Chiamati a portare luce nelle tenebre | Custodia Terrae Sanctae

Chiamati a portare luce nelle tenebre

III domenica TO A – Anno C

Continua la collaborazione tra VITA TRENTINA  e fr. Francesco Patton, Custode di Terra Santa nella rubrica "In ascolto della Parola". 

«Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». (Mt 4,19)

Is 8,23b-9,3; 1Cor 1,10-13.17; Mt 4,12-23

Secondo l’evangelista Matteo, Gesù trascorre una parte della sua infanzia in Egitto e cresce in Galilea, a Nazareth, dove alla scuola di Giuseppe imparerà l’arte del carpentiere e darà inizio alla sua predicazione. Gesù, che è nato in Betlemme di Giudea, luogo dove la stirpe di Davide ha le sue radici, non è cresciuto a Gerusalemme, nella città simbolo della fede del suo popolo ma nel Paese simbolo dell’antica oppressione (l’Egitto) e nella regione simbolo della mescolanza tra ebrei e pagani (la Galilea delle genti). E nella Galilea delle genti Gesù comincia ad irradiare la sua luce, compiendo la profezia di Isaia che abbiamo letto nella prima lettura: «Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta» (Mt 4,16).

Potremmo dire che perfino i luoghi in cui Gesù è nato, è cresciuto e si è formato ci manifestano che lui ha fatto propria la scelta degli ultimi. Lo stesso vale per l’inizio della sua predicazione: nessun Israelita si sarebbe aspettato un Messia nazareno che comincia a predicare dalla “Galilea delle Genti” anziché da Gerusalemme. E fin dall’inizio scopriamo che la missione di Gesù andrà ben oltre i confini etnici del popolo d’Israele per poter raggiungere con la sua luce non solo i suoi connazionali ma tutte le genti. Il suo appello alla conversione sarà quindi rivolto ad ogni uomo e sarà per la salvezza di ogni uomo.

La scelta degli ultimi non si limita alla simbologia geografica. Gesù parte dagli ultimi anche nel momento in cui chiama i suoi collaboratori per condividere la propria missione: Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni, due coppie di fratelli, due coppie di pescatori. Sarà poi la volta di un pubblicano (Matteo) e di una variegata schiera nella quale trovano posto anche un “collaborazionista” dei Romani come Matteo Levi e un terrorista religioso come Simone lo zelota. Nemmeno questa scelta è casuale. E perfino le donne potranno seguirlo e collaborare con lui!

Matteo riassume l’attività iniziale di Gesù dicendo che “percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo” (Mt 4,23). Se per rendersi credibile agli uomini Dio ha scelto di farsi uomo; per rendersi credibile ai poveri, ai peccatori, alla gente del popolo, Gesù ha scelto i suoi collaboratori tra i poveri, tra i peccatori, tra la gente del popolo. Non è venuto per offrire speranza a coloro che si credono “sani” ma a coloro che si riconoscono “ammalati”.

Partendo da queste considerazioni vien da chiedersi: perché qualcuno ancora si ritiene fuori portata rispetto alla salvezza che Gesù offre? Perché qualcuno ancora si ritiene non all’altezza di collaborare con Lui, di condividere la sua missione? Perché qualcuno ancora non capisce che la forza di una chiamata non sta nelle nostre qualità ma nell’essere scelti da Gesù?

di fr. Francesco Patton, ofm

Custode di Terra Santa