Ap 11,19; 12,1-6.10; Sal 44; 1 Cor 15,20-26; Lc 1,39-56
- Carissime sorelle e carissimi fratelli, il Signore vi dia Pace!
Ogni anno, in occasione della solennità di Maria assunta al cielo in anima e corpo, leggiamo un brano tratto dal Libro dell’Apocalisse che ha un’enorme capacità di suggestione spirituale. È il brano in cui ci viene presentato un segno che appare in cielo: il segno della Donna che sta per partorire alla quale si contrappone un drago, dotato di una forza distruttrice violenta e terribile ma pur sempre limitata, che vorrebbe divorare il bambino appena nato.
È un brano che possiamo leggere in tanti modi, la Donna può essere interpretata come la Chiesa ma anche come la Vergine Maria, il Figlio è certamente il Messia e la discendenza il nuovo popolo di Dio. Dietro la figura del Drago è facile intravedere il Male in tutte le sue personificazioni e con tutti i nomi coi quali è stato chiamato. La liturgia ci invita a leggerlo per comprendere qualcosa di quel segno speciale che Dio ci ha donato in Maria assunta al Cielo in anima e corpo.
- La lotta in cielo descritta dal presbitero Giovanni non è lo spin-off di Guerre Stellari, ma la descrizione per immagini del tentativo continuo – peraltro frustrato – che il Maligno fa di sabotare la nascita di quel mondo nuovo voluto da Dio attraverso la nascita, dentro la nostra storia, del suo Figlio da Maria e il tentativo parallelo che il Maligno fa di sabotare la nascita di un’umanità nuova, destinata a non essere più schiava di Babilonia e del suo potere mostruoso, cioè delle leggi della violenza, della guerra, del mercato, della colonizzazione culturale, della mercificazione delle persone e di tutto ciò che è male mascherato da bene e motivato da pretesti politicamente corretti.
- Noi oggi sentiamo che abbiamo bisogno di questo segno, e per dirla con il Concilio Vaticano II, abbiamo bisogno di vedere in Maria assunta al Cielo in anima e corpo il segno di sicura speranza e di consolazione (LG 68) che ci fa capire che il senso ultimo della nostra vita e della storia dell’intera umanità non è quello di essere trascinati in basso (come le stelle dalla coda del Drago) e travolti dai conflitti politici, economici, etnici e religiosi, ma è quello di essere portati in alto verso Dio (con ali d’aquila), verso un mondo che sappia ispirarsi alla Gerusalemme celeste, nella quale le porte sono aperte e c’è posto per i 144.000, cioè per il popolo d’Israele e c’è posto per una folla immensa di ogni popolo e di ogni lingua e cultura, c’è posto cioè per un’umanità finalmente riconciliata e pacificata nel sangue dell’Agnello, cioè nel dono di sé che il Cristo, il Figlio del Dio vivente, ha fatto nel mistero della sua Pasqua.
- Oggi Maria stessa è per noi una profezia: lo è attraverso la sua persona e la sua vita e lo è attraverso le sue parole. Profezia non significa previsione del futuro, ma significa capacità di interpretare il presente alla luce della Parola di Dio. Maria è profezia di questo mondo nuovo che Dio desidera realizzare grazie al dono del suo Figlio. Maria è profezia di questo mondo nuovo nel suo abbandono fiducioso alla proposta di Dio fin dall’annuncio dell’angelo, a Nazareth. Maria è profezia di questo mondo nuovo nel suo modo continuo di fidarsi di suo Figlio e nel suo continuo invitare a fidarsi di suo Figlio e a fare qualsiasi cosa lui dica (Cana). Maria è profezia di questo mondo nuovo nel suo fare la volontà del Padre che è nei Cieli e del Figlio che si è fatto carne in lei su questa terra. Maria è profezia di questo mondo nuovo nel suo stare in piedi sotto la croce senza farsi travolgere dallo scandalo del male gratuito, della sofferenza innocente, della morte ingiusta. Maria è profezia di questo mondo nuovo, infine, nel suo partecipare pienamente alla pasqua del suo Figlio, divenendo lei stessa la prima con-risorta con Cristo, segno per noi che le promesse del suo Figlio si realizzano in pieno, finestra aperta sulla pienezza di vita che ci aspetta in Dio.
- La profezia di Maria riguarda però anche la storia che noi viviamo, con le sue dimensioni politiche, economiche, culturali e religiose.
La supplica per ottenere il dono della pace, che noi rivolgeremo a Maria, è una supplica nella quale chiediamo che si realizzi la sua profezia, quella cantata nel Magnificat, e la profezia del suo Figlio, quella cantata nelle Beatitudini. Anche noi chiederemo con fede: “che i superbi siano dispersi / nei pensieri del loro cuore; / che i potenti siano rovesciati dai troni, / e finalmente innalzati gli umili; / che siano ricolmati di beni gli affamati, / che i pacifici siano riconosciuti come figli di Dio / e i miti possano ricevere in dono la terra”.
- Chiediamo con fede che il desiderio di Dio sul suo popolo e sull’umanità intera si realizzi: che non abbiano più potere coloro che vogliono imporsi sugli altri con la violenza e coloro che vogliono imporre agli altri con la violenza la propria politica, la propria economia, la propria cultura, la propria religione. Che i semplici, i piccoli, gli emarginati possano vivere in pace e gli ostaggi e i prigionieri tornare alle proprie famiglie. Che non ci sia più gente che muore di fame per l’ingiustizia economica e per la guerra e che non ci sia più chi usa l’economia per ridurre gli altri in schiavitù e la fame per togliere agli altri la dignità e la libertà. Che coloro che operano per la pace non siano più considerati degli ingenui e degli illusi, perché essi sognano il sogno di Dio. Che la terra non sia più oggetto di contesa e di guerra, ma la possano ricevere in dono i miti, che sanno accoglierla come un dono e sono disposti prendersene cura anziché a occuparla e conquistarla.
- Chiediamo a Maria assunta al Cielo in anima e corpo che ci ottenga il dono della pace dal suo divin Figlio che ha già pagato al prezzo della sua vita la nostra pacificazione e la nostra riconciliazione. E chiediamole di poter un giorno anche noi stare accanto a lei, nella pienezza della vita, nella comunione con Dio, in Cielo. Amen.