Lc 5,1-11; Is 61,1-3; Sal 84; 1Pt 1,6-9; Lc 8,40-56
1. Carissime sorelle e carissimi fratelli, il Signore vi dia Pace!
Siamo verso la fine dell’anno giubilare della misericordia, e mi pare una circostanza molto bella e significativa, che la celebrazione della presenza, della predicazione e dei segni compiuti da Gesù a Cafarnao, quest’anno, sia sotto il segno della misericordia.
Ho perciò pensato che questo nostro momento di riflessione sulla parola dovrebbe farci scoprire brevemente Cafarnao come casa della misericordia. Quasi tutti i brani biblici che abbiamo ascoltato ci presentano l’annuncio della misericordia divina e la sua realizzazione attraverso le parole e le opere di Gesù.
E se richiamiamo alla mente anche qualche altra pagina ambientata qui a Cafarnao, scopriremo come l’annuncio e l’opera di misericordia, da parte di Gesù, qui in questa cittadina, sia stato veramente intenso e importante.
2. Proviamo a richiamare il brano che abbiamo ascoltato poco fa come prima lettura, è il brano che annuncia l’anno del grande giubileo della grazia e della misericordia. Tutti noi sappiamo, perché ce lo racconta l’evangelista Luca, che Gesù legge questo brano di sabato nella sinagoga della sua città, a Nazareth. Ma qual è il luogo in cui Gesù concentra tanta parte della sua predicazione e della sua azione di guarigione, di liberazione, di perdono dei peccati?
È proprio qui a Cafarnao, lungo la riva del lago e poi nella casa di Pietro, che diventa il luogo in cui Gesù abitualmente annuncia il vangelo del Regno di Dio, è il luogo in cui guarisce la suocera di Pietro, perdona e guarisce il paralitico e molti altri che si radunano davanti alla casa e vengono portati a lui.
Qui a Cafarnao la misericordia si manifesta nella chiamata di un pescatore, Pietro, che si sente soprattutto un peccatore. Qui la misericordia si manifesta nella chiamata di Matteo Levi, il pubblicano; chiamata che per Gesù diventa l’occasione per chiarire che lui è venuto a chiamare i peccatori a salvezza. Così l’esperienza della misericordia si trasforma in una grande festa, in un banchetto al quale sono invitati i peccatori bisognosi di perdono.
Qui la misericordia si manifesta con un tratto di umanissima compassione nel momento in cui Gesù guarisce la donna afflitta da perdite di sangue e richiama alla vita la giovane figlia di Giairo, il capo della sinagoga.
3. Qui la misericordia si manifesta anche nel momento in cui Gesù, secondo il racconto dell’evangelista Giovanni, fa il suo lungo discorso sul pane di vita, e presenta se stesso come colui che dona la propria carne e il proprio sangue per la nostra salvezza e presenta questo dono come un dono del Padre. Che bellissima immagine della misericordia divina: il Padre che dona il suo Figlio a noi, perché noi possiamo vivere di Lui ed entrare nella vita stessa di Dio, nella comunione di amore che unisce il Padre e il Figlio nello Spirito Santo.
4. Se Cafarnao è la casa della misericordia, noi che cosa siamo chiamati a fare, in questa casa e davanti a questa casa? Anzitutto è importante ci lasciamo accogliere da Gesù e che accogliamo Gesù. È lui infatti che ci manifesta e dona la misericordia del Padre. E lo fa quando ci annuncia il suo vangelo, che trasforma la nostra vita, cambia la nostra mentalità, purifica il nostro cuore, ispira le nostre azioni e le nostre scelte. Occorre che accogliamo Gesù come colui che ci fa anche sperimentare in modo concreto la misericordia di Dio.
Davanti a lui ci sentiamo anche noi peccatori, come Pietro, o come Matteo il pubblicano, e ci sentiamo indegni della sua chiamata, e invece lui, con la sua misericordia ci accoglie, ci perdona, ci coinvolge nella sua missione, ci dona una dignità nuova.
Davanti a lui anche noi ci sentiamo spesso persone paralizzate nella propria capacità di fare il bene ed occorre che ricorriamo a lui, per essere rimessi in piedi e per essere resi capaci di vivere la nostra vita con una libertà autentica.
Davanti a lui sentiamo che la vita ci sfugge di mano, che siamo limitati, fragili, mortali. E ci rendiamo conto che solo lui può richiamarci alla vita, perché solo lui è il pane della vita, colui che mette in noi il seme della risurrezione e della vita eterna; colui che mette in noi, donandoci se stesso, la vita stessa di Dio. Quale misericordia meravigliosa e sovrabbondante possiamo sperimentare allora in questo villaggio!
5. Potremmo dire allora che qui a Cafarnao noi siamo invitati a scoprire la misericordia di Gesù, manifestata qui attraverso le sue parole e i segni da lui compiuti. Poi siamo invitati a scoprire che abbiamo bisogno di questa misericordia in modo personale. Ciascuno di noi ne ha bisogno, io ne ho bisogno e devo scoprire qual è la malattia del corpo, della mente o dello spirito che devo mettere nelle mani di Gesù con fede, con la consapevolezza che mi può perdonare e guarire e salvare.
Infine mi rimane l’ultimo passo: il passo di esprimere la mia riconoscenza a Gesù. Lo faccio nel momento in cui imparo a testimoniare in modo riconoscente, con le mie parole, ciò che il Signore mi ha fatto e la misericordia che ha usato verso di me. Lo faccio ancor di più nel momento in cui comincio a essere misericordioso e ad agire con misericordia. Come Gesù! E perché lui è vivo e operante in me. E allora le mie parole saranno una manifestazione della sua misericordia, i miei sentimenti saranno pieni di misericordia, le mie azioni manifesteranno la sua misericordia.
