Il Buon Pastore e il mercenario | Custodia Terrae Sanctae

Il Buon Pastore e il mercenario

Festa del Buon Pastore

At 4,8-12; Sal 117; 1Gv 3,1-2; Gv 10,11-18

 

1. Carissime sorelle e carissimi fratelli, il Signore vi dia Pace!

Oggi è la domenica del “Buon Pastore”, è la festa di questo santuario e di questa parrocchia. Una festa particolarmente solenne perché questa chiesa compie 100 anni e noi siamo contenti che da 100 anni questa chiesa sia al servizio dei cristiani di Gerico, dei pellegrini (che speriamo di poter di nuovo rivedere presto) e di tutta la gente di Gerico, soprattutto attraverso la sua scuola e il suo centro sportivo e culturale.

2. Oggi verrebbe da dire che c’è un bisogno particolare di buoni pastori, che siano immagine e somiglianza del Buon Pastore, perché in questo tempo molti lupi cercano di catturare o di disperdere le pecore che appartengono al gregge del Signore.

Di conseguenza oggi possiamo vedere meglio la differenza che passa tra il “buon pastore” e il “mercenario”. Il mercenario è uno che svolge il suo lavoro a pagamento, ma non ha un vero interesse per il gregge e per le pecore, non le conosce nemmeno.

La cultura attuale – purtroppo – è troppo spesso una cultura mercenaria: cerchiamo una buona paga, cerchiamo un ruolo di potere e un posto di successo, cerchiamo di ottenere il massimo e di rischiare il minimo e in caso di problemi siamo veloci a fuggire e a rinnegare le scelte fatte!

3. La cultura evangelica va nella direzione esattamente opposta: il buon pastore è l’immagine di colui che non ha un interesse economico o di prestigio o di potere personale, perché agisce spinto dall’amore per il proprio gregge, per ciascun agnello e per ciascuna pecorella del gregge.

Il buon pastore è colui che per le sue pecore è disposto a donare perfino la vita e per esse sacrifica se stesso. Proprio come ha fatto Gesù. Inoltre, le “pecore” del vangelo non sono una massa di animali irrazionali, anzi. Tra il “pastore” e le “pecore” c’è un rapporto personale, di conoscenza reciproca, al punto che esse riconoscono la sua voce, alla stessa maniera in cui il pastore (Gesù) conosce la voce del Padre. Qui a Gerico pensiamo a come Gesù si interessa in modo profondamente personale di Zaccheo il pubblicano e di Bartimeo il cieco. Si interessa di loro vincendo le resistenze dei discepoli e il pregiudizio della folla.

4. San Francesco d’Assisi nelle sue “Ammonizioni” riflettendo sulle parole di Gesù sul Buon Pastore, ci invita e a entrare in rapporto personale con Lui e seguirlo: “Guardiamo con attenzione, fratelli tutti, il buon pastore, che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce. Le pecore del Signore l’hanno seguito nella tribolazione e persecuzione, nella vergogna e nella fame, nella infermità e nella tentazione e in altre simili cose; e per questo hanno ricevuto dal Signore la vita eterna” (Amm VI: FF 155). Penso che ci faccia molto bene ascoltare questa domenica questa esortazione di san Francesco e prenderla sul serio. E penso che abbiamo anche noi, in Custodia, molti esempi di frati che lungo i secoli hanno vissuto questa ammonizione, mi vengono in mente i martiri di Damasco o il beato Salvatore Lilli. Ma anche oggi abbiamo dei buoni esempi: p. Hanna, p. Luouai, e ora anche p. Khoukaz che stanno con il loro gregge, anche a rischio della vita. Sono per noi un esempio e una provocazione a non essere mercenari ma pastori nel fare il servizio che l’obbedienza ci ha affidato.

5. Le conseguenze di questa pagina di Vangelo per la vita della Chiesa sono molto concrete, sia per coloro che si trovano a svolgere il ruolo di “pastori” sia per coloro che si trovano a far parte del “gregge”.

La prima conseguenza sta nel fatto che chi è “pastore” deve stare attento a non comportarsi da mercenario: la tentazione di servirsi degli altri anziché essere al loro servizio è sempre grande; il pastore però non si serve dei fedeli della sua comunità ma li serve e dona la propria vita per loro.

6. La seconda conseguenza sta nel fatto che anche le pecore del gregge, cioè i fedeli, devono fare la loro da parte: ascoltare prima di tutto la Parola di Gesù, il suo Vangelo, poi ascoltare anche le indicazioni che danno i pastori perché sono indicazioni che lo stesso Gesù dà attraverso i suoi ministri e collaboratori, dal Papa, ai Vescovi, al più semplice dei sacerdoti.

7. Un ultimo breve pensiero: la domenica del Buon Pastore è anche la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni di speciale consacrazione. Gesù nel vangelo di questa domenica ci ha detto: “conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me”. Gesù ci conosce a uno a uno e chiama ciascuno per nome. Gesù chiama anche oggi ma bisogna saper ascoltare la sua voce.

Chiediamo allo Spirito Santo di aprire il cuore di tanti giovani perché ascoltino la parola di Gesù e rispondano alla sua chiamata e diventino suoi collaboratori come sacerdoti, come religiosi e come religiose, come consacrati che dedicano tutta la loro persona e donano tutta la loro vita per testimoniare il vangelo e annunciare il Regno di Dio.