Domenica 4 dicembre, la parrocchia latina di Gerusalemme ha degnamente festeggiato santa Barbara. Una molteplicità di leggende circondano la vita della Santa, martirizzata in Libano nel III secolo. Leggende o no, le tradizioni rimangono in Medio Oriente e, mentre in Libano, alla vigilia, ci si veste bene e si visitano le case chiedere i dolcetti, a Gerusalemme, lo stesso giorno si visitano le persone anziane e si porta loro la “Burbara”, un bollito zuccherato di vari tipi di grano, profumato all’anice e guarnito di frutta secca.
Quest’anno, i giovani e gli adolescenti erano particolarmente numerosi nel seguire fra Badie e i frati che lo hanno accompagnato, tanto che il gruppo si è diviso in due per visitare il maggior numero di case. Bisogna inoltre considerare che l’esiguità della maggior parte delle case della città vecchia non permette di accogliere così tanta gente.
I giovani hanno percorso il quartiere cristiano cantando i ritornelli tradizionali della festa, facendosi aprire davanti a loro le porte permettendo a un gruppo o l’altro di entrare per cantare, pregare e benedire la casa e i suoi abitanti, qualunque sia la confessione cristiana della persona visitata. “Siamo troppo numerosi per avere il tempo di pensare alle nostre divisioni. Ciò che ci accomuna questa sera, è il Signore e la gioia di visitare i nostri anziani alcuni dei quali sono in solitudine”, afferma padre Badie. Il suo accento galileiano talvolta fa sorridere i suoi ospiti che gli domandano da dove viene.
Nel frattempo in chiesa il parroco, fra Feras Hejazin, celebrava la messa davanti una bella assemblea di parrocchiani venuti per l’occasione. Dopo la benedizione, è stato raggiunto dal Custode di Terra Santa, Padre Pierbattista Pizzaballa, per illuminare l’albero di Natale, poi l’assemblea si è ritrovata nella sala parrocchiale per condividere la “Burbara”.
Mentre la comunità già si disperdeva, nella città vecchia continuavano a risuonare i canti dei giovani.
Mab
Quest’anno, i giovani e gli adolescenti erano particolarmente numerosi nel seguire fra Badie e i frati che lo hanno accompagnato, tanto che il gruppo si è diviso in due per visitare il maggior numero di case. Bisogna inoltre considerare che l’esiguità della maggior parte delle case della città vecchia non permette di accogliere così tanta gente.
I giovani hanno percorso il quartiere cristiano cantando i ritornelli tradizionali della festa, facendosi aprire davanti a loro le porte permettendo a un gruppo o l’altro di entrare per cantare, pregare e benedire la casa e i suoi abitanti, qualunque sia la confessione cristiana della persona visitata. “Siamo troppo numerosi per avere il tempo di pensare alle nostre divisioni. Ciò che ci accomuna questa sera, è il Signore e la gioia di visitare i nostri anziani alcuni dei quali sono in solitudine”, afferma padre Badie. Il suo accento galileiano talvolta fa sorridere i suoi ospiti che gli domandano da dove viene.
Nel frattempo in chiesa il parroco, fra Feras Hejazin, celebrava la messa davanti una bella assemblea di parrocchiani venuti per l’occasione. Dopo la benedizione, è stato raggiunto dal Custode di Terra Santa, Padre Pierbattista Pizzaballa, per illuminare l’albero di Natale, poi l’assemblea si è ritrovata nella sala parrocchiale per condividere la “Burbara”.
Mentre la comunità già si disperdeva, nella città vecchia continuavano a risuonare i canti dei giovani.
Mab