Che in questa casa della misericordia, che è Cafarnao, il Signore Gesù ci conceda la gioia di fare esperienza della sua misericordia e di diventare testimoni misericordiosi del suo amore che perdona, guarisce e salva.
Così sia.
Fra Francesco Patton, ofm
Custode di Terra Santa
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Capernahum, house of mercy
Capernahum, 8 October 2016
Commemoratio praesentiae, praedicationis et Iesu signorum in Capharnao
Readings: Lc 5,1-11; Is 61,1-3; Sal 84; 1Pt 1,6-9; Lc 8,40-56
1. Dear sisters and dear brothers. May the Lord give you peace!
We are approaching the conclusion of the jubilee year of mercy, and I think that it is a very beautiful and significant circumstance that this year’s celebration of the presence, preaching and miracles that Jesus worked in Capernahum, is being lived under the sign of mercy. I have therefore thought that this moment of reflection on the word should make us briefly discover Capernahum as the house of mercy. Nearly all the biblical texts that we have heard present us with the announcing of divine mercy and its realisation through the words and actions of Jesus. If we recall to our mind also some other Gospel pages that recount episodes that occurred here in Capernahum, we discover how the announcing and the mission of mercy, on the part of Jesus, here in this town, was truly an intense and important event.
2. Let us try to recall the text that we have just heard in the first reading, namely the text that announces the year of the great jubilee of grace and of mercy. We all know, because it is Luke the evangelist who narrates it to us, that Jesus read this text on the Sabbath in the synagogue of his hometown, Nazareth. But where is the place in which Jesus concentrates the greater part of his preaching and of his action of healing, liberation and forgiveness of sins?
This place is here in Capernahum, along the lakeshore and then in the house of Peter, which becomes the place in which Jesus habitually announced the Gospel of the Kingdom of God. Here is the place in which Jesus cures Peter’s mother-in-law, where he forgives and heals the paralytic man and so many other persons who gather in front of the house and are brought in front of his presence.
Here in Capernahum mercy is manifested in the calling of a fisherman, namely Peter, who feels that he is, above all, a sinner. Here mercy is manifested in the calling of Matthew-Levi the tax collector; such a calling for Jesus becomes an occasion to clarify that He came into the world to call sinners to salvation. Thus the experience of mercy is transformed into a great feast, in a banquet to which all sinners in need of forgiveness are invited.
It is here that mercy is manifested as a quality of most humane compassion during the moment in which Jesus cures the woman who suffered from a haemorrhage and then recalls to life the young daughter of Jairus, the head of the synagogue.
3. Here in Capernahum mercy is also manifested in the moment in which Jesus, according to the account of the evangelist John, delivers the long discourse on the bread of life, and presents himself as the one who gives his own body and his own blood for our salvation and who presents this gift as a gift of the Father. What a truly beautiful image of divine mercy: it is the Father who gives over his Son for us, so that we can live with Him and enter into the same life of God, in the communion of love that unites the Father and the Son and the Holy Spirit.
4. If Capernahum is the house of mercy, what are we called to do in this house and in front of this house? First and foremost it is important that we let ourselves be welcomed by Jesus and that we welcome Jesus. It is he, in fact, who manifests to us the Father’s mercy and gives it to us. He does so when he announces his Gospel, which transforms our life, changes our mentality, purifies our heart, inspires our actions and our choices. It is necessary that we welcome Jesus as the one who makes us experiment in a concrete manner the mercy of God. In front of him we also feel that we are sinners, just like Peter or Matthew the tax collector. He, on the contrary, welcomes us with his mercy, he forgives us, he makes us enter to be part and parcel of his mission, and he gives us a new dignity.
In front of him we also often feel like paralysed persons, in our inability to do good. That is why it is necessary that we resort to him, in order to stand on our own feet and to feel able to live our life with an authentic freedom.
In front of Jesus we feel that our life escapes from our control, that we are limited, fragile, mortals. And we realise that it is only he who can call us back to life, because he alone is the bread of life, he is the one who plants in us the seed of the resurrection and of eternal life; it is he who, with the offering of his own life, puts the same life of God in our own persons. What a marvellous and superabundant mercy can we therefore experience in this village!
5. We can therefore state that here in Capernahum we are invited to discover the mercy of Jesus, manifested here through his word and the signs that he accomplished. We are then invited to discover that we need this mercy in a personal way. Each and every one of us needs it. I need it and I have to discover what is the illness of body, mind and spirit that I have to place in the hands of Jesus with faith, with the awareness that he can forgive me, heal me, and save me.
Lastly, I have to do the last step: the step of expressing my sense of gratitude to Jesus. I can do so in the moment in which I learn to witness in a grateful way, and with my words, all that which the Lord has done for me and the mercy that he has shown towards me. I should do such a thing even more in the moment in which I begin to be merciful and to act with mercy. Just like Jesus! This is because he is alive and works in me. Therefore my words must become a manifestation of his mercy, my sentiments become full of mercy, and my actions will manifest his mercy.
May the Lord Jesus, here in this house of mercy which is Capernahum, give us the joy to make an experience of his mercy and to become merciful witnesses of his love which forgives, heals and saves.
Amen.
Fr.Francesco Patton, ofm
Custos of the Holy Land