Omelia dei Primi Vespri in occasione della Solennità della nascita di San Giovanni Battista | Custodia Terrae Sanctae

Omelia dei Primi Vespri in occasione della Solennità della nascita di San Giovanni Battista

di fr. Alessandro Coniglio - San Giovanni del Deserto, Ain Karem, 23-06-2023

Carissimi fratelli e sorelle, il Signore vi dia pace!

Il Santo che oggi onoriamo è colui che ha preparato la via a Cristo Signore. In questo suo ufficio, egli è come lo spartiacque tra l’antico e il nuovo Testamento, tra la storia della salvezza prima di Gesù e il tempo nuovo inaugurato da Gesù di Nazareth con la sua incarnazione, predicazione, passione, morte e glorificazione.

In questo senso la funzione di Giovanni Battista è ricapitolativa di tutto il messaggio della salvezza precedente, in special modo dell’annuncio degli antichi profeti. È lo stesso Gesù del resto a definire Giovanni un profeta, “anzi più che un profeta” (Mt 11,9), e a notare come la sua missione spezzi in due la storia: “Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire” (Mt 11,13-14).

Dell’antico Elia, infatti, Giovanni condivide il vestito di peli con una cintura di pelle attorno ai fianchi (cfr. Mt 3,4//2Re 1,8), vestito di pelo che era il contrassegno degli antichi profeti (cfr. Zc 13,4). Di Elia Giovanni condivide anche il contenuto della missione, perché, come disse l’Angelo a Zaccaria, suo padre, “egli camminerà dinanzi al Signore con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto” (Lc 1,17). Queste parole fanno eco a Sir 48,10: “Tu [Elia] sei stato designato a rimproverare i tempi futuri, per placare l’ira prima che divampi, per ricondurre il cuore del padre verso il figlio e ristabilire le tribù di Giacobbe”. E i brani del NT in cui si parla di Giovanni citano esplicitamente il cap. 3 di Malachia, ultima pagina dell’AT secondo l’ordine canonico delle nostre Bibbie, in cui si annuncia la venuta di Dio per il giudizio al compiersi del tempo ultimo della storia (in cui siamo entrati con la venuta di Gesù Cristo): “Ecco, io manderò il mio messaggero a preparare la via davanti a me… Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai, Siederà per fondere e purificare…” (Ml 3,1-3). E le ultime parole di Malachia sono proprio un invito ad attendere il nuovo Elia (cfr. Mt 17,10-13): “Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore: egli convertirà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri, perché io, venendo, non colpisca la terra con lo sterminio” (Ml 3,23-24).

Di Elia, il profeta del fuoco (cfr. 2Re 1,9-14; 2,11; Sir 48,1.3.9), Giovanni ha il carattere focoso, e del resto il fuoco brucia sulle sue labbra, letteralmente, perché il suo annuncio è proprio quello di un giudizio che si compie nel fuoco: “Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. […Colui che viene dopo di me] vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile” (Mt 3,10-12). Le immagini usate da Giovanni nella sua predicazione sono ancora un’allusione all’ultima pagina dell’AT. Dice infatti il profeta Malachia (3,19-20): “Ecco, infatti: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia: quel giorno venendo li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia…”, quel sole di giustizia che, secondo le parole di Zaccaria nel Benedictus, verrà a visitarci dall’alto (cfr. Lc 1,78). E non è un caso che la odierna solennità ricorra in prossimità del solstizio d’estate…

Giovanni ha anche i tratti del successore di Elia, Eliseo, perché purifica chiunque si immerga nelle acque del Giordano, come Eliseo aveva fatto con Naaman (2Re 5,10.13-14).

Ma Elia non esaurisce la tipologia di Giovanni Battista: il Nuovo Testamento usa, oltre le parole di Malachia, anche quelle di Isaia per descrivere la missione del Precursore: tutti i Sinottici infatti introducono il Battista con una citazione di Is 40,3: “Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio»”. È l’annuncio della consolazione dopo l’esilio, è l’annuncio del ritorno degli esiliati a Sion, è la fine della tribolazione e la manifestazione della gloria del Signore, è il riscatto del popolo di Dio (cfr. Is 40,1-5). Da questo punto di vista, l’annuncio di Giovanni non è solo di tipo penitenziale o giudiziale, non è solo profezia dello scatenarsi imminente dell’ira di Dio (cfr. Mt 3,7), ma anche parola di speranza per chi soffre, annuncio del ristabilimento di quella giustizia, così spesso negata agli oppressi sulla terra.

Questa giustizia suppone però che l’uomo riconosca il proprio peccato e si converta, si allontani da esso per ritornare al Signore suo Dio, secondo le parole degli antichi profeti, che riecheggiano nelle prime parole di Giovanni registrate nel Vangelo di Matteo: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!” (Mt 3,2). L’invito “Ritornate!” rivolto agli Israeliti torna spesso nell’AT: Is 31,6; 55,7; Ger 3,10-14.22; 4,1; Os 2,9; 14,2-3; Gl 2,12… È il grido straziante del cuore del Padre che chiama i suoi figli a conversione, che li invita a tornare a casa, per ritrovare l’abbraccio dell’amore.

Giovanni allora è come la sintesi della profezia veterotestamentaria: annuncia il giudizio di Dio che sta per abbattersi sul mondo, ma lascia aperta la porta alla speranza della salvezza per chi accoglie il suo invito a cambiare vita, a giudicare il proprio peccato, prima che arrivi il Signore quale giudice implacabile a ripagare ciascuno per le azioni commesse, tanto nel bene, come nel male.

La parola di Giovanni risuona ancora oggi di estrema attualità per noi. È vero che il Giudice è arrivato, e ha vestito i panni della misericordia e della pietà, nella persona di Gesù di Nazareth. Questo sembra contraddire il messaggio duro e tagliente di Giovanni. Eppure resta vero che, per poter godere dell’amore misericordioso del nostro Dio, ci è richiesto un cammino di sincera e profonda conversione, ci è richiesto di riconoscere umilmente il nostro peccato e di detestarlo, ci è richiesto di operare dei tagli, per quanto dolorosi, a quella radice di egoismo e di autosufficienza che occupa il nostro cuore. Il fuoco deve fare il suo lavoro di distruzione di quanto in noi si oppone alla grazia divina, per poter poi agire come cauterio che rimargina le nostre ferite, messe a nudo con trasparenza e offerte allo sguardo risanante del Redentore. Ci aiuti San Giovanni Battista a fare verità nella nostra vita, perché su quello che siamo possa riversarsi la “tenerezza e misericordia del nostro Dio […] e dirigere i nostri passi sulla via della pace” (Lc 1,78-79).