Ottanta giovani si sono riuniti, in Galilea, per la ventisettesima Marcia Francescana di Terra Santa sul tema dal titolo: “Apparteniamo alla sua Chiesa”.
Il penultimo giorno il programma prevedeva un incontro con il Custode e la Messa celebrata insieme ai i parroci Francescani delle parrocchie della Galilea.
"Vogliamo sottolineare che Cristo è il capo della Chiesa, che ne è il corpo – spiega il responsabile della Marcia, Fr. Emad Kamel –. I giovani sono alla ricerca di cose materiali che, spesso sono in realtà molto deludenti, perché allontano dalla verità e con il passar del tempo le perdiamo".
"L’importanza di Gesù nelle nostre vite è una delle linee direttrici della Marcia – sottolinea Fr. Emad –.
La Chiesa, cui apparteniamo, non è quella di pietra o quella dei paesaggi da cartolina della Terra Santa. La Chiesa è ognuno di noi, noi siamo le membra vive della Chiesa e del corpo di Gesù, ciascuno di noi è la Chiesa. Se viviamo bene la nostra fede, influenziamo e orientiamo positivamente la Chiesa con un’energia autentica e positiva. Portiamo la luce di Cristo agli altri e la parola di Dio nella vita quotidiana. Di conseguenza, ogni ragazzo e ragazza, nel piano di Dio, è importante per la Chiesa."
"L’esperienza della Marcia in sé stessa è stata molto importante – ha poi concluso – perché le difficoltà del cammino assomigliano alla marcia delle nostre vite. Viviamo alcuni momenti più o meno difficili, per superarli abbiamo bisogno di una forza interiore e di tanta autodisciplina".
Nimer, vent’anni, partecipa per la terza volta alla Marcia e racconta: «Ogni volta mi sento sempre più vicino a Cristo per la preghiera, la fatica del cammino e i momenti forti. Per me, non è sufficiente partecipare una sola volta; più partecipo, più ho sete. E, ogni volta, partecipo a questa Marcia per un’intenzione particolare. È indispensabile per portare tale intenzione nelle mie preghiere".
La salita a piedi del Tabor è poi un momento di esperienza spirituale forte per i partecipanti.
"Questa tappa difficile è un momento dove veramente sentiamo che, da una parte, marciamo quotidianamente con Dio, d’altra parte sperimentiamo anche che saliamo verso di Lui."
Per Marian, vent’anni, è tutta un’altra storia, ma l’esperienza spirituale non è meno forte: è la prima volta che partecipa alla marcia e afferma: "Onestamente, non sapevo cosa fosse una marcia spirituale, anche se sapevo che era con i Francescani. La Marcia mi ha completamente cambiata, soprattutto dopo il Sacramento della Riconciliazione. Non mi aspettavo di poter marciare tanto con tutto il peso che portavo sulle spalle. La prova più grande è stata quella di aver trascorso una settimana senza il mio cellulare. È una Marcia che ci aiuta a rivedere le nostre priorità e, per tanti di noi, permette di scoprire chi siamo e dove andiamo, per capire fino a che punto il tempo del nostro quotidiano sia prezioso. È semplice, sono una persona rinnovata".
"Mio padre che era un contadino – ha spiegato il Custode nella sua omelia – mi diceva che non si può raddrizzare una pianta già matura, ma solo quando è ancora giovane. Voi siete giovani, il vostro ruolo di domani, quando sarete di ritorno a casa, è fare di tutto per rimanere vicini a Dio, perché tanti vi scoraggeranno a vivere questa vita di semplicità – ha ancora sottolineato –. Adesso avete fatto l’esperienza di questa strada, sta a voi viverla e far si che diventi il vostro quotidiano, rimanendo vicini a Dio e alla Sua Parola."
Nizar Halloun