La Custodia di Terra Santa rende omaggio a San Francesco. Nella chiesa di San Salvatore le celebrazioni solenni per la festa del santo di Assisi sono iniziate con i Vespri e il transitus del 3 ottobre. Alle 17 30 sono entrati in processione i frati, seguiti dal Padre Custode fra Francesco Patton che ha presieduto il momento di preghiera. San Francesco, fondatore dell`Ordine dei Frati Minori, morì proprio il 3 ottobre di 720 anni fa, dopo aver dedicato la sua vita all`imitazione di Cristo. «È un momento significativo per la nostra fraternità custodiale perché facciamo memoria del nostro fondatore - ha detto fra Patton durante la celebrazione dei Vespri - e al tempo stesso accompagniamo i nostri giovani fratelli che sono ancora all`inizio del loro cammino vocazionale». Durante questa celebrazione ogni anno, infatti, i frati che non hanno ancora fatto la professione solenne rinnovano i voti temporanei.
Lo stesso giorno è anche quello del famoso transito, di cui il Padre Custode ha spiegato nell`omelia il significato: viene dal latino transire, che vuol dire `passare oltre, attraversare`. «Quando noi parliamo della morte come transito stiamo parlando della morte come di un’esperienza pasquale, un passare oltre, passando attraverso. Così è stato per Gesù: il suo morire è stato un passare oltre la morte, passando attraverso la morte. Così è stato per san Francesco che prima di morire riesce a dire al medico: “Ben venga sorella morte, per me sarà la porta della vita”». L`invito che ci rivolge San Francesco è quello di vivere come pellegrini e forestieri in questo mondo, sapendo che la meta vera è un`altra. L`idea di essere di passaggio si sposa, poi, con l`idea dell`essere spogliati come fece lui. Rimase nudo davanti al padre e alla comunità di Assisi all`inizio del suo cammino vocazionale e volle ripetere il gesto al termine della vita, quando chiese di essere lasciato nudo sulla nuda terra. Ci esorta, dunque, a vivere da pellegrini, "senza appropriarsi di nulla'', come è scritto nella Regola del Padre Serafico.
Durante il rinnovamento delle promesse, alcuni giovani frati della Custodia hanno pronunciato insieme la formula con cui hanno fatto voto ''di vivere per un anno in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità" e hanno promesso di osservare fedelmente la vita e la Regola dei Frati Minori. È seguito, poi, il momento del transito in cui si è ripercorsa la dipartita da questa vita di San Francesco. I fedeli in chiesa, con candele in mano e in profondo raccoglimento, sono entrati in un silenzio meditativo, in ginocchio, alle parole "quell`anima santissima si sciolse dalla carne per salire nell`eterna luce e il corpo si addormentò nel Signore". Dopo la lettura del Cantico delle Creature e il bacio della santa reliquia di San Francesco, la festa si è spostata nel salone della curia custodiale per un momento di condivisione fraterna, tra cibi e bevande.
Le celebrazioni per la festa del Padre Serafico sono continuate anche il 4 ottobre con la solenne messa delle 10 30, presieduta da fra Martin Staszak op, Priore dei Domenicani. Erano presenti anche Monsignor Giuseppe Lazzarotto, nunzio apostolico d’Israele, Monsignor Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico a Gerusalemme, Monsignor Kamal Batish, i consoli generali di Belgio, Spagna, Italia, Francia e altre personalità del mondo politico e religioso. Il Priore dei Domenicani ha tenuto un’omelia in francese, concentrandosi su ciò che ha significato la figura di San Francesco per la gente del suo tempo. Aveva veramente bisogno di lui e dell`altro fondatore dell`ordine mendicante, San Domenico, i quali predicavano entrambi la povertà? La risposta di fra Martin Staszak è sì, perché «San Francesco, che non aveva nulla da offrire, offriva in realtà tutto. Il suo stile di vita, la sua povertà erano convincenti e di per sé un annuncio, un annuncio del Vangelo». La sua povertà ci insegna che è «Dio stesso che ci arricchisce con la sua grazia, che deve essere alla base di tutto ciò che facciamo», ha detto il Priore dei Domenicani.
I secondi vespri del 4 ottobre sono stati, invece, presieduti dal guardiano di San Salvatore, fra Marcelo Ariel Cichinelli. «Mi sono chiesto “San Francesco, cosa ti ha attratto di Gesù?”», ha esordito nell’omelia. Ha ripercorso i momenti di chiamata di Francesco, avvenuti spesso davanti a un crocefisso, a cui lui ha sempre obbedito. Ciò che il Patrono d’Italia amava di Gesù, secondo fra Marcelo, era proprio la sua obbedienza, visibile al mondo sulla croce. «Vorrei chiedere al Padre Francesco che ci insegni ad amare Gesù, - ha concluso il guardiano di San Salvatore - ma soprattutto che ci insegni ad obbedire al Padre».
Beatrice Guarrera