Es 12,21-27; Sal 115 (116); Ap 7,9-14; Lc 22,39-44
1. Carissime sorelle, carissimi fratelli,
il Signore vi dia pace!
Come abbiamo cantato nell’inno iniziale “Vexilla Regis Prodeunt”, il costato di Gesù trafitto crudelmente da un colpo di lancia, effuse acqua e sangue per lavarci dalla colpa. Dal costato di Gesù, come dal lato del tempio nella visione di Ezechiele (Ez 47), sgorga una sorgente che ovunque arriva risana e porta vita. In occasione di questa solennità, siamo invitati a riflettere sul sangue preziosissimo del Signore Gesù e possiamo trovare spunti sia nell’esperienza comune, sia nella parola di Dio, sia nella spiritualità del nostro Serafico Padre san Francesco.
2. La nostra stessa esperienza anzitutto ci ricorda che il sangue è vita. Quando facciamo parte della stessa famiglia diciamo che siamo consanguinei, che abbiamo lo stesso sangue. Se ne perdiamo troppo moriamo a meno che non ci venga praticata immediatamente una trasfusione. Se un’infezione o il cattivo funzionamento dei reni ce lo avvelena moriamo, a meno che il nostro sangue non venga ripulito e risanato. Se questo ci aiuta a capire il valore che ha il nostro sangue nella nostra vita concreta, pensiamo quale valore ha il Sangue di Gesù, che è il Figlio di Dio che si è fatto uomo. Attraverso il mistero della sua incarnazione si è fatto parte della nostra umana famiglia, è diventato nostro consanguineo, ma per fare diventare noi parte della famiglia di Dio, suoi consanguinei. Nell’ora della sua passione e morte ha donato il suo sangue per risanare e purificare il nostro, ha dato cioè la sua vita con infinito amore per risanare la nostra vita e la nostra coscienza dal male e dal peccato e per mettere in noi il principio della vita divina, che ci porta a superare perfino la morte. Nell’Eucaristia ci ha lasciato il memoriale del suo Corpo e del suo Sangue, come sangue della nuova ed eterna alleanza, cioè della nuova e definitiva appartenenza a Dio e come sangue per la remissione dei peccati, cioè per il risanamento e la trasformazione di tutta la nostra vita: risanamento dall’egoismo, dal male e dal peccato per renderci capaci di amare da figli di Dio, fino al dono di noi stessi; trasformazione della nostra vita da vita mortale a vita divina ed eterna, da vita secondo la carne, cioè segnata dalla nostra umana fragilità, a vita secondo lo Spirito, cioè a misura divina.
3. La Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci ha aiutato a comprendere queste stesse cose proponendoci il racconto della prima Pasqua e il rito del sangue dell’agnello spalmato sull’architrave e sugli stipiti delle case degli israeliti. Un rito che acquista il significato di salvezza, perché questo sangue fa passare oltre la morte. Nel brano dell’Apocalisse ci è stata offerta la reinterpretazione di questo stesso rito: il sangue che salva non è più quello di un agnello, ma quello dell’Agnello con la “A” maiuscola, cioè quello di Gesù Cristo che si è immolato e donato per noi nella sua Pasqua.
Un sangue, ci ricorda l’Apocalisse con un’espressione paradossale, che anziché sporcare le vesti le lava rendendole candide, un sangue cioè che ha la capacità di donare una dignità unica mediante una purificazione che passa attraverso il dono di sé.
E il vangelo che abbiamo ascoltato ci ha riportati qui al Getsemani al momento in cui tutto questo trova la sua espressione, prima ancora che nel sacrificio fisico del Cristo, prima ancora del suo donarsi e del suo morire sulla croce, nel sacrificio della sua volontà, cioè nel conformarsi pienamente alla volontà del Padre: “Padre se vuoi, allontana da me questo calice. Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. E per farci capire che questo significa donare la vita, ci viene ricordato che il sudore di Gesù diventa “come gocce di sangue che cadono a terra”.
4. Infine san Francesco, nei suoi Scritti, ci ricorda che il Signore “ci ha redenti e ci ha lavati nel suo preziosissimo sangue”(LOrd 2) e che nel sangue del Signore “sono state pacificate e riconciliate con Dio le cose che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra” (LOrd 12-13). C’è quindi un valore personale nel dono che Gesù fa di sé, e c’è un valore universale. Solo se accogliamo il dono di sé che Gesù ha fatto al Padre per noi possiamo fare esperienza di riconciliazione, di purificazione, di redenzione, di vita filiale e divina in termini profondamente personali. Ma solo se ricordiamo che questo dono è per una riconciliazione universale tra cielo e terra acquista forza anche la nostra speranza, il nostro impegno per la riconciliazione a livello globale e locale, il nostro impegno per la giustizia, per la pace e per la cura del creato, che pure partecipa ai benefici del dono di sé che Gesù ha fatto fino all’ultima goccia di sangue.
5. Celebrando con gioia la festa del preziosissimo sangue del Signore, ricordiamo che qui ci troviamo in un luogo privilegiato, perché questo è il luogo del sacrificio della volontà, della ricerca della perfetta sintonia della volontà umana con la volontà del Padre.
Ricordiamo che questo sacrificio della volontà, che è preludio al sacrificio della vita, cioè al pieno dono di sé, qui è stato chiesto da Gesù anche ai suoi discepoli: “Pregate, per non entrare in tentazione”. E di conseguenza è richiesto anche a noi.
È qui che trova senso profondo il voto di obbedienza di noi religiosi, ma anche l’obbedienza reciproca degli sposi e ogni obbedienza caritativa, che è obbedienza alla volontà di Dio attraverso l’amore al prossimo nelle concrete situazioni di vita, ed è un’obbedienza che è richiesta ad ogni battezzato.
Qui noi riceviamo il dono che rende prezioso anche il nostro sangue, cioè la nostra vita, ed è il dono sacramentale del preziosissimo Corpo e del preziosissimo Sangue del Signore che riceveremo in questa Eucaristia. Sono doni preziosissimi, cioè di valore inestimabile.
Facciamo perciò nostro con riconoscenza e interiorizziamo il contenuto della preghiera che rivolgeremo al Padre dopo la comunione, dopo aver ricevuto in modo anche personale e fisico il dono del preziosissimo Sangue del nostro Fratello, Signore e Salvatore, Gesù: “Signore, che ci hai nutriti con il pane della vita e il calice della salvezza, fa’ che il Sangue del nostro Salvatore, misticamente effuso in questo memoriale della sua passione, sia per noi sorgente perenne di vita eterna”. Amen.
Fr. Francesco Patton, ofm
Custode di Terra Santa