“Padre Pazienza”: fra Manuel Ruiz López, Convento di Damasco

“Padre Pazienza”: fra Manuel Ruiz López, il guardiano del Convento di Damasco

Intervista a Fra Ulise Zarza, Vice-Postulatore per le cause dei santi, sulla storia di uno degli undici martiri di Damasco che verranno canonizzati il prossimo 20 ottobre

Manuel Ruiz López, superiore del convento di Damasco, era nato nel 1804 a San Martín de las Ollas, Burgos, Spagna. Entrato nel 1825 tra i Frati Minori fu ordinato sacerdote nel 1830.

Il 20 luglio 1831 Fra Manuel con i suoi compagni si imbarcò dal porto di Cádiz, sbarcando a Giaffa il 3 agosto dello stesso anno. In quella spedizione era presente anche Padre Carmelo Bolta di Valencia, suo futuro compagno di martirio.

«La partenza di Fra Manuel per la Terra Santa si inserisce nel contesto della “desamortización” – sottolinea Fra Ulise Zarza, Segretario per la Formazione e gli Studi a Gerusalemme e Vice-Postulatore per le cause dei santi –, ovvero il complesso fenomeno di azioni legali di espropriazione di terreni o proprietà non produttive.  La Chiesa spagnola ne fu molto colpita, insieme alle dure leggi contro gli ordini religiosi.  L’impossibilità di riprendere le tradizionali forme di apostolato nella scuola, nell’assistenza ai poveri e nella predicazione, orientava la Chiesa spagnola e i Superiori dell’Ordine a puntare sulle missioni, mettendo a frutto l’entusiasmo, il coraggio e lo zelo apostolico dei giovani frati».

Fra Ulise Zarza, Vice-Postulator of the Causes of the Saints
Fra Ulise Zarza, Segretario per la Formazione e gli Studi a Gerusalemme e Vice-Postulatore per le cause dei santi

In Terra Santa, Fra Manuel fu destinato al convento di Damasco di San Paolo presso Bab Tuma (“Porta di Tommaso”), una delle sette porte romane e un quartiere della Città vecchia. Ebbe una particolare propensione per l’apprendimento delle lingue orientali e non ebbe difficoltà, perciò, a svolgere uno zelante apostolato, distinguendosi per carità e prudenza.

«Sappiamo – continua Fra Ulise – che gli Arabi lo chiamavano familiarmente “Padre Pazienza” e questo riflette il suo sapere stare molto vicino alla gente: ciò che colpisce è questo suo saper consegnarsi quotidianamente e interamente alla missione che gli era stata affidata».

Costretto nel 1847 a tornare in Europa per motivi di salute, ritornò in Terra Santa, a Damasco, nel 1858.

Di lì a poco l’odio verso i Cristiani cominciò a montare.

Nella storia di Fra Manuel Ruiz, particolare rilevanza assume la lettera che inviò a Gerusalemme al Procuratore di Terra Santa il 2 luglio del 1860: «In essa – racconta Fra Ulise – appare chiara la piena comprensione del pericolo, unita alla sua disponibilità a dare la vita per Cristo. Fra Manuel scrive: “La nostra fede è minacciata dai Drusi e dal Pascià di Damasco, che dà loro i mezzi per togliere la vita a tutti i cristiani, senza distinzione di persone, siano essi europei o orientali. Sia fatta la volontà del Signore”: ecco in questa frase si riassume l'accoglienza del martirio, che Fra Manuel visse in un indissolubile e profondo legame con l'Eucaristia».

Pochi giorni dopo, la mattina del 9 luglio, la folla dei persecutori invase il popoloso quartiere cristiano di Damasco che contava circa 3.800 abitazioni, e diede inizio ad ogni sorta di violenza.

«Fra Manuel ha custodito le sue pecore fino alla fine – sottolinea Fra Ulise –, mettendo in luce tutta la cura pastorale che metteva nella sua missione e la sua dedizione per i suoi frati. Le fonti ci raccontano che quando i persecutori stavano per entrare nel convento Fra Manuel riunì in chiesa i religiosi, i bambini della scuola e alcuni laici, tra cui i tre fratelli maroniti, i Massabki, esortando tutti alla perseveranza e invitando tutti a ricevere il Corpo di Cristo».

Nella notte un comando di Drusi riuscì a penetrare attraverso una porta nascosta del convento francescano di San Paolo, indicata da un traditore. Al momento dell’irruzione Fra Manuel corse immediatamente al Tabernacolo per prelevare l’Eucaristia e consumarla, per non esporla alla profanazione, venendo ucciso ai piedi dell’altare.

«Qui c'è un senso molto più profondo dell’azione che Padre Ruiz compie nei confronti del Santissimo Sacramento: il Signore ha reso manifesto, in questo suo ultimo gesto, la fedeltà nascosta che ha riposto nel suo discepolo. Ecco perchè è molto significativo vedere questo legame tra il donarsi del Signore nell'Eucaristia e il donarsi di Fra Manuel proprio sull'altare: come Cristo si è donato nel pane, il corpo del martire dona la sua vita nel nome di Cristo, compiendo la perfetta sequela del discepolo».

Silvia Giuliano