceve ogni giorno i prodotti inviati da Caritas-Atene e li consegna al Centro d'accoglienza. A volte lui stesso rimane sulla più piccola delle due isole, per due o tre giorni, secondo la situazione.
« Sulle due isole, gli abitanti fanno del loro meglio. Sono già colpiti pesantemente dalla crisi economica e la stagione turistica dura solo sei mesi l’anno. Siccome i rifugiati sono numerosi, non nascondono la loro preoccupazione che ciò possa nuocere al turismo. I rifugiati sono così tanti, che non si possono solo parcheggiare in un posto. Sono ovunque. Non si riesce più a passeggiare lungo il porto, dove il molo è stracolmo di rifugiati che aspettano le navi per il Continente. Hanno timore che la loro presenza allontani i turisti».
Il flusso continuo dei rifugiati preoccupa il Francescano. « Quest'estate i turisti sono stati generosi, ma il periodo estivo è finito. Per fortuna, alcuni giornali inglesi hanno pubblicato i miei articoli e sono arrivati dei pacchi dall'Inghilterra e dalla Svezia. Bisogna essere pronti a ogni evenienza ».
Quando non è con i rifugiati o non si dedica alle numerose e varie attività parrocchiali che ha organizzato, Fra John Luke si occupa del giardino e degli animali da cortile. « Con la crisi è stato necessario ingegnarsi. Così nel cortile del convento, ho delle galline che fanno le uova e il giardino è stato trasformato in orto ».
Se non ci fosse il destino dei rifugiati, sarebbe la gioia perfetta per Fra John Luke: « La vita semplice è molto adatta a un francescano! È anche una testimonianza di vita per gli alberghi di lusso che ci circondano, vero? ».
Il suo umorismo e il suo spirito francescano non riescono però a nascondere l'inquietudine di Fra John Luke davanti all'oceano di miseria che si abbatte sulle coste della Grecia.
Una miseria che il Francescano cerca di alleviare, facendo del suo meglio, per qualche ora, per qualche giorno, per l'amore di Cristo che lo sostiene.
Marie-Armelle Beaulieu