S. Gioacchino e S. Anna: la grandezza del dono di Dio | Custodia Terrae Sanctae

S. Gioacchino e S. Anna: la grandezza del dono di Dio

Mercoledì, 26 luglio

Avvolti nel silenzio e nella luce di un bellissimo tramonto estivo, tra le alture della Galilea, a pochi chilometri da Nazareth, si sono raccolti ieri sera, 26 luglio, i circa 200 partecipanti alla S. Messa celebrata in forma solenne a Sefforis (Tzippori in ebraico), in occasione della festa di S. Gioacchino e S. Anna. Insieme ai sacerdoti del luogo, ha concelebrato un ospite di pregio, il Card. Giovanni Coppa, Nunzio Apostolico emerito in Repubblica Ceca.

Lo scenario era quello insolito e toccante dei resti della basilica crociata, eretta proprio dove la tradizione cristiana colloca la casa di S. Gioacchino e di S. Anna e di cui adesso rimangono in piedi soltanto l’abside principale e parte dei muri perimetrali. Il luogo, acquistato dai Francescani nel corso dell’Ottocento, è diventato un prezioso sito archeologico, nel quale è stato rinvenuto anche il pavimento a mosaico di un’antica sinagoga con un’iscrizione aramaica, di cui un frammento è conservato in una piccola cappella laterale della chiesa, ora adibita a sacrestia.

In questo spazio normalmente un po’ isolato, ieri risuonavano le molte voci festose dei cristiani di lingua araba radunatisi per la celebrazione. Gente umile, semplice, arrivata da diverse parti d’Israele per questa particolare ricorrenza, che ha un significato importante per chi vive in questo luogo che ha dato i natali ai genitori della Madonna, S. Gioacchino e S. Anna, e ne ha ospitato la dimora.

Davvero profondi il mistero di questa terra e la genuinità di questa devozione, di cui ancor oggi si puo’ fare esperienza in quell’angolo tranquillo ed appartato della Galilea. E neppure sono le fonti canoniche a parlarci di due figure tanto importanti nella storia della salvezza, bensì testi apocrifi del II secolo, soprattutto il Protovangelo di Giacomo, che contribuirono ad alimentare soprattutto il culto di S. Anna, diffusosi rapidamente prima in Oriente e poi in Occidente.

La vicenda umana di questa coppia sterile, a cui il Signore concede in tarda età il meraviglioso dono di una figlia, Maria, delicato e silenzioso strumento che aprirà la via alla salvezza del mondo, è toccante nella sua semplicità e, nello stesso tempo, esemplare delle dinamiche con cui Dio si relaziona all’uomo e alla sua storia. La famiglia di Gioacchino ed Anna rappresenta la sintesi virtuosa tra educazione intenzionale e disponibilità all’azione di Dio. È una famiglia ricca di qualità morali, probabilmente dotata anche di mezzi materiali, ma profondamente umile e consapevole dei limiti umani e delle proprie particolari mancanze. È la famiglia dell’attesa radicale, della smisurata fiducia, dell’incolmabile desiderio, alla quale Dio prepara un dono immenso, che va oltre ogni aspettativa, secondo la logica della sovrabbondanza e della dolcezza che è l’essenza della Sua esistenza e del Suo amore.

Gioacchino ed Anna vivono già nell’orizzonte del dono e della gratuità, nell’attesa di un riconoscimento e di un rapporto che coinvolga totalmente il loro intimo, in un desiderio che, dice Emmanuel Levinas, “nasce al di là di tutto ciò che potrebbe mancare al soggetto o appagarlo”, come movimento fondamentale, trasporto puro, orientamento assoluto. In questa loro apertura del cuore si trovano esposti al rischio della mortificazione, cioè all’eventualità di pagare un prezzo altissimo per la loro fedeltà. Ma la passione delle loro coscienze davanti a Dio diventa la vera potenza costruttiva, la spinta a coltivare tenacemente la qualità delle relazioni, la forza dell’autentico atto oblativo.

E Dio apre per loro le altezze della vita trinitaria, dove il perfetto amore di carità costituisce il fondamento ultimo dell’esperienza di donazione, ed offre loro il libero ed assoluto dono d’amore che cambia per sempre il destino e la vocazione di quell’umile famiglia. L’economia del dono sopravanza da tutte le parti l’etica, è un’espressione sovra-etica che nasce dalle stesse relazioni trinitarie di Dio, dove si radica il misterioso bisogno/desiderio di dare e di ricevere per dono. Gioacchino ed Anna trovano in questa realtà divina del dono un evento che li rapisce e li supera, che illumina le regioni del senso ed apre la storia all’esperienza del definitivo.



Testo di Caterina Foppa Pedretti
Foto di Giovanni Zennaro