L’islam nel nostro tempo | Custodia Terrae Sanctae

L’islam nel nostro tempo

L’immagine generale dell’Islam si è molto deteriorata dall’anno 2000. La ragione non si trova soltanto negli attacchi dell’11 settembre 2001, ma anche nell’immagine che alcuni settori dei mass media offrono. In generale si dice che i musulmani non riescono ad avere una visione critica della loro religione, che non sanno cosa è la democrazia, e che non sono attivi nel dialogo.

Alla fine di Ramadan, 138 studiosi musulmani da tutto il mondo, hanno scritto una lettera indirizzata a tutti i capi cristiani. L’hanno scritta in occasione di Eid al-Fitr al-Mubarak 1428 (13 ottobre 2007), e nel primo anniversario della lettera aperta che gli stessi studiosi indirizzarono a Papa BENEDETTO XVI. La lettera è stata mandata al Papa e a 26 diversi capi di altre Chiese cristiane, si intitola: Una parola comune tra noi e voi.
Lo scopo della lettera è quello di sottolineare gli elementi comuni tra islam e cristianesimo, e si riferisce al Corano e alla Bibbia, sia quella ebraica che quella cristiana.

La lettera si apre con queste parole: I musulmani e i cristiani insieme compongono più di metà della popolazione mondiale. Senza la pace e la giustizia tra queste due comunità religiose, non ci può essere una pace significativa nel mondo. Il futuro del mondo dipende dalla pace tra musulmani e cristiani. La base per questa pace e mutua intesa già esiste. Fa parte dei principi che fondono le due religioni: l’amore verso l’unico Dio e l’amore verso il prossimo.

Come supporto a questa espressione fondamentale, la lettera fa riferiemento alla preghiera ebraica dello Shema Israel (Dt 6,4): Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo, e al comandamento di Gesù nel Vangelo di Marco 12,29-31: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, e amerai il prossimo tuo come te stesso.
Il monoteismo dell’islam è ben conosciuto. La lettera contiene alcune pagine che riguardano questo elemento centrale della fede musulmana. L’islam predica l’amore verso il prossimo. Gli studiosi musulmani riferiscono alla Hadith, o alla tradizione del profeta: Nessuno di voi ha fede finché non amiate per il vostro fratello quello che amate per voi stessi.

A me risulta di grande aiuto il vedere quello che abbiamo in comune tra noi, invece di sottolineare le differenze tra le due religioni. Questo è necessario per il bene della pace nel nostro mondo (il testo della lettera è in inglese, e posso mandarvelo, se mi scrivete: louisbohte@yahoo.com).
Il secondo tema è quello che riguarda la democrazia. Mi sembra che sia onesto guardare, prima di tutto, a come l’Occidente pratica la democrazia, prima di criticare gli altri. Sento vergogna quando guardo ai risultati. Governi che erano democraticamente eletti sono stati rimossi perché erano di sinistra. Esempi: Iran 1953, Guatemala 1954 seguita da un decennio di guerra civile orribile, Cile 1973, Nicaragua, e così via. Il risultato delle elezioni in Palestina nel gennaio 2006 fu rifiutato, perché non piaceva all’Occidente.
L’Occidente diede il suo supporto a dittatori come MOBUTU per circa 40 anni, a Saddam HUSSEIN nella sua guerra contro l’Iran, a PINOCHET in Cile, e così via. Dobbiamo essere sinceri.

Come sociologo della religione mi rendo conto che la società araba trova difficoltà nel cercare di creare una democrazia su modello occidentale. La società araba è costituita da vari clan o tribù; ogni clan ha i suoi interessi: questo rende difficile la cooperazione.
La religione non costituisce un problema. Prendiamo, per esempio, il caso dell’Indonesia, che è il paese con il numero più alto di musulmani. La cultura indonesiana favorisce il dialogo al fine di trovare un’intesa comune. Chi blocca l’intesa ha un problema. Questo è un altro tipo di democrazia, diversa da quella in Occidente, e meno violento. In diverse zone dell’Indonesia la violenza è sempre stata importata da fuori e non è causata dalla situazione locale.

Il terzo tema riguarda una visione critica della religione. Di nuovo, dobbiamo prima guardare alla nostra posizione. Noi siamo critici riguardo alla nostra fede? Perché è solo così che ci rendiamo conto quanto sia difficile criticare la nostra fede. Sarebbe più benefico se guardassimo ad un modo in cui possiamo capire meglio la nostra fede. Domande come questa ci possono aiutare, se proviamo a guardare con gli occhi degli altri per riuscire a capirli meglio, e viceversa. Mi ricordo che quando ero bambino, a scuola si parlava dell’islam come una religione oscura e senza alcun rispetto. Questo succedeva negli anni cinquanta, e cioè abbastanza di recente. In circostanze come queste è difficile per i musulmani di accettare questioni che riguardano la loro fede. Ogni attacco produce un’autodifesa.

L’accettazione reciproca ha i suoi effetti positivi. Nell’ultima settimana di novembre, uscito dal convento al tramonto, mi hanno avvicinato nove ragazzi musulmani che hanno tra i 10 e i 17 anni di età. Conosco molti di loro per il mio lavoro nel campo di Al Doha.
Devono camminare 45 minuti per arrivare alla piazza della Mangiatoia. Naturalmente vogliono visitare la chiesa della Natività, ma sanno anche che li manderanno fuori, perché sono un gruppo di adolescenti. Dato che mi conoscono, volevano che li accompagnassi nella chiesa. Io ho accettato e sono entrato con loro nella basilica della Natività, nella Grotta, e nella nostra chiesa; ho fatto vedere loro la statua della Vergine e le grotte sotto la chiesa. Erano contenti per questa opportunità.

Da marzo 2006, in un giornale olandese, si pubblica una serie di articoli sull’origine dell’islam. Mi pare una serie molto interessante. Fino ad oggi sono stati pubblicati 17 articoli. Se capisco bene quello che c’è scritto, sento che influisce anche sulla mia fede, perché sono articoli che fanno vedere la possibilità di una relazione tra cristianesimo e islam. Per me non è una sorpresa, perché ci sono molte cose in comune: il grande rispetto per Gesù e Maria, molti testi della Bibbia, il patriarca Abramo. Una volta, un cristiano palestinese mi ha detto che quando sente il muezzin, è come sentire la nostra Bibbia. Ma ci vuole un altro articolo per spiegare quello che questa serie di articoli propone.

C’è un libro interessante su San Francesco e l’islam; originariamente è stato pubblicato in olandese, ma è stato tradotto in inglese, italiano e tedesco.
Il libro è di Jan HOEBERICHTS, Francesco e l’Islam, Edizioni Messaggero Padova 2002.
Io ho la traduzione inglese e italiana, per chi è interessato a leggerla.

Fra Louis Bohte ofm