Petali rossi cadono sulla roccia del Getsemani, come le gocce del sangue di Cristo, quando pregò con tutto se stesso la notte della passione. Così è iniziata la celebrazione nella chiesa dell’Agonia, ai piedi del Monte Degli Ulivi, nel giorno della solennità del Preziosissimo Sangue di Gesù. Ogni primo luglio questa festa fa riempire di fedeli la basilica del Getsemani e anche quest’anno molti pellegrini da tutto il mondo, insieme ai frati della Custodia di Terra Santa, si sono stretti attorno alla roccia dell’Orto degli Ulivi.
Il Custode di Terra Santa Fr. Francesco Patton ha parlato della preghiera di Gesù, come necessaria nella sua lotta per sintonizzarsi sulla volontà del Padre. «Non siamo nemmeno in grado di immaginare cosa Gesù prova – ha detto Fr. Patton - nel momento in cui sente che il suo calice, cioè la sua vocazione e la sua missione, passano attraverso le esperienze più oscure della nostra esistenza umana: la solitudine, l’abbandono, il fallimento, la sofferenza fisica e interiore, la lontananza da Dio, la morte violenta, dolorosa, ingiusta». Davanti a tutto questo, Gesù prega per compiere la volontà del Padre e offrirsi in sacrificio per il mondo. «È il sangue Preziosissimo di Gesù, cioè la sua vita donata per infinito amore, a liberare noi dalla morte, facendoci passare attraverso di essa», ha affermato il Custode.
«Prima del Concilio si celebravano separatamente la festa del Corpus Domini e del Sangue di Cristo. Dopo il Concilio si sono unite in una sola, ma noi qui continuiamo a celebrare quella del Preziosissimo Sangue, perché è il luogo dove Gesù ha versato il sangue - spiega Fr. Benito José Choque, guardiano della fraternità del Getsemani - . In questa messa abbiamo chiesto anche il dono della pace in Terra Santa, terra di Gesù e terra nostra».
Dopo la celebrazione molti fedeli si sono chinati sulla roccia sacra che si trova sotto l’altare della basilica, dove erano stati sparsi i petali rossi. Con le mani sulla pietra, con la fronte appoggiata alla roccia ruvida, la preghiera si è fatta più intensa diventando una supplica, proprio come quella di Gesù. «Amo pregare al Getsemani – racconta una suora - è come se fossi accanto a Gesù che soffre. E diventiamo simili nella preghiera».
Dopo la messa, si è continuato a festeggiare con una piccolo rinfresco offerto davanti al convento dei frati. «Quella roccia è testimone, memoria vivente del Suo Sangue. Il cadere del sangue di Gesù redime l’umanità. È un dono grandissimo – ha commentato Fr. Diego Dalla Gassa, direttore del romitaggio del Getsemani - . Celebrare questa solennità qui oggi significa quindi celebrare il mistero della redenzione».
Beatrice Guarrera