I frutti della vera conversione | Custodia Terrae Sanctae

I frutti della vera conversione

II DOMENICA AVVENTO – ANNO A

Continua la collaborazione tra VITA TRENTINA  e fr. Francesco Patton, Custode di Terra Santa nella rubrica "In ascolto della Parola". 

“Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio”.
Rm 15,70

Is 11,1-10; Rm 15,4-9; Mt 3,1-12

Questa domenica le letture ci invitano alla conversione, intesa come un rinnovamento della nostra mentalità e del nostro stile di vita. Va verificata la nostra mentalità religiosa perché da un autentico rapporto con Dio (vangelo) deriva anche un autentico rapporto col prossimo (seconda lettura) e con l’intero creato (prima lettura). Potremmo dire che l’autentica conversione a Dio ci porta a una relazione nuova e fraterna con ogni creatura.

Che cosa ci spinge ad essere persone religiose? E che cosa intendiamo esprimere con i nostri atti religiosi? È questa la domanda che il Battista grida nel deserto, invitando alla conversione. In particolare, il Battista sottopone a critica uno stile di vita che separa l’impegno morale dalla scelta religiosa: “Fate frutti degni di conversione, e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre” (Mt 3,8-9). Per essere persone religiose non basta compiere atti di culto ed essere iscritti nel registro dei fedeli, occorre fare scelte di vita coerenti con la Parola di Dio. Se ciò è impossibile alle sole nostre forze il Battista ci fa comprendere che diventa possibile a partire dal nostro personale incontro con Gesù Cristo: nel momento in cui il Signore ci battezza “in Spirito Santo e fuoco” (Mt 3,11), egli ci rende effettivamente capaci di incarnare la Parola di Dio.

A partire da un autentico rapporto con Dio muta anche il nostro rapporto col prossimo: “Il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una sola voce rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo” (Rm 15,5-6). Primo segno di questa conformazione a Cristo è l’accoglienza reciproca: “Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio” (Rm 15,7). Un tipo di accoglienza che ha da essere vissuta anche nei confronti di chi sentiamo distante da noi. Infatti, l’incarnazione e la redenzione hanno manifestato in Cristo il compimento delle Scritture e della misericordia, unendo in un solo popolo nuovo l’antico Israele e le nazioni pagane (Rm 15,8-9). La via dell’autentico superamento di ogni distanza (razziale, culturale, umana) è dunque l’incontro con Gesù Cristo e l’incontro in Gesù Cristo. Il frutto e la manifestazione di un autentico incontro con Gesù Cristo è l’accoglienza reciproca.

A partire dall’incontro col Cristo cambia radicalmente anche il rapporto con e tra le creature. La visione di Isaia ci fa contemplare lo Spirito che si posa sul Cristo in modo sovrabbondante, inaugurando un’era di giustizia e di pace che ha il sapore della fraternità universale: “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà” (Is 11,6). Ecco il sogno di Dio che si fa profezia di un mondo nuovo, già iniziato nella Pasqua di Gesù.

di fr. Francesco Patton, ofm

Custode di Terra Santa